venerdì 22 dicembre 2017

Svizzera:L'ultima pensata della Posta SA

Vergogna natalizia per la Posta Non contenta di aver ormai distrutto, o quasi, la rete di uffici postali, la Posta continua nella sua logica distruttiva che sommerge tutto e tutti. A farne le spese, in queste feste natalizie è la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici agli sportelli postali. Infatti in molte sedi di uffici postali (come testimoniano queste foto), il personale agli sportelli è costretto (immaginiamo che la Posta, abituata a mentire, sarebbe persino pronta ad affermare che è un’iniziativa dei/delle dipendenti per dare un tono di colore al lavoro sotto le Feste) a indossare un cappellino babbo Natale. È invece così non è. Tanto è vero che chi ha scattato queste foto è stato minacciato e, senti senti, la polizia è stata immediatamente avvisata perché” non si può filmare e fotografare in un ufficio postale”. La Posta, invece, può controllare quello che vuole in materia di traffico postale... Se la dirigenza postale non avesse la coda di paglia su episodi come questo, perché non permettere di immortalare questo “bel momento” di “convivialità natalizia”? In realtà siamo, ancora una volta, di fronte ad un’offesa (presentata come qualcosa di scherzoso e leggero, in tono con lo spirito del tempo) alla dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto visto che sono loro – chissà perché – ad essere esposte a tale assurdità. Un atteggiamento che, evidentemente, non conosce limiti. A quando le “buraliste pon pon”, o, durante l’afa estiva, le” buraliste da spiaggia”, pronte a ricordarci che è estate e che, pagate le bollette, ci conviene andare a fare un bagno?

Comunicato del MPS sezione Ticino.

mercoledì 13 dicembre 2017

Democrazia o dittatura ?

La società capitalistica, considerata nelle sue condizioni di sviluppo piú favorevoli, ci offre nella repubblica democratica una democrazia piú o meno completa. Ma questa democrazia è sempre compressa nel ristretto quadro dello sfruttamento capitalistico, e rimane sempre, in fondo, una democrazia per la minoranza, per le sole classi possidenti, per i soli ricchi La libertà, nella società capitalistica, rimane sempre, approssimativamente quella che fu nelle repubbliche dell’antica Grecia: la libertà per i proprietari di schiavi. Gli odierni schiavi salariati, in forza dello sfruttamento capitalistico, sono talmente soffocati dal bisogno e dalla miseria, che «hanno ben altro pel capo che la democrazia», «che la politica», sicché, nel corso ordinano e pacifico degli avvenimenti, la maggioranza della popolazione si trova tagliata fuori dalla vita politica e sociale. Democrazia per un’infima minoranza, democrazia per i ricchi: è questa la democrazia della società capitalistica. Se osserviamo piú da vicino il meccanismo della democrazia capitalistica, dovunque e sempre – sia nei «minuti», nei pretesi minuti particolari della legislazione elettorale (durata di domicilio, esclusione delle donne, ecc.), sia nel funzionamento delle istituzioni rappresentative, sia negli ostacoli che di fatto si frappongono al diritto di riunione (gli edifici pubblici non sono per i «poveri»!), sia nell’organizzazione puramente capitalistica della stampa quotidiana, ecc. vedremo restrizioni su restrizioni al democratismo. Queste restrizioni, eliminazioni, esclusioni, intralci per i poveri, sembrano minuti, soprattutto a coloro che non hanno mai conosciuto il bisogno e non hanno mai avvicinato le classi oppresse né la vita delle masse che le costituiscono (e sono i nove decimi, se non i novantanove centesimi dei pubblicisti e degli uomini politici borghesi), ma, sommate, queste restrizioni escludono i poveri dalla politica e dalla partecipazione attiva alla democrazia. Marx afferrò perfettamente questo tratto essenziale della democrazia capitalistica, quando, nella sua analisi della esperienza della Comune, disse: agli oppressi è permesso di decidere, una volta ogni qualche anno, quale fra i rappresentanti della classe dominante li rappresenterà e li opprimerà in Parlamento!

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