lunedì 30 novembre 2015

Maschere

C'è molto più della carne dietro queste maschere. C'è un'idea, e le idee sono a prova di proiettile




giovedì 26 novembre 2015

L'imperialismo nella storia

Dato che la libertà di esprimere parole contro si è ridotta a zero, dato che c’è libertà di parola solo per chi si unisce al coro, noi "operai contro" siamo costretti a pubblicare per descrivere la realtà alcune pagine di uno scritto di cento anni fa “sull’imperialismo”.
Alcune domande sono di conseguenza.
Russia e Francia bombardando Raqqa e Mosul sono imperialisti?
E se stanno facendo una guerra imperialista perché non si può parlare delle responsabilità dei loro governi per quanto accade al centro delle loro nazioni?
Tante domande per chi ancora ragiona sulla realtà e non si fa “imbesuire”dalla propaganda.
Fonte: http://www.operaicontro.it/?p=9755734708
  Dato che la libertà di esprimere parole contro si è ridotta a zero, dato che c’è libertà di parola solo per chi si unisce al coro, noi operai contro […]

 IL POSTO CHE OCCUPA L’IMPERIALISMO NELLA STORIA

Abbiamo visto come l’imperialismo, per la sua natura economica, sia capitalismo monopolistico. Già questo solo fatto basta a determinare la posizione storica dell’imperialismo, giacché il monopolio, nato sul terreno della libera concorrenza, e propriamente appunto dalla libera concorrenza, è il passaggio dall’ ordinamento capitalista ad un più elevato ordinamento sociale ed economico.
Si devono distinguere particolarmente quattro tipi principali di monopolio o quattro principali manifestazioni del capitalismo monopolistico, che caratterizzano il corrispondente periodo.
Primo: il monopolio sorse dalla concentrazione della produzione in uno stadio assai elevato di essa. Si formarono allora le associazioni monopolistiche di capitalisti: cartelli, sindacati e trust.
Abbiamo già veduto quale enorme funzione essi compiano nell’attuale vita economica. Al principio del secolo XX essi acquistarono l’assoluta prevalenza nei paesi progrediti; e se i primi passi sulla via della cartellizzazione furono compiuti da paesi con alte dogane protettive (Germania, America), tuttavia, poco tempo dopo, anche l’Inghilterra, con tutto il suo sistema di libertà commerciale, mostrava lo stesso fenomeno fondamentale: il sorgere dei monopoli dalla concentrazione della produzione.
Secondo: i monopoli condussero all’accaparramento intensivo delle principali sorgenti di materie prime, specialmente nelle industrie più importanti e più cartellate della società capitalistica, quelle del carbone e del ferro.
Il possesso monopolistico delle più importanti sorgenti di materia prima ha aumentato immensamente la potenza del grande capitale e acuito l’antagonismo tra l’industria
dei cartelli e l’industria libera.
Terzo: i monopoli sorsero dalle banche. Queste si trasformarono da modeste imprese di mediazione in detentrici monopolistiche del capitale finanziario.
Tre o cinque grandi banche di uno qualunque tra i paesi più evoluti, attuarono I’ “unione personale” del capitale industriale e bancario, e concentrarono nelle loro mani la disponibilità di miliardi e miliardi che costituiscono la massima parte dei capitali e delle entrate in denaro di tutto il paese.
La più cospicua manifestazione di tale monopolio è l’oligarchia finanziaria, che attrae, senza eccezione, nella sua fitta rete di relazioni di dipendenza, tutte le istituzioni economiche e politiche della moderna società borghese.
Quarto: il monopolio sorse dalla politica coloniale. Ai numerosi «antichi» moventi della politica coloniale, il capitale finanziario aggiunse ancora la lotta per le sorgenti di materie prime, quella per l’esportazione di capitali, quella per le «sfere d’influenza», cioè per le regioni di profittevoli affari, —— concessioni, profitti monopolistici, ecc, e infine la lotta per il territorio economico in generale.
Quando, per esempio, le potenze europee occupavano con le loro colonie solo una decima parte dell’Africa, come era il caso ancora nel 1876, la politica coloniale poteva allora svolgersi in forma non monopolistica, nella forma, per così dire, di una «libera presa di possesso» di territorio.
Ma allorché furono occupati già nove decimi dell’Africa (verso il 1900), allorché fu terminata la divisione del mondo, allora com’era inevitabile s’iniziò l’età del possesso monopolistico delle colonie, e quindi anche di una lotta particolarmente intensificata per la spartizione e ripartizione del mondo.
È noto a tutti quanto il capitale monopolistico abbia acuito tutti gli antagonismi del capitalismo. Basta accennare al rincaro dei prezzi ed alla pressione dei cartelli. Questo inasprimento degli antagonismi costituisce la più potente forza motrice del periodo storico di transizione, iniziatosi con la definitiva vittoria del capitale finanziario mondiale.
Monopoli, oligarchia, tendenza al dominio anziché alla libertà. sfruttamento di un numero sempre maggiore di nazioni piccole e deboli per opera di un ristretto gruppo di nazioni più ricche o potenti: sono le caratteristiche dell’imperialismo che ne fanno un capitalismo parassitario e putrescente.
Sempre più netta appare la tendenza dell’imperialismo a formare «lo Stato dei rentiers», lo Stato usuraio, la cui borghesia vive esportando capitali e «tagliando cedole».
Sarebbe erroneo credere che tale tendenza alla putrescenza escluda il rapido incremento del capitalismo: tutt’altro. Nell’età dell’imperialismo i singoli rami dell’industria, i singoli strati della borghesia, i singoli paesi palesano, con forza maggiore o minore, ora l’una ora l’altra di quelle tendenze.
In complesso il capitalismo cresce assai più rapidamente di prima, sennonché tale incremento non solo diviene in generale più sperequato, ma tale sperequazione si manifesta particolarmente nell’imputridimento dei paesi capitalisticamente più forti (Inghilterra).
  1. Lenin 1916 edizioni Progress

domenica 22 novembre 2015

Raqqa come Dresda

“La Francia intensifica i bombardamenti su Raqqa”, “Bombardamenti a tappeto su Raqqa”, “In corso massiccio bombardamento russo”, “pioggia di missili dal mare: 18 “Kalibr” lanciati nelle province di Raqqa, Aleppo e Idlib”, “i russi testano il missile da crociera “Raduga”. La testata standard è di 880 libbre”(circa 400 kg).
Questi sono solo alcuni dei titoli di giornali degli ultimi 7 giorni circa i quotidiani bombardamenti francesi, russi, americani, inglesi in Siria e Iraq, in particolare su Raqqa.
Ma cosa è Raqqa? E’ forse un poligono di tiro disabitato, un’isola deserta nel Pacifico adibita internazionalmente a esercitazioni militari? E’ forse una zona della Siria disabitata che i combattenti dell’Isis hanno ripopolato per creare da zero il Califfato? No, è una normale città in cui l’umana gente per ragioni geoclimatiche ha deciso di insediarsi e nei secoli si è sviluppata fino a diventare una moderna città, una delle principali città della Siria.
Raqqa01
Raqqa per brevità, in realtà si chiama Ar-Raqqa come il governatorato di cui è il capoluogo. Dal 13 gennaio 2014 è stata proclamata capitale dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL). Gli abitanti della città sono circa 220mila, più o meno quanti ne ha una media città italiana come Brescia o Genova. A Raqqa vi sono, come in tutte le città, case, negozi, bar, ristoranti, strade e piazze, posti di ritrovo, fabbriche (l’ultimo censimento del 2010 ne contava 1831), scuole e università, e naturalmente uomini donne e bambini che vi abitano, lavorano, studiano. Nel suo centro ci sono l’ospedale centrale, e la banca centrale del governatorato, uffici e tribunale, come in tutti i capoluoghi di provincia nel mondo.
Ma forse oggi, dopo i bombardamenti occidentali, bisognerebbe dire che c’erano. Come i ponti sull’Eufrate o le dighe e le centrali elettriche. Raqqa è città di antichissima storia, che fine avranno fatto tutti i suoi monumenti di età babilonese, greca e romana? Le sue storiche moschee? In questo caso lo sdegno deve essere meno forte che per Palmira?
La densità di popolazione è inferiore alla media delle nostre città . Ma se si considera che una bomba d’aereo da 1000 kg crea crateri di 15 m di diametro, 11 di profondità e sparge schegge per 360 metri, senza contare l’onda d’urto in grado di abbattere i muri delle case, si può stimare che per ogni bomba sganciata almeno un terzo dei 110 abitanti per Km2 di Raqqa ne viene ogni giorno coinvolto. Quante case, scuole, ospedali, avrà interessato la “pioggia di bombe e missili” russi e francesi sulla città di Ar-Raqqa? Quante fabbriche sono diventate obbiettivo militare? Saranno riusciti a scappare gli operai? Quanti non ci sono riusciti durante un normale turno di lavoro e sono morti sotto le macerie? Quante donne e bambini di Raqqa, comuni abitanti intenti nelle loro quotidiane occupazioni, al lavoro o a scuola, sono stati fatti a pezzi finora, o lo saranno nei prossimi giorni, dalle bombe dei civili e democratici governi occidentali?
Fonte:http://www.operaicontro.it/?p=9755734609

sabato 21 novembre 2015

Socialdemocratici e rivoluzionari

Come distinguerli nella vita di tutti i giorni.

Ecco un esempio:

Il padrone annuncia: Per il bene comune dovete fare un passo indietro nelle vostre rivendicazioni.
Il socialdemocratico risponde: Bene,faremo la nostra parte fino al prossimo sacrificio.
Il rivoluzionario:Indietro? Neanche per prendere la rincorsa!

La realtà dimostra che agli operai non resta più neanche un millimetro per indietreggiare.

Allora?

Direi, fuoco alle polveri!

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Duemila anni di cristianità



"Duemila anni di cristianità e che abbiamo ottenuto? Poliziotti che cercano di tener insieme una merda che va in putrefazione, e che altro? Guerre a non finire, bombardamenti, grassatori per le strade, rapine, gente accoltellata, tanti pazzi che ne hai perduto il conto, non ci fai più caso, lasci che vadano in scorribanda per le strade, in divisa da poliziotti, oppure no."


Charles Bukowski,scrittore USA,1920/1994

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venerdì 20 novembre 2015

Marco Camenisch, detenzione soft?

Marco Camenisch emprisonné en Italie et en Suisse depuis 1991 et dont la peine devrait se terminer au plus tard en 2018 a été transféré dans une "prison ouverte" (où des congés pénitentiaires peuvent être octroyés). Voici sa nouvelle adresse pour lui écrire :
Marco Camenisch
PF 1
CH – 9466 Sennwald
(Switzerland

Fonte:http://www.secoursrouge.org/


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La prova più dura, quella della resistenza agli "agi" della democrazia.
Speriamo che non molli le braghe fino a diventare un Dimitri qualsiasi.

giovedì 19 novembre 2015

Ancora dopo Parigi (per l'ultima volta)...

In questi giorni abbiamo sentito, letto, ascoltato fino alla nausea la "solidarietà", l'orrore, la paura, la voglia di vivere (bella questa!) dei vip nazionali e oltre.

Bene, e poi? Qualcuno dei potenti che hanno manifestato il proprio dolore per Parigi farà sì che non si diano più 2000 franchi a chi lavora sodo tutto il mese? Si batta per premi di malattia equi rispetto al reddito? Si interroghi se un prato incluso nel Piano Regolatore possa restare tale e non soffocato da edifici R7 ? Agisca per decongestionare il Cantone dai lezzi del traffico motorizzato? Dica apertamente che chi arriva non è altro che gente che scappa dalle ingiustizie che NOI (loro!) abbiamo supportato per convenienza e affari? No, eh? Allora prendetevi la carneficina di Parigi e le prossime a venire ma, per favore, non rompete più i coglioni.

E vi va ancora bene, almeno fino a quando, anche nelle nostre contrade, non incontrerete qualcuno disposto a farvi "pelo e contropelo".

Gobbi nel governo federale?


Se mai il nostro arrivasse a tanto, cosa andrebbe a fare "ciccio formaggio" a Berna?




Nessun dubbio in proposito:
A imparare quattro lingue diverse!
Nell'ordine: Italiano, Francese, Tedesco, Romancio.
Il dialetto ticinese glielo diamo per buono

martedì 17 novembre 2015

Per togliere la spinta propulsiva al "terrorismo".


Dateci qualcosa di più carino del Capitalismo!


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Dopo il 1989 un mondo più giusto non è mai N A T O !

Un mondo dove chi ha tanto si preoccupa di chi non ha nulla e NON, come oggi, di cosa c'è sotto la terra che ospita gli indigenti.

L’immagine del terrorista che ora ci viene additata come quella del “nemico” da abbattere e’ il miliardario saudita che, da una tana nelle montagne dell’Afghanistan, ordina l’attacco alle Torri Gemelle; e’ l’ingegnere-pilota, islamista fanatico, che in nome di Allah uccide se stesso e migliaia di innocenti; e’ il ragazzo palestinese che con una borsetta imbottita di dinamite si fa esplodere in mezzo ad una folla. Dobbiamo pero’ accettare che per altri il “terrorista” possa essere l’uomo d’affari che arriva in un paese povero del Terzo Mondo con nella borsetta non una bomba, ma i piani per la costruzione di una fabbrica chimica che, a causa di rischi di esplosione ed inquinamento, non potrebbe mai essere costruita in un paese ricco del Primo Mondo. E la centrale nucleare che fa ammalare di cancro la gente che ci vive vicino? E la diga che disloca decine di migliaia di famiglie? O semplicemente la costruzione di tante piccole industrie che cementificano risaie secolari, trasformando migliaia di contadini in operai per produrre scarpe da ginnastica o radioline, fino al giorno in cui e’ più conveniente portare quelle lavorazioni altrove e le fabbriche chiudono, gli operai restano senza lavoro e non essendoci più i campi per far crescere il riso, muoiono di fame?

http://www.kelebekler.com 

Tiziano Terzani

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I reclutatori più abili del terrorismo sono il capitale finanziario e i suoi burattini nei governi di tutto il mondo "democratico".

Sempre Tiziano Terzani, in un carteggio con Oriana Fallaci:

A proposito, Oriana. Anche a me ogni volta che, come ora, ci passo, questa città mi fa male e mi intristisce. Tutto e’ cambiato, tutto e’ involgarito. Ma la colpa non e’ dell’Islam o degli immigrati che ci si sono installati. Non son loro che han fatto di Firenze una città bottegaia, prostituita al turismo! E successo dappertutto. Firenze era bella quando era più piccola e più povera. Ora e’ un obbrobrio, ma non perché i musulmani si attendano in Piazza del Duomo, perché i filippini si riuniscono il giovedì in Piazza Santa Maria Novella e gli albanesi ogni giorno attorno alla stazione.
E cosi’ perché anche Firenze s’e’ “globalizzata”, perché non ha resistito all’assalto di quella forza che, fino ad ieri, pareva irresistibile: la forza del mercato.




domenica 15 novembre 2015

Integralismo d'antan





Il giorno in cui un gruppo di giovanotti ha messo, di nuovo, in ginocchio la grandeur francese, il pensiero va al nonno che, tanti anni fa, lo fece con il parroco del paese nella valle dell’Arno.
Erano i primi anni cinquanta e, come tutti, per non essere timbrato a fuoco dall’integralismo cattolico che aveva ripreso fiato dopo la Liberazione, partecipavo ai corsi “obbligatori” di catechismo post scolastico, preparatori della prima comunione.
Bene, alla fine di uno di questi, detti una palpata sul culo di una compagna come ricompensa delle sue attenzioni verso tutto ciò che in classe aveva i pantaloni. Mi arrivò una bacchettata sulla mano “galeotta” dal prete che, forse, si era sentito trascurato perché a quel tempo il Vaticano imponeva ai suoi “soldati” la tunica nera con cento bottoni.
Del fatto venne a conoscenza il nonno, il mattino seguente al mercato cittadino, ascoltando quanto riportato da occasionali acquirenti al banco del verduraio.
Dieci minuti dopo era già in sagrestia della parrocchia a tu per tu con il bacchettatore di dio.
Un torrente in piena, riferirono i chierichetti presenti: “Mi ascolti bene, la bacchetta la usi per il coro o, nei momenti di intimità, per cacciarsela nel culo". Questo è, per amor di pace, un avvertimento, la prossima volta non se la caverà così democraticamente. I posti giusti per “eminenze” come la sua non sono certamente le aule scolastiche ma i capannoni per il lavoro rieducativo in Siberia. Da oggi mio nipote può toccare tutti i culi che vuole senza che lei muova neppure il dito mignolo. Fine dell’avvertimento!
Il cicchetto fece, ovviamente, il giro del paese e tre anni dopo il pretonzolo fu destinato ad altra parrocchia.
Questo per dire cosa? Ognuno ha i propri integralismi che deve combattere a casa propria, con i propri mezzi e forze. In occidente abbiamo il Vaticano che per secoli ha spadroneggiato con mezzi immondi, autoritari e violenti, altrove altre filosofie e credenze non sono certo da meno ma hanno il diritto di essere neutralizzate/sostituite/cambiate dalle popolazioni autoctone senza che qualche maneggione travestito da alleato venga ad accrescere disagi e tribolazioni. Se questo non riesce, dobbiamo prenderne atto e conviverci, così come i nostri governi hanno SEMPRE fatto con le peggiori monarchie assolute mediorientali e latinoamericane.

Tutto qui, semplice no?

Parigi,ieri,oggi e domani.

 Pauvreté, Chômage, Discrimination.

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Opportunismo !

Stiamo comodi davanti alla televisione, navighiamo liberamente su internet, siamo connessi col mondo intero e sappiamo bene che in questo preciso istante aerei USA bombardano città, aerei russi radono al […]

Stiamo comodi davanti alla televisione, navighiamo liberamente su internet, siamo connessi col mondo intero e sappiamo bene che in questo preciso istante aerei USA bombardano città, aerei russi radono al suolo quartieri di Aleppo, il governo italiano si prepara ad usare i suoi caccia per ritagliarsi un posto fra i rapinatori a mano armata e dividersi il bottino.

Il bottino è il controllo del Medio Oriente, la crisi ha prodotto forze non più disposte a fare affari con le borghesie europee, alle loro condizioni e sotto il loro tallone. Il Califfato ne è l’espressione, viene presentato dai grandi padroni di oriente ed occidente come un pericolo potenziale da distruggere. Ma il problema è ben altro, la lotta al Califfato copre una concorrenza spietata fra i padroni russi ed americani, quelli europei e quelli cinesi in Africa e Medio Oriente. La crisi si fa sentire. Fratelli nemici si fronteggiano armi alla mano, da un momento all’altro non potremo più stare davanti alla televisione a vedere lontane città distrutte, la guerra ci coinvolgerà da molto più vicino. Poi propaganda patriottica, che è già iniziata, e piagnistei pacifisti, oggi completamente assenti.

La Pinotti parla di interventi armati, Gentiloni di regole di ingaggio per gli aerei da combattimento. Sono solo dei burattini nelle mani di Finmeccanica, Eni, Fincantieri, dei produttori di armi che spingono verso il grande affare: un intervento militare per ridare slancio ai loro profitti.

Poi lo storico scriverà “ furono i grandi gruppi industriali a volere la guerra”. Lo hanno già scritto per la seconda guerra mondiale, lo scriveranno ancora, impotenti … , su un’altra montagna di morti.

Chi può fermarli? Il popolo cristiano che è per l’amore universale? No, li convinceranno che combattono per la loro civiltà cristiana. I piccoli e medi imprenditori? No, conquistare nuovi mercati può far da volano ai loro affari. La gioventù disoccupata? Le diranno che la guerra può essere un’occasione di lavoro. Non parliamo di tutta quella piccola borghesia miserabile che verrà attirata dalla grande avventura di combattere e morire per la patria.

Chi può fermarli? Solo quei milioni di schiavi industriali che nelle fabbriche e nei campi di ogni paese conoscono chi è il padrone, coloro che hanno combattuto e combattono contro il proprio governo, coloro che, se devono fare una guerra, pensano che è mille volte più ragionevole rivolgere le armi contro il proprio padrone piuttosto che contro un qualunque altro schiavo straniero.

In molti paesi gli schiavi sono in movimento, subiscono bombardamenti e arresti, vengono assassinati per strada, ma non si fermano. Negli stessi USA gli operai non accettando differenti paghe per uno stesso lavoro e scrivono sulle loro bandiere uguaglianza. Nella vicina Francia gli operai manifestano quanta rabbia e quanta forza possono esprimere: due grandi manager con i calzoni in mano scappano scavalcano le reti con un balzo felino.

Nel paese del venditore di pentole, in Italia, una grave malattia ha infettato noi operai: l’opportunismo. I nuovi assunti hanno meno diritti? È un loro problema. I salari sono bassi? Meno male che almeno c’è il lavoro. La fabbrica vicina chiude? Fortunatamente non tocca a noi. I Tornado italiani radono al suolo case con i rispettivi abitanti “ terroristi”? Noi preferiamo non vedere o schierarci con questo o quel governo imperialista come se fossero delle squadre di calcio. Padroni, partiti politici e dirigenti sindacali hanno lavorato bene, l’opportunismo nelle fila degli operai ha funzionato bene, noi operai oggi siamo una massa dispersa e individualizzata, una nullità politica, della gente incapace di iniziare qualunque elementare movimento di resistenza. Come siamo messi oggi, ci possono portare al macello di una guerra fra padroni, come delle pecore al guinzaglio.

Il momento di mettere fine a questo stato di cose è maturo, non può più essere rimandato. La coalizione degli operai e di tutti gli schiavi salariati va ricostituita dalle fabbriche ai cantieri.

Dall’essere una nullità politica dobbiamo diventare una potente forza politica, la società fondata sul nostro sfruttamento è fallita, sta in piedi solo perché noi operai non osiamo attaccarla, per attaccarla e liberarci da una vita da schiavi ci vuole un nostro partito indipendente, battere l’opportunismo vuol dire iniziare a costruirlo.

Partito Operaio http://www.operaicontro.it/

giovedì 12 novembre 2015

UFO su Cape Town?



No, nubi lenticolari.
Per adesso!

Touring Club Svizzero


Ecco a cosa servono le regole di disdetta per i soci del club.

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Dal rapporto annuale dell'associazione 2009

Il rispetto del termine di disdetta (tre mesi) fissato negli statuti
del Club ha indotto quasi il 50% delle persone che non
volevano rinnovare lappartenenza alla societa a tornare
sui propi passi. Concretamente, 29000 persone hanno
dichiarato durante il colloquio che volevano continuare

ad approfittare dei servizi del TCS.


Colloquio ?
Direi piuttosto, ferma volontà di non accettare le motivazioni (spesso per motivi economici o aumenti eccessivi dei premi) formulate dai soci.
Loro sono una lobby con un esercito di avvocati sul libro paga, tu sei un numero ( direi meglio:un cazzo) da spaventare con avvisi di pagamento e precetti esecutivi.
Molti (troppi) ci cascano, qualcuno no!

Invertiamo la tendenza.
Non un soldo alla lobby del traffico canceroso a pagamento!

domenica 8 novembre 2015

L'Italia che "cresce"...

...sotto la spinta propulsiva di due chiappe dello stesso culo...


...e davanti la solita testa di cazzo.

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Auguri !