martedì 31 luglio 2018

Milano - New York (Delta Air Lines

https://www.corriere.it/cronache/18_luglio_31/aerei-beffa-supplemento-carburante-volare-diventa-piu-caro-689d7dc0-9433-11e8-827e-24bcbc32092b.shtml

E allora, che c'è di strano?
"Guadagno io, paghi tu, e non me ne frega un cazzo se gli altri ci perdono ingiustamente"
È il giochetto che fanno da sempre le società e i governi a "capitalismo maturo".

India: Kerala

Fonte:http://www.operaicontro.it

Vittoria delle commesse dei negozi di tessuti in Kerala dopo quattro anni di lotta:

12-14 ore in piedi, con divieto persino di appoggiarsi alle pareti; autolimitazione nel bere per la proibizione dell’uso della toilette; divieto di uso degli ascensori anche per motivo di lavoro per non infastidire i clienti: queste le condizioni di lavoro, oltre ai bassi salari, contro le quali si sono mobilitate le commesse.
Il governo del Kerala, comunista (marxista) !, ci ha messo quattro anni a interessarsi della lotta e ora emetterà addirittura una legge per permettere alle lavoratrici un atto cosi semplice come il sedersi.
Padroni e sedicenti comunisti: un bel fardello che i proletari indiani dovranno scuotersi di dosso!

Da noi la situazione non è molto diversa: in tutte le fabbriche i ritmi sono intensificati e spesso le pause sono di fatto eliminate.
Il capitale ha recuperato ed  è fuori dalla crisi, anche spremendo maggiormente i lavoratori con l’eliminazione dei tempi di pausa (per i capitalisti tempi morti) nella giornata lavorativa. E questo grazie anche ai sindacalisti che propagandano continuamente l’idea di  lavorare ai ritmi voluti dai padroni per uscire dalla crisi.
Un bel fardello anche per gli operai italiani che si devono scuotere di dosso.

NdR: Chi sarebbe il figuro “ministro del lavoro” del Kerala? Uno alla Fassino, Chiamparino, Veltroni e compagnia brutta ? No! Loro non si sarebbero mai accorti del problema .

Il 4 luglio il governo del Kerala, uno stato meridionale dell’India, ha annunciato che cambierà le proprie leggi per garantire ai commessi l’irippu samara, cioè il diritto di sedersi durante il turno di lavoro. L’annuncio è arrivato dopo quattro anni di proteste organizzate dall’Asanghatitha Meghala Thozghilali Union (AMTU), un piccolo sindacato di lavoratrici. Si stima che nel Kerala 400mila persone lavorino nei negozi di tessuti e che il 90 per cento siano donne. Attualmente la maggior parte dei proprietari di negozi di sari, i tradizionali indumenti femminili indiani fatti di fasce di stoffa lunghe fino a nove metri, impongono alle proprie dipendenti condizioni di lavoro durissime e tra le altre cose non permettono loro di sedersi.
L’AMTU è stato fondato quattro anni fa per occuparsi dei diritti delle commesse, trascurate dai sindacati guidati dagli uomini. Nel 2014 la sua fondatrice, l’attivista di 44 anni Viji Penkoot, si è resa conto che alla maggior parte delle donne che lavoravano come commesse nei negozi di Kozhikode, una città del Kerala, era vietato sedersi durante il proprio turno, e veniva decurtato lo stipendio nel caso lo facessero. In alcuni casi è proibito anche solo appoggiarsi al muro; le lavoratrici vengono controllate dai datori di lavoro grazie alle telecamere disposte nei negozi.
Una commessa ha raccontato al Guardian che lei e le sue altre 120 colleghe non possono mai sedersi, sebbene lavorino per turni di 12 o 14 ore e siano costrette a fare quattro piani di scale più volte al giorno per accompagnare i clienti alle casse al piano terra. Non possono nemmeno usare l’ascensore presente nel negozio, perché i clienti si sono lamentati di doverci salire in loro compagnia. Solitamente le commesse di questi negozi appartengono alle classi economicamente più svantaggiate della società indiana. Penkoot ha detto al Guardian che le commesse fanno anche attenzione a bere poco, perché non possono andare in bagno quando vogliono: anche per questo sviluppano vari problemi di salute, come dolori alle articolazioni, vene varicose e infezioni all’apparato urinario.
L’8 marzo 2014, a Kozhikode, l’AMTU organizzò un corteo in cui un gruppo di donne camminava tenendo delle sedie sollevate: fu solo la prima di una serie di manifestazioni su questo tema. Il sindacato ha circa 700 membri, non tantissimi, ma è comunque riuscito a organizzare molte proteste, ottenendo negli anni piccole migliorie nelle condizioni delle lavoratrici di singoli negozi.
Le condizioni di lavoro delle commesse dei negozi di tessuti del Kerala non sono buone anche per altre ragioni, oltre alla questione del diritto di sedersi: gli stipendi sono molto bassi, la pausa pranzo dura solo trenta minuti e i turni molto più di otto ore. La proposta di legge che il governo del Kerala ha annunciato stabilisce che il salario minimo mensile debba essere pari a circa 120 euro, che una giornata lavorativa non possa durare più di 10 ore compresi gli straordinari e che i dipendenti abbiano diritto a una pausa dopo cinque ore di lavoro. Inoltre avranno il diritto di sedersi su una sedia o su uno sgabello forniti dal datore di lavoro.
Penkoot comunque non è del tutto soddisfatta della riforma annunciata: dice che i commessi potranno sedersi durante le pause senza specificare se nelle pause previste ogni cinque ore di lavoro oppure anche nei momenti liberi tra l’assistenza a un cliente e un altro.

Prigionieri politici baschi in Spagna

Fonte: https://secoursrouge.org

France : Menace de mort contre un prisonnier basque

Lundi 30 juillet, le prisonnier politique Mikel Irastorza a retrouvé des menaces de mort dans sa cellule à la prison de Réau (région Île de France). Une "fouille dite ministérielle" avait été décidée dans l’ensemble des cellules. Quand Mikel Albisu Iriarte a été reconduit dans sa cellule suite à la fouille, il s’est rendu compte qu’un livre avait été déposé au-dessus de ses affaires. Sur ce livre, il y avait un post-it avec une balle dessinée dessus et la phrase "That is for you fuck". Il est à noter que seul les gardiens ont pu avoir accès à la cellule durant la fouille.
Mikel Irastorza avait été arrêté en 2004, et condamné à 20 ans de prison en tant que dirigeant de ETA (voir notre article). Il est également porte-parole du Collectif des prisonniers politiques basques (EPPK). Mikel Irastorza avait, par ailleurs, été victime d’une agression en avril de la part d’un prisonnier psychotique.


La pace (o la tregua) si fa fra nemici, ma poi si mantiene la parola, cosa verosimilmente impossibile per i politicanti di ogni sorta  di democrazia.



lunedì 30 luglio 2018

Sicurezza !

Leggo sul portale online del "corriere Quotidiano.it":

Come ogni grande azienda che si rispetti la FIAT ha sempre avuto al suo interno un servizio di sicurezza di alto livello, attingendo, negli anni, a ex-carabinieri, poliziotti e agenti dei servizi segreti.

La sicurezza della Fiat faceva controllare, pedinare e schedare non solo i suoi operai ma anche i suoi manager, per accertarne la fedeltà, e gli stessi componenti della famiglia Agnelli, per evitare scandali e potenziali esposizioni a ricatti

Bene: Se lo fa la famiglia Agnelli è tutto a posto, democratico, lungimirante e razionale. Se invece trapelano cose simili da ambienti meno simpatici (eufemismo) è arbitrio ingiustificabile, schiaffo ai più elementari diritti dell'uomo, feroce dittatura.

Mi sono perso qualcosa ?



Roberto Vecchioni:*Celia De La Serna*

Lugano: Campagna pubblicitaria della Polizia

Fonte :http://gas.social/2018/07/che-perfida-pubblicita-voce-alla-community-di-gas/




Bisognerebbe sempre ricordarsi che l'elemosina più miserabile è sempre quella che i padroni mettono nella busta paga dei loro dipendenti.

sabato 28 luglio 2018

La "luna rossa" del 27 luglio 2018

Chi l'ha vista?


Quanti abitanti delle periferie metropolitane inquinate da polveri fini, ozono e illuminazione spropositata hanno potuto vedere il fenomeno naturale?
Non si accontentano di tirarci via il lavoro, il tempo libero e una bella fetta di salario. No! Ci tolgono anche l'aria e la ... vista!
Non sarebbe l'ora di farla finita ?

venerdì 20 luglio 2018

Una storia ai confini del mondo

http://www.ticinolive.ch/2018/07/19/italiani-dargentina-una-storia-ai-confini-del-mondo-di-carlo-curti/

martedì 17 luglio 2018

Svizzera felix: il "tortone" sbafato dalle classi dominanti

http://gas.social/2018/07



LE ÉLITE CONTINUANO A SPARTIRSI LA TORTA

Le classi dominanti, in America come altrove, hanno creato una “casta” che ha visto la sua posizione economica migliorare negli ultimi decenni a scapito del rimanente 90% della società. E nel nostro Paese succede la stessa cosa: l’1% della popolazione più ricca ha visto evolvere il loro patrimonio dall’8,5% del Pil negli anni ’90, al 12% di oggi, mentre il reddito pro capite è sostanzialmente stabile a partire dell’inizio del secolo.


Di 
NdR: E contro tale andazzo la battaglia resta quella lib-lab del "per qualche scheda elettorale in più ?"
Un esempio, tra i tanti citati da Stewart (che fa parte di questo 9,9 grazie agli intrallazzi del nonno nel settore petrolifero) sono le imposte immobiliari, che lo scorso hanno raggiunto la cifra record di oltre 500 miliardi di dollari, che vengono utilizzati dalle amministrazioni comunali, non per migliorare le condizioni dell’intera collettività, ma per migliorare le infrastrutture nei quartieri dove risiede la casta. Alla faccia della distribuzione del reddito e anche dell’americam dream che vorrebbe che tutti negli Usa abbiano la possibilità di diventare dei Bill Gates. Anche l’indice di elasticità intergenerazionale è decisamente peggiorato (è passato da 0,3 negli anni 60 al 0,5 di oggi) evidenziando come le generazioni di oggi hanno ben poche possibilità di migliorare la loro posizione economica a sociale rispetto a quella dei loro genitori.
E in Svizzera come siamo messi? Alcune indicazioni interessanti possiamo trovarle in uno studio pubblicato dall’Ufficio cantonale di statistica, nel numero di giugno di Dati, statistiche e società(pp 55-65). Questi dati non sono confrontabili con quelli Usa esposti sopra ma ci danno un’immagine interessate dell’evoluzione, sorprendente, delle élite nel nostro paese. Anche da noi esistono delle gerarchie. “L’accesso alle élite è infatti un processo altamente selettivo, che favorisce chiaramente gli uomini provenienti da famiglie benestanti con una formazione universitaria e, naturalmente, di nazionalità svizzera” (p.57).
Le élite nel nostro paese si sono formate tra le due guerre mondiali e nei tre decenni successivi al 1945, con forti intrecci tra potere politico ed economico. Spesso le stesse persone siedevano in diversi consigli di amministrazione e erano anche presentati nei poteri legislativi a livello nazionale e/o cantonale. Il collante di questa evoluzione è stato l’esercito che era considerato come una scuola di management che formava i quadri dirigenti del Paese (si veda figura 1). “Approfittando delle loro caratteristiche sociodemografiche comuni, le élite svizzere hanno creato un sofisticato sistema di coordinamento durante il periodo a cavallo tra le due guerre mondiali: da un lato, combinano una visione del mondo e un bagaglio concettuale collettivi, facilitati da una comune formazione, soprattutto in diritto; dall’latro creano e utilizzano luoghi d’incontro istituzionali per favorire la concentrazione interpersonale” (p. 59)
La situazione cambia rapidamente a partire dagli anni ’80, in parallelo con la finanziarizzazione dell’economia e con l’internazionalizzazione dei mercati. A dettare le strategie delle imprese è ora la shareholder value (creazione di valore per gli azionisti) e dunque il gruppo dirigente più che legami politici deve avere le capacità di raggiungere gli obiettivi auspicati dagli azionisti. Oggi (figura 2) “solo il 3,4% di tutti i membri dei consigli di amministrazione delle 110 maggiori aziende elvetiche siede sotto la Cupola federale a Berna” (p. 62) contro l’11% di trent’anni fa e, soprattutto, gli intrecci tra le varie aziende sono praticamente nulli. Inoltre, la direzione delle grandi aziende non è più un’esclusiva degli svizzeri; sempre più manager stranieri sono chiamati ad assumere posti di rilievo (Joe Jimenez, Joe Hogan, Oswald Grübel, Brady Dougan o Tidjane Thiam ne sono un esempio).
Tuttavia, questa evoluzione, non significa che l’accesso alle posizioni di potere economico e politico siano diventate più democratiche. In realtà, le vecchie élite continuano ad essere presenti e a spartirsi la torta grazie anche all’incremento della remunerazione del capitale azionario. Pur essendo ben lontani dalla situazione Usa, l’1% della popolazione più ricca ha visto evolvere il loro patrimonio dall’8,5% del Pil negli anni ’90, al 12% di oggi, mentre il reddito pro capite è sostanzialmente stabile a partire dell’inizio del secolo.
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giovedì 5 luglio 2018

La via socialdemocratica nel XXI secolo




Colombia: Fallimento delle trattative con la guerriglia ELN

/secoursrouge.org/Colombie-Echec-des-negociations-entre-l-ELN-et-le-gouvernement

Qualche dubbio sull'esito della trattativa?

Il caso delle #FARC insegna: Il governo vuole tutto e non concede niente, anzi mette in azioni le squadre paramilitari per gli omicidi mirati degli ex guerriglieri.