giovedì 29 dicembre 2016

10 anni dall'impiccagione di Saddam Hussein

http://www.repubblica.it/esteri/2016/12/29/foto/saddam_hussein_timeline-155044965/1/#1

"Nella stanza del boia, Saddam appariva come la persona più degna. Non è questo il nuovo Iraq promesso dal presidente Bush".
Agente CIA J.Nixon



sabato 24 dicembre 2016

Re Giorgio da Lugano

Questo è l'ex sindaco di Lugano, quello che ha fatto "grande" la città con le aggregazioni dei comuni vicini, lasciando all'amministrazione susseguente diversi milioni di debito.
I cittadini adesso contribuiscono al risanamento con tassazioni e balzelli vari istituiti da chi ha preso in mano le redini della città.
Niente di nuovo come si può vedere.
I politici spendono e spandono per entrare negli annali e i comuni mortali pagano le loro manie di grandezza. Come ha detto il super burocrate europeo J.C.Juncker:Noi facciamo quello che riteniamo opportuno fare, se la gente protesta lo ritiriamo e aspettiamo il momento giusto per riproporlo con modifiche insignificanti. Per fortuna queste inutili lungaggini non sono all'ordine del giorno perché i cittadini hanno imparato a stare buoni e calmi.
Chiaro il concetto strategico?




Domanda all'ex re insubrico: Sa per caso dirmi chi può essere il signore con gli occhiali alla sua sinistra, testa rasata di non proprio fausta memoria, braccio destro alzato e teso (mano aperta?), camicia da "lupo grigio", in posizione di sussiegoso rispetto e sguardo fisso all'orizzonte ?

Una sua guardia del cor(p)o?
Un fan di passaggio nel reame di sua maestà?
Un addetto alla sicurezza contro chi piscia sui muri e le aiuole urbane?

BUONE TRESCHE !


martedì 20 dicembre 2016

Botti di Natale !

Dopo le carneficine sulla pelle dei cittadini in Siria, Libia, Egitto, Iraq,Turchia, Ucraina e via dicendo, perpetrate dall'arroganza finanziaria dell'occidente liberista, qualche buontempone si aspettava spumante e panettone per le feste?

Loro muoiono laggiù, noi quassù. (logica dantesca del contrappasso).





sabato 26 novembre 2016

Hasta siempre, Comandante !

Al rivoluzionario e al liberatore di un popolo




La guerra non si interrompe se muore un generale.

TORNERÀ, COME LA POLVERE  DI STELLE !

mercoledì 23 novembre 2016

Germania 1918: I danni della socialdemocrazia

Nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 1918 iniziò la grandiosa rivolta dei marinai tedeschi, che mise fine al primo massacro mondiale.

In quella notte di 95 anni fa, alcuni equipaggi rifiutarono di obbedire agli ordini. A bordo di tre navi del Terzo Squadrone i marinai si rifiutarono di levare l’ancora a Wilhelmshaven, dove la flotta militare tedesca d’alto mare era andata all’ancora in attesa della progettata battaglia in mare.
trincea-3Nonostante i quattro anni di guerra già trascorsi che avevano massacrato e affamato gran parte del proletariato europeo, i vertici militari drogati di un nazionalismo fascistoide in combutta con la frenesia degli imprenditori volevano continuare “l’affare guerra“.
Dalle fila della classe operaia più cosciente, attiva e organizzata d’Europa, partì un secco rifiuto alla continuazione di quella porcheria omicida. Il massacro, di cui erano co-responsabili i dirigenti dello stesso movimento operaio (socialdemocratici) avendo votato i crediti di guerra e appoggiato la borghesia dei rispettivi stati nazione per rilanciare l’economia in crisi con un massacro di vite e di ambienti umani, doveva cessareCosì gridarono i marinai in quella notte della fine di ottobre del 1918.
Già nelle fabbriche di armamenti la produzione si riduceva continuamente per la non-collaborazione della classe operaia che, da un po’ di tempo, era passata a veri e propri atti di sabotaggio. Senza un’industria di guerra che sostenesse il peso di una guerra meccanizzata, le armate tedesche rallentavano, i generali tempestavano il governo di richieste di mezzi corazzati, armi e munizioni. Richieste che cadevano nel vuoto!
Altro che guerra lampo promessa!,… anni e anni in fangose trincee ad ammazzarsi reciprocamente per un metro di terra, perso dopo una settimana.
Nella follia imbecille, propria dei vertici militari ed economici, il  Comando della Marina tedesca (Marineleitung) guidato dall’ammiraglio Franz von Hipper aveva progettato di inviare la flotta in una disperata ultima battaglia contro la Royal Navy nel Canale della Manica.
Sarebbe stato un altro massacro, inutile! Con grande lucidità e coscienza di classe, sulle navi da battaglia del Primo Squadrone la “Thuringen” e la “Helgoland” si verificarono veri e propri atti di ammutinamento e sabotaggio.
Il comandante dello squadrone, il viceammiraglio Kraft, riportò indietro la flotta ma, durante il tragitto attraverso il Canale di Kiel, fece arrestare 47 marinai della “Markgraf“, considerati i principali artefici della rivolta, e li fece rinchiudere nella prigione militare di Kiel (Arrestanstalt).
Ma i marinai non dormivano e insieme ai fuochisti tentarono di impedire una nuova partenza della flotta e di ottenere il rilascio dei loro compagni. 250 rivoltosi si riunirono la sera del 1° novembre 1918 nella “casa sindacale” di Kiel (Gewerkschaftshaus), e chiesero agli ufficiali il rilascio immediato degli ammutinati. Il comando navale rifiutò e il 2 novembre fece chiudere dalla polizia la “casa sindacale”. I marinai cercarono un contatto con il sindacato e con i partiti “operai” la USPD (socialdemocratici indipendenti, una scissione a sinistra della SPD) e la SPD (socialdemocratici) e, il 3 novembre, diverse migliaia di marinai, si riunirono all’aperto nella grande piazza d’armi (Großer Exerzierplatz), al grido di “pace e pane” (Frieden und Brot), grido lanciato dal marinaio Karl Artelt e dall’operaio del cantiere navale Lothar Popp.
L’assemblea ribadì la volontà di liberare gli arrestati, la cessazione immediata della guerra ed inoltre un migliore approvvigionamento di generi alimentari. Il primo punto fu messo in pratica recandosi in massa alla prigione militare per liberare i marinai arrestati.
Per impedire che la massa dei marinai procedesse la sua marcia il tenente Steinhäuserordinò alla sua pattuglia prima di esplodere colpi di avvertimento e poi di sparare direttamente tra i manifestanti provocando 7 persone uccise e 29 gravemente ferite. Ma anche i dimostranti risposero al fuoco. Steinhäuser fu gravemente ferito e ci mancò poco che venisse linciato.
02_Revolution-spartakiste-le-5-janvier-1919La rivolta, quando ha buoni obbiettivii si diffonde, così la mattina del 4 novembregruppi di rivoltosi si mossero per la città coinvolgendo le numerose caserme del territorio. Karl Artelt organizzò il primo consiglio dei soldati, cui presto ne seguirono altri. I soldati e i lavoratori presero il controllo delle istituzioni civili e militari di Kiel. Il governatore della base della marina Wilhelm Souchon si vide costretto a negoziare e ritirare le accuse ai marinai imprigionati. Ma i potenti hanno la lingua biforcuta e, nel mentre si trattata e si raggiungeva l’accordo, truppe di terra avanzavano per stroncare la ribellione. Ma questa era ormai ben organizzata e le truppe furono intercettate dagli ammutinati, i soldati dell’esercito in parte si ritirarono, in gran parte si unirono al movimento dei rivoltosi. Così la sera del 4 novembre 1918 Kiel era saldamente nelle mani di circa 40.000 marinai, soldati e lavoratori ribelli e organizzati in Consigli.
Fino a qui era andato tutto bene!
Fino a qui…la sera stessa, però, giunse a Kiel il deputato della SPD Gustav Noskeche fu accolto entusiasticamente dai rivoltosi, sebbene avesse l’incarico dal nuovo governo imperiale e dalla direzione della SPD di porre sotto controllo la rivolta. A tal fine si fece eleggere presidente del consiglio dei soldati. Alcuni giorni più tardi assunse la carica di governatore, mentre Lothar Popp della USPD divenne presidente del consiglio superiore dei soldati. Man mano e con attività a volte subdole e corruttrice, ma anche grazie alle sue capacità oratorie, Noske riuscì a limitare l’influenza dei consigli a Kiel, ma non poté impedire la diffusione della rivoluzione a tutta la Germania. Gli eventi si erano già estesi oltre i confini della città:
*ormai la rivoluzione abbraccia tutto l’Impero. Delegazioni dei consigli dei marinai a partire dal 4 novembre si recarono in tutte le maggiori città tedesche. Il 6 novembre Wilhelmshaven era nelle loro mani; il 7 novembre la rivoluzione abbracciava città come HannoverBraunschweigFrancoforte e Monaco di Baviera. A Monaco un consiglio dei soldati e dei lavoratori costrinse l’ultimo re di BavieraLudovico III, ad abdicare. La Baviera fu il primo stato dell’Impero ad essere proclamato repubblica da Kurt Eisner della USPD. Nei giorni seguenti anche negli altri stati tedeschi tutti i principi reggenti abdicarono, l’ultimo il 22 novembre fu Günther Victor dello Schwarzburg-Rudolstadt.
I Consigli dei soldati e dei lavoratori erano composti quasi interamente da aderenti alla SPD e alla USPD. Il loro orientamento era democratico, pacifista e antimilitarista. Oltre ai principi essi privarono del potere solo i comandi militari, fino ad allora onnipotenti. I consigli rivendicarono per il momento solo la supervisione delle amministrazioni che in precedenza erano state nelle mani dei comandi militari. Purtroppo l’abbattimento delle strutture del potere venne procrastinato in un periodo successivo e tutte le autorità civili dell’Impero del Kaiser: polizia, amministrazioni cittadine, tribunali, rimasero intatte. Non vi fu alcuna requisizione di proprietà enemmeno occupazione di fabbriche. Ancora una volta i marinai, i soldati e gli operai nutrivano una dannosa fiducia nei vertici dei partiti e si aspettavano che queste misure le prendesse il nuovo governo.
Fiducia deleteria: i vertici socialdemocratici già si accordavano con imprenditori, banchieri e vertici militari per stroncare la rivolta e ricostruire la Germania post-bellica secondo le regole del più feroce capitalismo: lo “stato del lavoro”. Ebert, il leader dell’Spd era d’accordo con Max von Baden, il capo del governo imperiale e portavoce dei poteri forti, che una rivoluzione sociale, sul modello sovietico, dovesse essere impedita e che l’ordine statale-capitalistico dovesse essere mantenuto ad ogni costo. Per controllare la situazione era però necessario concedere alle masse in rivolta la testa dell’imperatore, fuggito in Belgio, che non voleva abdicare.
Il 9 novembre –Max von Baden, pressato da Ebert, prese la situazione in pugno e senza attendere la decisione dell’imperatore inviò un telegramma con la seguente dichiarazione:
«L’Imperatore e Re ha deciso di rinunciare al trono. Il Cancelliere imperiale resta ancora in carica fino a quando saranno regolate le questioni collegate all’abdicazione dell’Imperatore, alla rinuncia al trono del Principe della Corona dell’Impero tedesco e della Prussia e all’insediamento della reggenza».
A questo seguì l’invito ai rivoltosi di rientrare nelle loro case. Ma le masse rimasero nelle strade.
Karl Liebknecht, da poco rilasciato dal carcere, era subito ritornato a Berlino e aveva rifondato la Lega Spartachista. Ora progettava la proclamazione della Repubblica socialista.
Philipp Scheidemann, vice presidente della Spd, non voleva lasciare l’iniziativa agli Spartachisti e si affacciò su un balcone del Reichstag (parlamento)  e con mossa molto astuta e contro la volontà dichiarata dello stesso Ebert – davanti ad una folla di dimostranti proclamò la Repubblica con queste parole:
«Il Kaiser ha abdicato. Egli e i suoi amici sono scomparsi, il popolo ha vinto su di loro su tutta la linea. Il principe Max von Baden ha ceduto la sua carica di Cancelliere imperiale al deputato Ebert. Il nostro amico formerà un governo dei lavoratori, del quale faranno parte tutti i partiti socialisti. Il nuovo governo non deve essere disturbato nel suo lavoro per la pace e nella preoccupazione per il lavoro e il pane. Lavoratori e soldati, siate consapevoli del significato storico di questo giorno: l’inaudito è accaduto. Davanti a noi un lavoro grande ed immenso ci attende. Tutto per il popolo. Tutto per mezzo del popolo. Nulla deve accadere, che torni a disonore del movimento dei lavoratori. Siate concordi, fedeli e consapevoli del vostro dovere. Il vecchio e il marcio, la monarchia è crollata. Viva il nuovo. Viva la repubblica tedesca».
Liebknecht nel Giardino zoologico di Berlino – nello stesso momento – aveva proclamato la Repubblica socialista, alla quale giurò verso le 16.00 insieme a una folla radunata al Castello di Berlino:
«Compagni, io proclamo la libera Repubblica socialista di Germania, che deve abbracciare tutte le classi. Nella quale non vi devono più essere servi, nella quale ogni onesto lavoratore deve trovare l’onesto salario per il suo lavoro. Il dominio del capitalismo, che ha trasformato l’Europa in un campo di cadaveri, è spezzato».
Obiettivi degli spartachisti era la riorganizzazione dell’economia, delle forze armate e della giustizia e l’abolizione della pena di morte. Si scontravano con la Spd sulla nazionalizzazione di alcuni settori economici di importanza bellica e per sottoporli al controllo diretto dei rappresentanti dei lavoratori, già prima dell’elezione di un’assemblea nazionale costituente».
Nelle stesse ore, indipendentemente dalla rivolta dei marinai, a Berlino i Delegati Rivoluzionari delle grandi industrie avevano progettato un sovvertimento per l’11 novembre, ma erano stati colti di sorpresa dagli eventi rivoluzionari iniziati a Kiel. La sera del 9 novembre questi operai occuparono il Reichstag e formarono un parlamento rivoluzionario.
Per strappare di mano l’iniziativa a Ebert, decisero di proclamare le elezioni per il giorno seguente: ogni impresa di Berlino e ogni reggimento avrebbero dovuto votare consigli dei lavoratori e dei soldati, che avrebbero poi dovuto eleggere un governo rivoluzionario in carica dai due partiti operai (Spd e Uspd). Un governo sul modello di un Consiglio dei Commissari del Popolo, che avrebbe dovuto eseguire le risoluzioni del parlamento rivoluzionario secondo la volontà dei rivoluzionari e sostituire Ebert nella funzione di cancelliere dell’Impero.
Ma la direzione della Spd, con mossa repentina, la notte stessa e il primo mattino seguente inviò oratori a tutti i reggimenti di Berlino e nelle imprese. Essi dovevano influenzare le elezioni a favore dell’Spd.
Nell’assemblea che si riunì il pomeriggio del 10 novembre nel Circus Busch, la maggioranza si schierò dalla parte della SpdE fu la fine!
Il motivo di questa sconfitta dei rivoluzionari non  fu dovuta solo alla capacità oratoria degli emissari della Spd di conquistare la maggioranza nei Consigli, ma alla concezione “democraticista” diffusa tra la classe operaia tedesca, grazie alla quale la dirigenza Spdpretese che nei Consigli ci fossero i rappresentanti dei 2 partiti socialisti, dei sindacati, delle cooperative, del commercio, ecc., svuotando così il consiglio, organismo della espressione autentica dell’autonomia della classe operaia, del suo potere decisionale!
Il “Consiglio dei Commissari del Popolo” ossia il governo provvisorio che coabitava con quello “ufficiale e imperiale” di Ebert, venne composto da tre rappresentanti della Uspd (presidente: Haase, i deputati del Reichstag Wilhelm Dittmann e Emil Barthper i Delegati Rivoluzionari) e tre rappresentanti della Spd (erano EbertScheidemann e il deputato Otto Landsberg di Magdeburgo)
Durante le otto settimane di doppio dominio dei consigli e del governo imperiale, i funzionari di rango più elevato rispondevano solo a Ebert, sebbene formalmente Haase(dell’Uspd) nel consiglio fosse un presidente con uguali diritti.
Fattore decisivo in questa lotta di potere fu una telefonata la sera del 10 novembre tra Ebert e il generale Wilhelm Groener, il nuovo Primo Generale Quartiermastro di stanza in Belgio. Questi assicurò a Ebert l’appoggio dell’esercito e ottenne perciò da lui la promessa di restaurare la gerarchia militare e di intervenire contro i consigli, con l’aiuto dell’esercito.
Impegnati a controllare il movimento rivoluzionario e una situazione che rischiava in ogni momento di sfuggirgli di mano, la dirigenza dell’Spd e i rappresentanti dei funzionari imperiali non prestarono alcuna attenzione alle condizioni di pace che le potenze vincitrici, l’Entente (intesa) franco-inglese, premute da un’opinione pubblica animata di vendetta e del più becero nazionalismo fascista, imponevano. Queste vennero firmate l’11 novembre del 1918. erano condizioni capestro che furono decisive per la crisi della repubblica tedesca e per l’avvento di Hitler.
Finiva quell’11 novembre il grande macello del primo conflitto mondiale. Un macello voluto da capitalisti, da banchieri, da finanzieri e da potentati militari. Finiva in un tumulto rivoluzionario che poteva e doveva infiammare tutta l’Europa per spazzare via quei poteri criminali che, due decenni dopo, si ingegnarono a realizzare l’altro e più terrificante massacro del 2° conflitto mondiale. Questi poteri forti ancora oggi spadroneggiano sulla vita delle persone.

E’ ora di liberarcene!!!

Fonte:https://contromaelstrom.com/

domenica 13 novembre 2016

Clint l'aveva detto...

...forte e chiaro, in tempi non sospetti (agosto 2016).



Il grande attore e regista americano Clint Eastwood punta su Donald Trump, perché "è uno tosto”, la scelta migliore in un'America in mano alla "pussy-generation", a una generazione di fighette, tradotto letteralmente, che "ha paura di dire le cose vere e ci sommerge di politicamente corretto".

L’86enne Eastwood, di fede repubblicana, è la prima grande star a schierarsi pubblicamente per Trump, pur precisando: “Il mio non è un endorsement, non appoggio nessun candidato non ho parlato con Trump, e non sempre sono d’accordo con lui”.

Ma le dichiarazioni del regista, pubblicate in un’intervista rilasciata alla rivista Esquire, non sono evidentemente passate inosservate. Se dovesse scegliere tra i due candidati non avrebbe dubbi: "Trump è uno tosto - ha detto -. Lei invece (Hillary Clinton, ndr) ha dichiarato che intende seguire le orme d Obama".

"In segreto siamo tutti stanchi della correttezza politica - ha aggiunto Eastwood. - Oggi siamo nel pieno della generazione "kiss-ass", la generazione "pussy". Le timorose fighette: questo non si può dire, questo non si può fare, tutto è proibito. Altrimenti piovono accuse di razzismo".





mercoledì 9 novembre 2016

USA 8/9.11.2016

Oggi non è finito il novecento, è finita la socialdemocrazia, il buonismo alla CL, l'opposizione costruttiva sapendo di contare un cazzo, il blablabla intellettualoide televisivo. Oggi (ed era ora) sono stati ridicolizzati tutti quelli che arricciavano il naso a sentir dire "bella figa" e poi andavano a casa a farsi le seghe.

Gran bel giorno, non c'è che dire.

venerdì 21 ottobre 2016

L'università nel paese del silenzio

Lugano, Svizzera felix.

Una studentessa, entrando in toilette, appoggia il cellulare sull'apposito ripiano che scivola e cade sul pavimento. Vetro incrinato. Nel chiedersi il perché nota che la mensola di appoggio è leggermente inclinata verso il basso per un precedente uso improprio della struttura.
Notifica il caso in segreteria con foto, testimoni e video della meccanica del fatto. In seguito, tramite la sua assicurazione privata, viene a sapere che per il disbrigo della pratica deve rivolgersi personalmente al direttore amministrativo che deciderà se e come notificare il sinistro all'assicurazione dell'ateneo.
Dopo alcune settimane ricontatta la direzione per comunicare che nel frattempo ha provveduto ad aggiustare il vetro del display e allega la fattura già saldata (199 franchi).
In seguito le viene comunicato che può ritirare in segreteria l'importo di 119 fr. per risarcimento del danno subito. Chiede come si è giunti a questa cifra e si sente rispondere che dall'importo è stata dedotta la franchigia di 100 franchi con un bonifico a suo favore di 20.
Per mail fa presente (sempre al direttore) che di norma la franchigia è a carico del responsabile del danno, non certo del danneggiato e al limite, ma proprio al limite, previo accordo fra le parti, la stessa può essere addebitata in parti uguali, in questo caso 50 e 50, non 80 e 20).

Risposta ? Silenzio, assoluto silenzio, tuttora non interrotto.

Capito? Così vanno le cose da queste parti.
Ti licenziano? Silenzio e datti da fare a trovare un nuovo lavoro.
Ti cambiano l'orario del turno? Organizzati per far fronte all'evenienza.
Decidono di modificare metodi e tempi di un qualsiasi corso in facoltà ? Aggiornati alla novità più in fretta possibile perché lo fanno per ampliare le tue conoscenze, punto!
Subisci un danno involontario? Prendi quello che abbiamo deciso di riconoscerti e...mosca!

Reclami e contestazioni sono da evitare, anche perché decide sempre chi tira i fili del teatrino, muovendo a piacimento chi ha imparato la lezione più importante,quella del silenzio: Le marionette.

Se gli americani, a detta di uno che li conosce bene (Clint Eastwood), sono diventati un popolo di leccaculi, noi siamo già più in là: Un popolo di muti.

Carlo Curti, Lugano

Tutto il potere ai Soviet.


sabato 15 ottobre 2016

Svizzera felix ?

Pendiamo un esempio a caso (il Cantone Ticino di lingua italiana) anche se l'esempio può valere benissimo per tutti gli altri cantoni di lingua francese, tedesca o romancia.

Bene, in questo cantone il 2,5% dei contribuenti (coloro che dichiarano un patrimonio netto superiore a un milione di franchi) detengono quasi la metà della fortuna (per l'esattezza il 43,1%), mentre il 46,9% dei contribuenti (quelli che dichiarano una sostanza inferiore ai 50'000 franchi) possiede appena il 2,3% di tutta la ricchezza.

Sempre in questo cantone c'è un gruppo che detiene i 2/3 dell'informazione privata e va spesso a "tarallucci e vino" con quella cosiddetta "pubblica".

A votare per il rinnovo dei poteri cantonali ci vanno solo i soldatini dei partiti e qualche loro conoscente in cerca di sistemazione professionale. Il resto se ne sta tranquillamente a casa.

Raccomandati e portaborse a parte, il salario medio dei giovani ticinesi supera raramente i 3000 franchi netti, tanto che per molti è più vantaggioso andare in assistenza pubblica che farsi fare il culo tutti i giorni dai capetti di reparto o di ufficio.

Suicidi manifesti o camuffati (sovente da incidenti stradali), tenuti rigorosamente segreti, vanno per la maggiore.

Insomma siamo quasi una repubblica delle banane, con qualche scaglia di cioccolato, come la beneamata vicina repubblica, da cui abbiamo scimmiottato molto e imparato nulla.

giovedì 29 settembre 2016

USI-Lugano: Parità di trattamento ?

I fatti in breve:

Nell'ultimo anno di bachelor della facoltà di "scienze della comunicazione", la direzione dell'ateneo ha modificato il corso della materia "metodi qualitativi della comunicazione" strutturandolo completamente in lingua inglese.
Il livello di conoscenza richiesto all'interno del bachelor è B2 mentre per il biennio successivo del master è C1.
Il fatto ha portato gran parte degli studenti iscritti al corso a redigere un comunicato  per chiedere che venisse loro concessa ANCHE la possibilità di avere un compendio in italiano delle lezioni, per i seguenti motivi:
-trattamento paritetico nei confronti di coloro che fino a giugno avevano potuto svolgere le lezioni solo in italiano
- palese difficoltà di seguire i docenti con il livello di nozioni richiesto dal regolamento( B2)
- materia di apprendimento complessa e astratta già in italiano
- esperienze precedenti non proprio positive, in altre materie, di forzare il livello di conoscenza dell'inglese (C1) nel triennio bachelor (B2), sono state avvalorate anche da docenti di lingua inglese

Dopo colloqui con il delegato per i rapporti con gli studenti e i docenti del corso, la situazione rimane praticamente invariata. Non si intravvedono concrete possibilità di cambiamento.

Il decanato ha ignorato ripetute richieste di "essere sentiti" fatte da una portavoce dei firmatari, concedendo l'udienza a due studentesse che hanno livelli superiori di inglese, di cui una neppure firmatario del documento

Alcune considerazioni:

La scuola, anche quella di livello universitario, dovrebbe consentire pari opportunità di apprendimento a tutti gli studenti iscritti.

Modifiche e cambiamenti sono da introdurre gradualmente e alla fine dei rispettivi cicli (bachelor, master).

Un corso che nasce con l'irrequietezza di buona parte degli studenti, sarà un corso dove l'apprendimento  razionale delle nozioni diventa un optional riservato a coloro che hanno già livelli superiori di inglese.

Da tempo  è noto ai più che la scuola in generale è legata al mercato, ciò tuttavia non significa che essa debba essere equiparata alla fabbrica, dove chi non risponde alle sollecitazioni della dirigenza viene "diplomaticamente" messo alla porta.

Infine il metodo di "sentire chi più ci aggrada" è pericolosamente in linea con certe democrazie bananiere che si reggono ancora in piedi solo per l'aiuto del potente di turno.

Ecco il comunicato degli studenti:


lunedì 26 settembre 2016

La mia generazione (film 1996, Italia).

http://www.militant-blog.org/?p=13644#more-13644

Da vedere e rivedere, la sera, al posto delle tante storielle di regime.




giovedì 15 settembre 2016

Svizzera: Votazione 25.9.2016 sul controllo delle persone sospette di terrorismo

Come medico dispongo di informazioni riservate riguardo i miei pazienti – dettagli che non devono trapelare. Il segreto professionale tra medici e pazienti è fondamentale e con la nuova legge sulle attività informative verrebbe scardinato in nome della sorveglianza preventiva.
L’esplorazione dei segnali via cavo permette il filtraggio di tutti i dati solo dopo raccolta avvenuta: questo è problematico perché immancabilmente ci saranno errori e verranno raccolti dati di persone non effettivamente sospette. La sorveglianza inizia già durante la raccolta di dati, non solo con la loro analisi.

Il sondaggio Gfs pubblicato ieri mostra che sempre più persone non si fidano del servizio segreto elvetico e respingono la LAIn – possiamo quindi ancora vincere! Per salvare il segreto professionale ricorda ai tuoi vicini, ai tuoi genitori e ai tuoi amici di votare no il 25 settembre! Per qualche giorno puoi ancora votare via corrispondenza, quindi compila già ora la busta e imbucala nella prossima bucalettere.

Grazie mille per il tuo impegno a favore del segreto professionale!

Cari saluti
Franco Cavalli, medico

PS: Per poter portare avanti la campagna fino al 25 settembre abbiamo bisogno della tua donazione: www.etat-fouineur.ch/dons

martedì 30 agosto 2016

Lugano: Caso USI-Schulz

Un paio di osservazioni sul caso USI-Schulz che è stato oggetto (con lodi) anche di "sforzi editoriali" in un nostro quotidiano cantonale, come se il paese non avesse altro a cui pensare.
Allora:
- Per "violazioni minori del diritto d'autore e modalità scorrette di citazioni di fonti di minor gravità" si manda alla pubblica gogna un professionista che fra sei mesi potrà ancora insegnare (urégiatada !)
-Se gli stessi parametri fossero rigidamente applicati alle redazioni dei media (cartacei, gratuiti e radio televisivi) molto probabilmente avremmo azzerato l'occupazione nel campo della comunicazione cantonale
- L'ateneo coinvolto, nonostante le scontate smentite di qualche suo dirigente, è (dalla nascita) feudo incontrastato e impermeabile di quella congrega di "unti del signore" che risponde alla sigla CL, nota anche come Comunione e Fatturazione, che certamente non brilla per osservanza del 7°,8° e 10° comandamento.
- Ergo l' inflessibile rigidità sul caso in esame della commissione etica di cotanta brigata (che fra l'altro usufruisce anche di sostegno pubblico) è perlomeno sospetta.
Voglio sperare che il professore sbertucciato ricorra fino alle massime istanze consentite, non tanto per solidarietà personale verso un professionista che non conosco, ma nel rispetto dello sport nazionale per eccellenza che recita:" Se tu mi devi 100 e vuoi darmene 50, accordiamoci per 75", che ha salvato e continua a salvare noti pezzi da novanta del nostro panorama insubrico.



Strategia antagonista

Il nemico avanza, noi arretriamo
Il nemico si accampa, noi facciamo azioni di disturbo
Il nemico è stanco, noi attacchiamo
Il nemico arretra, noi lo inseguiamo.

 In tutti i manuali di guerriglia, funziona sempre, anche contro eserciti di cyborg.


domenica 21 agosto 2016

La storia e il Comandante

Chi ha la capacità di andare nel futuro della storia e poi tornare a raccontarcelo non muore mai.



“Cuba ha potuto resistere al blocco più lungo della storia.
Grazie impero yankee, perché ci hai fatto crescere, ci hai fatto aumentare di statura in tutti questi anni.  Hai coronato il sangue di tutti i cubani che hanno lottato e sono morti qui e in altre parti con la sconfitta vergognosa del tuo cinico blocco, dei tuoi molteplici tentativi di distruggerci !”

Discorso pronunciato nella manifestazione per Giorno Internazionale dei Lavoratori, in Piazza della Rivoluzione , il 1º maggio del 2006

martedì 16 agosto 2016

Predator 2016

Chissà perché un esercito così continua a prendere bastonate da resistenti con AK47 e infradito.

Non sarà che l'infinita potenza delle armi si ferma davanti alla ferma volontà di autodeterminazione dei popoli che vorrebbe "democratizzare"?


giovedì 11 agosto 2016

I 90 anni di Fidel

Torno dall’isola una settimana prima della ricorrenza. Poca enfasi e nessuna retorica nelle strade, come è giusto che sia per un personaggio che, più volte, ha dato segni di insofferenza per la liturgia classica delle “democrazie popolari”. Il Comandante en Jefe de la Revoluciòn si gode la pensione nella sua Avana, sonnolenta e affascinante come sempre, e continua a deludere le speranze di chi, a scadenze regolari, avrebbe voluto vederne i funerali. Funerali che prima o poi verranno ma non come auspicato dai politicanti della globalizzazione finanziaria. L’isola è in piedi, conta sulle proprie forze e sugli aiuti non finalizzati al reddito speculativo, dopo decenni  di ostracismo bigotto e irresponsabile che ha ottenuto il contrario di ciò che si prefiggeva. Molti “esperti” internazionali la vedono già come isola post-socialista e terreno di conquista delle multinazionali e dei loro business  plan. I cubani vogliono vivere meglio, confrontarsi con le abitudini di chi viene a far loro visita, vogliono sapere e capire, non partire o scappare. Chi l’ha fatto in buona parte è tornato o, residente all’estero, continua a tornare e a fare paragoni fra cosa ha lasciato e cosa ha ri-trovato. Raramente il giudizio è quello di aver fatto la cosa giusta. I pericoli per Cuba non sono questi. Mi preoccupa invece la perdita di brillantezza del Partito, un certo suo imbolsimento nei ranghi dei dirigenti intermedi dalla silhouette appesantita nel girovita, mi preoccupa il loro discorrere prevedibile, senza un’alzata d’ingegno, in alcuni punti simile ai nostri politicanti progressisti. Insomma credo che il maggior pericolo non sia tanto il vicino imperialismo yankee ma la “spinta implosiva” delle socialdemocrazie occidentali.
Per adesso il Comandante, da solo,basta e avanza a rintuzzare ogni fregola di sinistrata ispirazione; anche da pensionato e in silenzio. Un domani chissà. Le rivoluzioni vincono sì per la forza delle loro idee, ma anche quando riescono a confezionare una classe dirigente migliore di quella precedente.
Ed è qui il problema, con il tempo che passa.



sabato 23 luglio 2016

Lavoro o schiavitù ?

Signor padrone, mi ricorderò di te!

Ieri il parlamento di Parigi, in ossequio alla lotta contro il salario sui cui si fonda l’Unione Europea, ha definitivamente approvato la “Loi Travail”. Almeno per il momento dunque le esigenze delle borghesia europea di veder compressi i propri costi per mantenere competitive sul mercato mondiale le proprie merci (e intatti i propri profitti) sembrerebbero aver prevalso sulle pur generose lotte che hanno riscaldato la primavera francese. Il premier Manuel Valls ha così commentato soddisfatto: un grande passo per la riforma del nostro Paese; più diritti per i nostri lavoratori, più visibilità per le nostre piccole e medie imprese, più posti di lavoro, recitando alla perfezione lo stesso mantra con cui il nostro Renzi accompagnò l’introduzione del Jobs Act, tanto che ci viene il dubbio che a Bruxelles tengano degli appositi corsi di “storytelling liberista”. Nonostante la spaccatura provocata nel Paese la “riforma” del codice del lavoro avanzata dalla ministra El Khomri è stata dunque approvata senza sostanziali modifiche. D’ora in poi sarà sufficiente un calo dei ricavi per un solo trimestre per poter procedere ai licenziamenti per ragioni economiche nelle aziende con meno di 11 dipendenti, per due trimestri  consecutivi per le aziende da 11 a 50 dipendenti, di tre per quelle da 50 a 300 e di quattro per quelle con oltre 300 addetti. Si dovrà passare per un accordo sindacale e l’azienda potrà indire un referendum nel caso l’accordo venga comunque sottoscritto da un sindacato che ha il 30% dei consensi. In caso di vittoria dei “Si” l’accordo verrà comunque applicato e chi si oppone potrà essere licenziato. La nuova legge introduce anche la possibilità per le imprese di “concordare” la flessibilità dell’orario per far fronte ad un aumento della domanda, ovviamente senza che questo comporti un aumento del salario. Anche in questo caso chi si rifiutà potrà essere licenziato per ragioni economiche. Viene inoltre ribadita la prevalenza della contrattazione aziendale rispetto a quella nazionale rispetto ad orari e straordinari. Insomma, non cè che dire, una vera riforma “di sinistra” fortemente voluta dal socialista Hollande che, nonostante il baratro di consensi in cui è caduto, ha sentito l’esigenza di portare a compimento il proprio mandato. Rimane in ultimo il paradosso a cui rischiamo di essere costretti ancora una volta ad assistere il prossimo anno in occasione delle elezioni presidenziali quando, a fronte delle lotte sociali e di classe che dal basso e da sinistra hanno animato questa stagione politica, chi passerà all’incasso sarà probabilmente la destra reazionaria del Front National… ma del resto si sa, in politica gli spazi lasciati vuoti prima o poi vengono sempre occupati, e quasi mai da chi vorremmo noi.