martedì 30 dicembre 2014

Lo straniero





Lo straniero


Scoreggerai nella seta, gli dissero al bar quando seppero che avrebbe lasciato il paese per la Svizzera. Lì per lì pensò fosse una specie di augurio, quelli che si fanno agli amici di ferro che probabilmente non vedremo più. Ne parlò col suocero e questi impiegò meno di un secondo per aggiungere: “Altro che seta, se ti va di lusso lo farai sulla paglia! La Svizzera è il paese dei ricchi e dei padroni che apprezzano il silenzio e la mansuetudine dei suoi poveri molto più dei bucolici paesaggi”. Non gli dette peso perché sapeva che non parlava il padre di sua moglie, ma l’ex partigiano che aveva rifiutato al partito la consegna del fucile durante la normalizzazione democratica nella seconda metà degli anni quaranta. Arrivò prima a Chiasso, poi a Lugano e sei mesi dopo lo raggiunsero i figli ancora in età scolastica. Sul lago ha riavviato la famiglia, lavorato onestamente e di gran lena, è diventato nonno e infine, come capita a tutti, morto. Ora che la terza generazione della famiglia si affaccia al mercato del lavoro, quell’augurio di tanti anni fa non è più neanche tale, solo un lontano ricordo di chi era giovane a quel tempo, destinato a scomparire come lacrime nella pioggia quando toccherà a lui passare il testimone. Non c’è seta per chi lavora per vivere, non c’è mai stata né ci sarà. Aveva ragione il nonno!

Ecco perché tutte le volte che vedo tanti miei fratelli gironzolare per le vie della città, penso alla seta e alla paglia e vorrei fermarli per raccontare loro la storiella del bar nella valle dell’Arno. Ancora non l’ho fatto, forse penalizzato dalla lingua o dal non sapere come loro dicono “scoreggia”. Emigrare per il lavoro è un po’ come andarsene per necessità politiche; in entrambi i casi si lascia il proprio posto di lotta. I padroni come gli avversari politici sono dappertutto e, spesso, hanno anche la stessa divisa. Tanto vale non muoversi e lottare a casa!






















domenica 21 dicembre 2014

Brooklyn:Spari contro la polizia

Redazione di "Operai Contro "http://www.operaicontro.it/
Redazione, I neri degli USA iniziano a reagire contro le esecuzioni della polizia. I borghesi neri e bianchi iniziano ad avere paura Le promesse di Obama si sono rivelate delle […]

I neri degli USA iniziano a reagire contro le esecuzioni della polizia.
I borghesi neri e bianchi iniziano ad avere paura
Le promesse di Obama si sono rivelate delle fandonie
Un lettore
Cronaca
Due agenti assassinati in strada per vendicare l’uccisione di due neri e sullo sfondo della recente rivolta razziale contro la brutalità negli Usa degli uomini in divisa.
Sabato pomeriggio a Brooklyn due poliziotti in uniforme sono stati freddati con colpi di pistola alla testa mentre si trovavano nella loro vettura.
In base a una prima ricostruzione, un nero, si è avvicinato alla vettura dei poliziotti e ha aperto il fuoco attraverso il finestrino.
Poi ha cercato di fuggire dirigendosi verso la metropolitana, ma quando ha capito che le forze dell’ordine stavano per stanarlo, ha rivolto l’arma contro se stesso e si è tolto la vita.
“Oggi metterò le ali ai porci. Loro fanno fuori uno di noi e io ne faccio fuori due di loro”, avrebbe scritto Brinsley. “Quando la polizia di Baltimora ci ha informato, ormai era troppo tardi”, ha detto Brinsley. I messaggi “avevano contenuti contro le forze dell’ordine”, ha aggiunto, precisando che non ci sono legami," tra l’assassinio dei due poliziotti e gruppi terroristici o altre organizzazioni”.
“E’ stato un atto particolarmente spregevole, quando un poliziotto viene ucciso, si strappano le basi della nostra società”, ha detto il sindaco di New York, Bill De Blasio, visibilmente provato dopo aver incontrato i familiari delle vittime. Il ministro della Giustizia,Eric Holder, ha condannato “nel modo più forte possibile”, l’uccisione dei due poliziotti. “Si è trattato di un indicibile atto di barbarie” mentre il presidente Usa, Barack Obama, in vacanza alle Hawaii con la famiglia, è stato informato, riferisce la Casa Bianca.
L’uccisione dei due poliziotti arriva in un momento di altissima tensione razziale nel Paese. E, secondo alcuni investigatori, i due agenti sarebbero stati presi a bersaglio per vendicare la morte del 18enne neroMichael Brown, ucciso da un agente a Ferguson(Missouri), e in particolare quella di Eric Garner, morto nella stessa New York dopo essere stato soffocato da un poliziotto. In entrambi i casi, il Gran giurì ha deciso di non incriminare gli agenti coinvolti: un fatto che ha suscitato fortissime proteste nel Paese, con manifestazioni continuate ancora ieri pomeriggio.

giovedì 18 dicembre 2014

USA-CUBA: Fine del blocco?

Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha pubblicato nel suo spazio della rete sociale Twitter, : “Il peggior attentato ai diritti umani nel nostro continente è il criminale blocco a Cuba, ed ha sottolineato che, nonostante questo, Washington, che è responsabile di questa politica, è la sede della Commissione  Interamericana dei Diritti Umani (CIDH).

Il presidente ha anche aggiunto che ora in Ecuador tutti sono uguali di fronte alla legge e che quelli che parlano di dittatura e autoritarismo, lo fanno perchè non possono sottomettere il nostro Governo ai loro capricci e interessi.

Già, come hanno fatto fino a ieri gli USA proprio con Cuba.

martedì 16 dicembre 2014

Pensiero del giorno





"Ciò che più mi dà pena è il pensiero che se tutti gli uomini generosi che conta questa terra rispondessero all'appello, tutti i ciarlatani, i parassiti, i mediocri e gli egoisti di ogni razza sarebbero spazzati via in un soffio"

Fidel Castro

venerdì 12 dicembre 2014

Ai socialdemocratici di tutte le latitudini




Piessini svizzerotto- italiani                                                    Compagni di merende italioti


Sono morti, inutile far finta di niente! Sono anni che vanno indietro, altro che “ritirata strategica”; non un’alzata d’ingegno, un guizzo, un brivido fatto arrivare nelle schiene dei delinquenti che ci governano, a cui permettono di governarci. Si, sono morti o, nel migliore dei casi, moribondi. Chi lo dice è un irriducibile nostalgico del passato remoto? Non diciamo fesserie; oggi chi lavora sta peggio di 30 anni fa e non si sente un urlo, un rumore di sassi sui guadagni usurpati; non si vede un progetto che si proponga di invertire la rotta. Sono morti, e quel che fa ridere è che non gli girano neppure i coglioni per aver perso l'occasione di morire in un’altra maniera.
Amen.

Guerra in Ucraina un anno dopo

Per soffocare la rivolta di piazza Maidan, padroni filo-occidentalil sostenuti dalla UE e padroni filo-russi sostenuti da Putin, sono scesi in guerra. La guerra e la crisi economica hanno portato il sistema sanitario dell’Ucraina al collasso: sono 50 gli ospedali ridotti in macerie e il prezzo di molti farmaci salvavita è salito fino al 3200 per cento. Molti dei quali sono reperibili solo al mercato nero. Succede a Sloviansk, ma è così anche nella capitale Kiev: le strutture mediche non sono più in grado di fare fronte all’emergenza sanitaria che di giorno in giorno si aggrava.
In tutto il paese le case dei padroni sono ancora tutte in piedi, quelle dei lavoratori e della povera gente invece... come la foto che segue:
Redazione di Operai Contro, Le guerre dei padroni sono sempre atroci per la popolazione Per soffocare la rivolta di piazza Maidan, padroni filooccidentalil sostenuti dalla UE e padroni filorussi sostenuti […]

giovedì 11 dicembre 2014

mercoledì 10 dicembre 2014

Sergio Savoia, un verde, nel governo della Svizzera italiana?

Se a destra, e al centro(sinistra), ci fossero dei politici e non degli apprendisti lungodegenti, si farebbe di tutto per rendere possibile l'elezione del lider maximo verde.
Perché la sala dei bottoni (retrobottega del capitale finanziario) è l'anestetico ideale per rendere il personaggio "digeribile" e distoglierlo dal pensierino, sempre latente, di scatenare l'inferno.
Di tutto ciò Sergio, ovviamente, non può che rallegrarsi e muoversi con i piedi in più scarpe.

Chissà che il futuro non ci riservi discussioni-rissa al Palazzo delle Orsoline?
La parte più responsabile di questo sonnolento Cantone ringrazierebbe con fragorose pernacchie!

Aforisma

sabato 29 novembre 2014

No alle ingerenze UE e USA! Sì all'oro!

È sempre un piacere leggere* da sinistra le"sculacciate" al PS indigeno, ormai non più semplice cane da guardia del liberismo economico, bensì endemico ingranaggio del SIM (stato imperialista delle multinazionali) e dell'affarismo finanziario. Pollice alzato quindi per i giovanotti del PC con una precisazione sul "Martini Rossi"citato: Lui i soldi (e tanti) li ha sempre lasciati in banca, anche quando era il capetto ticinese della LMR (Lega Marxista Rivoluzionaria),per innata indole propria e per cautelarsi quando sarebbero venuti tempi peggiori( migliori per lui). Come vogliamo chiamarlo:Voltamarsina? Direi, meglio:Infame.

* Vedi comunicato del PC Ticinese:Collegamento permanente dell'immagine integrata

Cura Robespierre


Volete Coca–Cola
senza caffeina
volete sigarette
che non facciano fumo
dolcezza senza zuccheri
passioni senza corpo
Guerra senza guerra
cioè che non vi tocchi
••
Crociere avventurose
gelato di soia
bombe intelligenti
né destra né sinistra
sangue che non macchia
ripristino ambientale
ossimori a quintali
per non ingrassare
••
Cura Robespierre, cura Robespierre
Per gli edulcorati
Cura Robespierre
Cura Robespierre, cura Robespierre
Per questi tempi idioti
Cura Robespierre
Cambiate i nomi al mondo
perché vi vergognate
dell’abuso immondo
che non volete cambiare
Vi piace la paura
io preferisco il Terrore
perché l’uguaglianza
atterrisce l’oppressore
••
Volete Gesù Cristo
senza apocalisse
volete amare il prossimo
purché non vi disturbi
Volete rivoluzione
senza rivoluzione
ossimori a quintali
per non ingrassare
••
Cura Robespierre, cura Robespierre
Per i moderati
Cura Robespierre
Cura Robespierre, cura Robespierre
Per questi tempi ottusi
Cura Robespierre
••
Cura Robespierre, cura Robespierre.

• Liberamente tratto dall’articolo su Maximilien de Robespierre
scritto per la rubrica WuMingWood (GQ Italia, luglio 2010).
Il testo originale si può leggere su Giap, il blog della Wu Ming
Foundation: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=984

venerdì 28 novembre 2014

USA: In libertà un militante delle Pantere Nere

USA : Un prisonnier Black Panther libéré après 33 ans

Sekou Odinga a été libéré après 33 ans de prison aux Etats-Unis. Il avait rejoint le Black Panthers Party (BPP) en 1968, il fût l’un des fondateurs de la section du Bronx. En 1969 il fût arrêté lors du procès des ’Panthers 21’ avec 20 autres panthères à New-York à cause du programme Cointelpro. Les 21 se rapprochèrent durant leur détention du groupe Weather Underground (qui exécuta plusieurs actions de solidarité avec eux). Les ’Panthers 21’ sont acquittées et Sekou libéré, il participe à la création d’une section du BPP en Algérie avant de rejoindre la Black Liberation Army (BLA) aux Etats-Unis.
Après avoir passé 12 années dans la clandestinité, Sekou est arrêté en 1981 après un braquage où un militant fût tué. Sekou est arrêté, torturé (il doit subir une ablation du pancréas suite aux coups reçus) et accusé de 6 tentatives d’homicide sur des policiers, de 9 délits relevant de la loi RICO (loi anti-mafia) et de ’kidnapping’. Cette dernière accusation fait référence à l’évasion d’une membre de la BLA : comme l’évasion n’était pas encore illégale à l’époque, les policiers ont contourné la loi de cette façon.
Lors du procès, le juge a refusé de recevoir le dossier médical de la panthère comme preuve que celui-ci avait effectivement été torturé par la police new-yorkaise. Il est finalement condamné à 25 ans incompressibles. Il vient d’être libéré.

Fonte:http://www.secoursrouge.org/

Sekou Odinga

lunedì 17 novembre 2014

La memoria ritrovata

Tutto ebbe inizio nei primi anni 70: un gruppo di giovani ribelli decise di troncare il cordone ombelicale che li legava al potentissimo Partito Comunista Italiano
domenica 9 novembre 2014

La  foto è del 1972, Giuliano Deroma è il secondo accosciato da destra, con la maglia da portiere
La foto è del 1972, Giuliano Deroma è il secondo accosciato da destra, con la maglia da portiere

di Tino Tellini
Tutto ebbe inizio nei primi anni 70: un gruppo di giovani ribelli decise di troncare il cordone ombelicale che li legava al potentissimo Partito Comunista Italiano, a loro dire troppo moderato, riformista e legato al capitale. Lo fecero nella maniera più netta, non formarono infatti un altro partito come si usa oggi, ma scelsero la via più drastica e violenta per arrivare al potere: la lotta armata. Nei primi momenti nessuno dava peso a questo sparuto gruppo di ragazzi, protagonisti di qualche piccolo attentato, rogo e nulla più. Poi incominciarono a fare sul serio, a sparare davvero, ad alzare il livello dello scontro ( frase ripetutissima nei loro comunicati) e ad effettuare i primi sequestri lampo, le cui vittime erano spesso i capi e i capetti aziendali come Macchiarini e Abate, dirigenti rispettivamente della FIAT e dell’Alfa Romeo. Quindi avvenne il definitivo salto di qualità: il sequestro di Mario Sossi, 42 anni, sostituto procuratore di Genova, prelevato nel suo portone di casa il 18 Aprile del 1974 e rilasciato 35 giorni dopo, alla fine di un processo nella cosiddetta ” prigione del popolo”. Il clamore mediatico fu enorme, tutto il mondo politico venne messo in subbuglio mentre l’opinione pubblica pareva completamente disorientata. Da quel momento ogni italiano conobbe il nome dell’organizzazione sovversiva di sinistra che rivendicò l’azione, un nome che divenne celebre e che entrò nell’immaginario collettivo come un pugno allo stomaco: Brigate Rosse. Ma chi erano le Brigate Rosse? Da dove venivano? Tutto iniziò nell’Agosto del 1970 in un albergo di Pecorile, paesino nella provincia di Reggio Emilia. In quel giorno, nel grosso e fumoso stanzone dell’hotel, decine di giovani provenienti da varie località decisero di continuare ( a loro dire) il lavoro dei partigiani e di darsi alla lotta armata. Appena qualche anno dopo il gruppo di Pecorile si era decisamente ingrossato, oramai erano in tanti gli aderenti, determinatissimi e distribuiti in tutta Italia, nelle grandi città e nei maggiori insediamenti industriali. Il loro simbolo era una stella a cinque punte cerchiata nella circonferenza delle cento lire di allora. Nell’organizzazione militavano anche numerosi operai, in quegli anni la forza egemone dei lavoratori, che le Brigate Rosse volevano portare al potere con la forza. Tutti i militanti brigatisti erano disillusi dalla rivoluzione mancata, il loro mito era Che Guevara, l’ iniziale strategia di guerriglia era quella dei Tupamaros, i capi riconosciuti corrispondevano al nome di Renato Curcio, Alberto Franceschini e Maurizio Ferrari, ma poi ne divennero famosi tanti altri, come Mario Moretti, Barbara Balzerani e Giovanni Senzani. Dal giorno del rapimento di Sossi le Brigate Rosse divennero una delle organizzazioni clandestine più temute e rispettate del mondo. Qualche anno dopo, nel 1978, vi fu il punto più alto dello scontro fra le Br e lo Stato: il rapimento e l’uccisione del democristiano Aldo Moro, uno degli esponenti politici più in vista nel panorama politico nazionale, simbolo del potere di quei tempi. In Italia erano già iniziati ” gli anni di piombo” e la “strategia della tensione”. Furono anni terribili, dove si svolse uno scontro cruento fra sovversivi e servitori dello Stato che lasciò sul campo numerosissime vittime e procurò ferite laceranti non ancora rimarginate. L’aria diventò irrespirabile, le Istituzioni vennero quasi messe in ginocchio e furono sul punto di capitolare. Poi lo Stato reagì, duramente. Già nel 1982, dopo la liberazione del generale americano Dozier ( l’unica organizzazione al mondo che ha sequestrato un generale americano), le Brigate Rosse e le altre sigle che vi gravitavano intorno accusarono vastissimi ridimensionamenti: i pentiti, la morsa delle forze dell’ordine ed il regime carcerario durissimo le avevano indebolite ed aperto fra i militanti moltissime laceranti contraddizioni. Oggi il fenomeno brigatista potrebbe definirsi marginale, ma la tigre potrebbe sempre risvegliarsi. Negli ultimi anni infatti ha dato importanti segnali di vita con gli omicidi Biagi e D’Antona. Sugli anni di piombo sembra però essere calato il silenzio, come se non fosse esistito, un’amnesia della storia che dovrà essere ripristinata. Va detto inoltre che nelle carceri italiane di massima sicurezza sono rinchiusi una quarantina di esponenti delle Brigate Rosse, come Antonino Fosso, detto il Cobra, e Franco Galloni. Anche in Sardegna furono in tanti i ragazzi che negli anni 70 e 80 fecero la scelta di passare dall’altra parte della barricata e di impugnare una pistola per sconfiggere l’ordine delle cose presenti. In molti hanno pagato duramente questa scelta, trascorrendo una gran parte della loro vita in prigione, come Natalia Ligas, una brigatista isolana che per diverso tempo fu ai vertici nazionali dell’organizzazione. Oggi incontreremo due ex brigatisti sardi: i fratelli Giuliano e Michele Deroma. Il primo, 58 anni, nel 1983 è stato condannato a 16 anni di reclusione per banda armata, il secondo ​è stato condannato a 8 anni e mezzo per lo stesso reato e ad ulteriori 5 per una rapina. Entrambi hanno vissuto da giovani a Porto Torres, città che in quel periodo viveva la sua epopea industriale e dove crebbe una nutrita schiera di brigatisti, fra i quali Natalia Ligas, appunto.
Ai fratelli Deroma poniamo alcune domande.
1) Ma ne è valsa la pena farsi tanti anni di galera per una rivoluzione poi non concretizzata? Non è stato troppo alto il prezzo che avete pagato per una vita contro il sistema?
Giuliano: io ho fatto questa scelta, ma nel conto non c’era solo la galera, c’era anche la possibilità di uccidere e di essere ucciso, l’ho sempre tenuto in mente. Ma ripenso a come nacque in me quella pulsione rivoluzionaria. Ero un ragazzino quell’estate del 1970, abitavo a Porto Torres e passavo per caso di fronte alla caserma dei carabinieri. C’era stato uno sciopero e i carabinieri avevano arrestato 14 operai; c’era molta gente che voleva liberarli, poi improvvisamente le forze dell’ordine caricarono, e travolsero anche me che non c’entravo nulla. Uno alto e grosso, che era soprannominato Barbarossa, mi diede delle manganellate e io caddi a terra quasi svenuto. Non lo scorderò mai e considerai quella carica un sopruso che accese in me la voglia di ribellarmi. Qualche mese dopo un altro fatto mi sconvolse: in un altro sciopero vidi un operaio presso la zona industriale seduto su una balla di fieno. Teneva un foglio in mano, quello del licenziamento, e piangeva. Io non avevo mai visto un uomo piangere, mi emozionai moltissimo e crebbe in me una gran rabbia contro i padroni. Poi il resto venne da se, la militanza in un gruppo extraparlamentare (Sinistra Operaia) e poi, nel riflusso di quelle organizzazioni, scelsi l’iscrizione e la militanza nel PCI diventando segretario del circolo della FGCI di Porto Torres. Non durò molto e assieme a diversi compagni uscimmo sbattendo la porta, contrari al “Compromesso storico”. Poi venne la lotta armata, la clandestinità, il carcere.
2) A Porto Torres c’è stato un grosso nucleo di brigatisti, un fatto insolito per un paese tutto sommato piccolo
Michele: Fatto insolito fino ad un certo punto. Porto Torres era un grosso polo industriale e già questo produceva istanze rivoluzionarie. Estremizzando un poco nella nostra città si crearono condizioni simili a quelle della società del proletariato urbano e industriale di Genova, Milano e Torino. L’industria era quindi una fonte di contraddizioni e conflitti, a Porto Torres inoltre negli anni 70 c’era una grossa base politica fra gli studenti. Ricordo benissimo infatti le prime occupazioni del Nautico. Perciò in quel clima si creò una miscela che favorì la nascita di una nutrita schiera di brigatisti, anche se ovviamente questo fenomeno non si può spiegare in poche righe.
3) Dopo un periodo di simpatia per le BR, soprattutto le prime BR di Franceschini e Curcio, arrivò per voi l’isolamento politico, reso ancora più accentuato dopo il sequestro di Moro. Quali sono stati i vostri errori ?
Giuliano: Innanzitutto non ha senso parlare di prime o seconde Brigate Rosse. Le Br hanno avuto la loro evoluzione fino ai giorni nostri e hanno innanzitutto rotto con il movimento comunista nazionale ed internazionale, dove i rapporti fra politica e organizzazione militare erano separati. Le Br ruppero questa logica: politica e organizzazione militare si fusero in una sola strategia e logica, ponendo sul terreno dello scontro un nuovo agire comunista. Per quanto riguarda l’evoluzione dell’organizzazione cito alcuni fatti fondamentali: la nascita delle bande armate che si sviluppa progressivamente dai primi anni 70, la cattura dei primi dirigenti come Curcio, l’uscita nel 1980 della colonna milanese Valter Alasia, che si poneva su un terreno di sindacalismo armato e non di strategia di lotta armata di lunga durata, terreno su cui si attestarono sin dal loro nascere le BR. Ma è nel 1981 che accadde un fatto rilevante ed essenziale: la vera divisione delle Br in due tronconi, il Partito Comunista Combattente ( PCC) da una parte, che aveva come punto di riferimento la classe operaia, e i movimentisti delle Brigate Rosse Partito Guerriglia ( BRPG), che si rifacevano ad un proletariato metropolitano e ad un proletariato extralegale. Nel primo fra i dirigenti vi erano anche la notissima Barbara Balzerani e Pietro Vanzi, nel secondo il leader era senz’altro Giovanni Senzani. Per molti la divisione non fu solo strategica, ma anche personale. Molti militanti delle due organizzazioni da allora non si sono più rivolti la parola.
Michele: Una cosa la voglio aggiungere sull’isolamento di cui parli nella tua domanda. Ma quale isolamento? Ad un certo punto per “iscriversi” alle Brigate Rosse c’era la fila, specie in fabbrica. Molti compagni combattenti e militanti non riuscirono quasi a fermare quel fiume in piena. E’ in quel periodo che iniziarono ad entrare nell’organizzazione coloro che forse erano meno adeguati e meno adatti. Alcuni di questi imboccheranno la strada del “pentitismo” e quindi della delazione. Il fatto politicamente rilevante era che le Br a pochissimi anni dalla loro nascita erano ormai radicatissime in tutto il territorio nazionale, ma oramai l’organizzazione costava moltissimo. Si moltiplicarono perciò le rapine e si ricorse anche ai sequestri non politici come fonte di autofinanziamento, come quello dell’Ing Costa. A mio avviso la vera crisi delle Br è cominciata dopo il sequestro Moro del 1978. Non c’era più un obbiettivo preciso e non c’era chiarezza sulle prospettive politico-militari.
4) Come erano strutturate le BR?
Michele: Sostanzialmente erano strutturate in cellule, brigate, colonne e fronti. Le cellule si formavano in una determinata situazione, anche in una singola e minuscola attività produttiva. Le brigate erano composte dalla somma di tutte le cellule e rappresentavano una realtà con più componenti produttive. La colonna rappresentava l’insieme delle realtà di un polo industriale oppure indicava un’ entità geografica (esempio colonna Milanese, Romana, Sarda etc). La colonna rispondeva rigidamente ad una direzione. Il fronte era la struttura di cui si dotava l’organizzazione nelle varie istanze di intervento di lotta (nelle carceri, nelle fabbriche ecc.) o nella logistica (armamenti, finanziamenti, basi ecc.). Esso sovraintendeva a tutte le esigenze. Le Br agivano a compartimenti stagni, a parte la direzione strategica, che rappresentava il “parlamento” delle BR e l’esecutivo che ne era invece il “Governo”. I componenti delle varie colonne non si conoscevano.
5) Com’era la vostra vita in clandestinità?
Michele: Io a dir la verità mi sono nascosto pochissime volte . Ero sempre in Sardegna e cambiavo molto spesso località. Una volta passeggiai anche a Platamona ( nda ride), località balneare presso Sassari, come un turista qualsiasi. A volte giravo armato, mi sembrava una cosa naturale, e nel caso ero pronto ad usare le armi che avevo.
Giuliano: A me è capitato di essermi reso irreperibile per ben 5 anni e mezzo, alla fine 1995, dopo che uscii dal carcere, perché su di me pendeva un altro ordine di carcerazione. Facevo una vita fra campagne e metropoli, con qualche accorgimento. Nel 2001, mentre scendevo da un autobus, sono stato nuovamente catturato, nel 2003 sono tornato in libertà, dopo aver scontato la pena residua.
6) Poi è arrivato il carcere, una detenzione durissima. Come eravate trattati dallo Stato?
Giuliano: In genere i politici erano staccati dagli altri detenuti, ma vi furono molti momenti di contatto. La vita carceraria era durissima, ma si raggiungevano equilibri con tutti, anche con i mafiosi, che però spesso si rifiutavano di partecipare alle nostre iniziative di ribellione. Loro erano fatti così, non volevano mai rompere del tutto con lo Stato, era una loro precisa strategia, noi invece volevamo anche in carcere, specie nei primi tempi, arrivare allo scontro. Molte carceri erano inoltre guidate da personale direttamente legato ai “Servizi”, come il carcere di Cuneo e quello dell’Asinara, retto dal famigerato Cardullo, uomini che si facevano pochi scrupoli nell’utilizzare i balordi per eliminare determinati compagni, vedi il caso poco chiaro del tentato accoltellamento del dirigente brigatista Mario Moretti a Cuneo.
7) E’ vero che i servizi segreti si infiltrarono nella vostra organizzazione, fino ad arrivare ai vertici delle BR?
Michele: Questa dei Servizi Segreti che a un certo punto guidarono le Br è solo una leggenda, un’invenzione letteraria e giornalistica. Forse i Servizi fino ad un certo punto lasciarono fare, questo si. Qualcuno ha fantasticato che certe azioni non potessero essere compiute da semplici militanti, invece era così, proprio così.
Giuliano: A proposito di Servizi, penso che l’allora Responsabile dell’Organizzazione del PCI Ugo Pecchioli collaborò con loro contro le BR, come risulta da atti processuali. Sono convinto che lo Stato si sia trovato impreparato quando avvenne il sequestro di Aldo Moro. L’organizzazione ha operato sfruttando fino ad allora l’impotenza dello Stato. Non si cerchino quindi fantasiose dietrologie.
8) Poi vennero i pentiti, un fatto che minò dall’interno le Br
Giuliano: Di fronte a 30 anni di carcere o all’ergastolo ci sono stati ex compagni che sono crollati finendo per colpire l’organizzazione militarmente con la delazione, quindi parlerei di traditori, non di pentiti (che è una categoria propria del cattolicesimo). Io ritengo che quando si operano scelte così radicali ci si deve assumere le responsabilità fino in fondo, è come minimo immorale barattare la propria libertà con la vita e la libertà di altri. C’è poi la storia di molti compagni che cedettero, e la loro ragione va ricercata anche all’interno di dinamiche più complesse che hanno attraversato le singole soggettività. Certo è che lo Stato ricorse alla violenza e alle pressioni psicologiche. In molti interrogatori ci massacrarono e la tortura divenne quasi una prassi, talvolta anche nella quotidianità in carcere.
9) Lo Stato tentò di comprarvi?
Michele: Durante un trasferimento un maresciallo mi chiese di collaborare. Era evidente che non era una sua iniziativa personale, come sempre accade in questi casi. Io non gli risposi neanche, posso dire a testa alta di non avere mai tradito un compagno, mai pensato ad una cosa del genere
Giuliano: Nel 1982, al momento della cattura, nella struttura del CAIP di Abbasanta, un funzionario di polizia mi chiese di collaborare, ma per me era una cosa assolutamente impensabile, allora come oggi. Mi sarei sentito un verme, meglio la galera che tradire un compagno, ed io di galera ne sono fatta tanta.
10) Però ad ogni modo siete stati sconfitti
Michele: Ad ogni modo l’eventuale sconfitta delle Br è stata propedeutica alla sconfitta della sinistra italiana, questo punto deve essere chiaro. Da quel momento c’è stato un arretramento di tutte le conquiste dei lavoratori ottenute dopo anni di lotta. I fatti degli ultimi anni sono andati purtroppo in questa direzione. Oramai anche i partiti della sinistra italiana riconoscono il mercato come valore, ma la sinistra stessa non è un concetto riformista, è un’idea di società che vede capovolti i rapporti di forza attuali e che vede il proletariato al potere, come forza dominante. Il vecchio PCI è stato l’innesto del naufragio politico, morale e ideologico che ha coinvolto la sinistra italiana negli ultimi 30 anni.
Giuliano: Non parlerei assolutamente di sconfitta. Certo, anche la sinistra italiana, quella rappresentata nelle Istituzioni, è oramai omologata alla borghesia, e analizzarne le ragioni sarebbe articolato e complesso in questa sede. Però l’idea rivoluzionaria non è mai morta per molti militanti, lo è invece per molti dirigenti di partiti che fanno finta di essere dalla parte dei lavoratori e degli oppressi mentre invece sono uno strumento dei nuovi padroni e dei gruppi finanziari. Io però resto convinto che il processo rivoluzionario sia inarrestabile, la nostra è stata solo una tappa, ma la storia ha tempi lunghi ed il progresso dei popoli non si potrà fermare. La borghesia non si illuda troppo.
11) Che cosa vi sentite di dire ai parenti delle vittime delle vostre azioni?
Michele: Nulla, non mi sento di dire niente, meglio il silenzio che l’ipocrisia
Giuliano: L’aspetto umano del dolore dei parenti delle vittime è straziante ma questa è stata una guerra dove ci sono stati morti da ambo le parti. Detto questo anche a me non va di aggiungere niente
12) Qual è la domanda che avreste voluto vi facessi?
Michele: Perché non mi hai chiesto come mai abbiamo perso? E’ una domanda che mi faccio da una vita, e sinceramente ancora non ho la risposta.
Giuliano: Non la penso come Michele, no, non abbiamo perso, le contraddizioni della nostra società rimangono inalterate, anzi negli ultimi anni si sono maggiormente acuite. Noi il potere non l’abbiamo mai avuto, non possiamo quindi aver perso qualcosa che non avevamo, ma io credo che il proletariato possa rovesciare il presente e si possa vivere un domani in una società dove l’uguaglianza, la solidarietà e l’equità non siano lanciate in aria come palloncini pieni di elio. Passeranno anni, ma il processo di liberazione dallo sfruttamento sarà inevitabile. Tornando a noi una domanda alla quale mi sarebbe piaciuto darti una risposta riguarda la mia vita in libertà. In questi anni mi sono dato molto da fare per raggiungere obiettivi per me importanti dal punto di vista personale e politico, e in parte la buona riuscita dei miei vari locali e le attività politiche e culturali che hanno prodotto ne sono una prova. Certo, ho sempre dovuto fare i conti con chi continuava e continua a controllare ogni mio movimento. So comunque che anche questo fa parte del conto che devo pagare, quindi non me ne preoccupo più di tanto.
Michele Deroma, perito nautico diplomato con 54/60, è libero dal 2006. Attualmente lavora in una cooperativa ambientale a Sassari, città dove risiede. Si concede pochi svaghi e fa una vita ritirata.
Giuliano Deroma è libero dal 28 gennaio 2003, ma ha ancora alcuni procedimenti penali aperti legati alla sua pregressa attività di brigatista. In questi anni ha gestito a Cagliari, con grande successo, alcuni locali famosi per il continuo susseguirsi di eventi di carattere sociale, culturale e politico di sinistra. E’ amante del calcio, tifosissimo del Cagliari, e da ragazzo giocava come portiere negli allievi del Porto Torres. Suo padre Sebastiano gestiva negli anni 70 una notissima pizzeria al taglio nel centro storico turritano. Anche per questo i suoi amici di calcio lo chiamarono con simpatia Pizzaballa, proprio come il nome del famoso portiere della Roma di quei tempi.
Ora la riflessione spetta ai lettori

domenica 9 novembre 2014

Il muro dei padroni sionisti

Mentre si sbrodola sulla caduta di un muro, si aprono brecce in un altro, ma visto che questo è il loro i padroni fanno finta di niente!

murops

venerdì 7 novembre 2014

Belgio:Quando lo sciopero generale non è una passeggiata

La police dénombre 112 blessés dans ses rangs. 43 policiers de la zone de Bruxelles Capitale-Ixelles ont été blessés, dont 35 inspecteurs de la direction des interventions et du maintien de l’ordre, 6 de la direction de la recherche locale et 2 de la direction trafic. Au moins 18 policiers subissent une incapacité de travail et une quinzaine d’agents doivent encore faire constater leurs blessures par un médecin. 37 policiers de la zone Midi (Anderlecht, Saint-Gilles, Forest) ont été blessés. Plusieurs véhicules de police de cette zone ont en outre subi des dégradations, notamment des vitres brisées et une moto de la police a été incendiée (photo). Enfin, 19 policiers de la zone Nord, 6 de la zone Montgomery et 2 policiers fédéraux ont également été blessés.
Les dégâts matériels sont importants. On dénombre 11 véhicules incendiés (7 camionnettes, 4 voitures et une remorque). 62 autres ont été endommagés. Il y aurait pour un million et demi d’euros de dégats rien que pour le mobilier urbain. La police a procédé à 43 interpellations. Deux hommes soupçonnés d’avoir blessé des policiers ont été arrêtés. L’un a blessé quatre policiers et est cité en procédure accélérée. Le deuxième suspect qui a déjà des antécédents judiciaires, a quant à lui blessé cinq policiers. Il sera déféré devant le juge d’instruction dans le courant de la journée et le parquet de Bruxelles a requis un mandat d’arrêt à son encontre. La ville de Bruxelles a annoncé qu’elle portera plainte te se portera partie civile. Une procédure accélérée sera appliquée pour poursuivre les manifestants identifiés par l’étude des images des caméras.


Fonte:http://www.secoursrouge.org/

sabato 1 novembre 2014

Messaggio agli italiani...

...in particolare a quelli che con i loro spropositi (parole e azioni) stanno contribuendo non poco a fare del paese una delle più sgangherate fra le numerose repubblichette delle banane.

In merito ai recentissimi fatti del Burkina Faso e alla "paura" di molti sprovveduti che la rivoluzione in atto porti l'ennesima andata di migranti verso le coste italiane, mi sembra giusto evidenziare che nella patria di Dante, Machiavelli e molti altri giganti planetari, ci sia ancora qualcuno che usa la testa prima di parlare e scrivere:

"Sono stato piu volte in Burkina Faso, un paese povero di risorse ma ricco di umanità. Non ho mai avuto nessun probema con la popolazione, ho sempre girato anche solo anche di notte ed ho avuto solo sorrisi e, nel bisogno, aiuto. Sono forti di avere avuto in Sankara* un eroe che ha dimostrato come in quattro anni si potesse fare arrivare l'acqua in tutti i villaggi e garantire due pasti al giorno a tutti, e l'ha fatto, assieme a moltissime altre cose che i colonialisti non hanno mai voluto o saputo fare. Molti commenti dei miei connazionali sono di una banalità e di una ignoranza sconcertante, sarebbe bello se davvero arrivassero un milione di burkinabé, come paventa qualcuno, e se ne andassero via un milione dei nostri razzisti".

* Thomas Sankara, presidente assassinato del Burkina Faso (1984-1987)


Il presidente usurpatore si è arreso

lunedì 27 ottobre 2014

Niente da festeggiare!

12 de octubre. “En 1492, los nativos descubrieron que eran indios, descubrieron que vivían en América, descubrieron que estaban desnudos, descubrieron que existía el pecado, descubrieron que debían obediencia a […]
12 de octubre. “En 1492, los nativos descubrieron que eran indios, descubrieron que vivían en América, descubrieron que estaban desnudos, descubrieron que existía el pecado, descubrieron que debían obediencia a un rey y a una reina de otro mundo y a un dios de otro cielo, y que ese dios había inventado la culpa y el vestido y había mandado que fuera quemado vivo quien adorara al sol y a la luna y a la tierra y a la lluvia que la moja.”
Eduardo Galeano – Nada que celebrar!!!
12 ottobre. “Nel 1492, i nativi scoprirono che erano indigeni, scoprirono che vivevano in America, scoprirono che erano nudi, scoprirono che esisteva il peccato, scoprirono che dovevano obbedire un re ed una regina di un altro mondo ed un Dio di un altro cielo e che quel Dio aveva inventato la colpa ed il vestito ed aveva ordinato che fossero bruciati vivi tutti quelli che adorassero il sole e la luna e la terra e la pioggia che la bagna.”
Eduardo Galeano – Niente da festeggiare!!

Elezioni in Uruguay

Il presidente uscente Pepe Mujica va a votare il maggiolino



Il presidente in una scheda della polizia politica quando era ricercato come guerrigliero e dirigente dei "Tupamaros"(primi anni settanta del secolo scorso)




Imparate ministri in carica del cosiddetto primo mondo, imparate e toglietevi democraticamente fuori dai coglioni

domenica 26 ottobre 2014

Italia: Matteo Renzi e la razza padrona

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I borghesi dirigenti del Partito Democratico (Pd), oggi si sono divisi: un po’ alla processione di Roma (manifestazione nazionale contro il "job act") con la Camusso, altri alla Leopolda (vecchia stazione ferroviaria di Firenze, oggi adibita a sede per congressi).
L’incontro alla Leopolda non è stato un ritrovo tra bontemponi borghesi del Pd, ma un vero e proprio raduno della nuova classe dirigente targata Pd.
Con Renzi e i componenti della segreteria scelti da Renzi stesso, ci sono gli altri dirigenti del Pd che al tempo stesso sono dirigenti in: Finmeccanica, Enel, Poste, Eni, Ferrovie, dirigenti di twitter e altri del fondo europeo salva Stati, e poi tanti nomi sconosciuti ma dal portafoglio e condizione sociale col pedigree.
Insomma veri borghesi e parassiti D.O.C. che fanno la bellavita sullo sfruttamento operaio, questo è la Leopolda!
Con questi fidi rappresentanti dei padroni e dirigenti del Pd, Renzi prende gli accordi preliminari sulle misure della politica antioperaia che sta imponendo col suo governo.
Il Pd comanda il governo e comanda la piazza.
Per gli operai e i lavoratori in genere, non ci sono alternative: O si ribellano o sono destinati a essere dei morti viventi!

sabato 25 ottobre 2014

Contro il blocco economico a Cuba

Il prossimo 28 ottobre sarà discussa all’Assemblea generale delle Nazioni Unite l'ennesima risoluzione (68/8) atta ad  esigere dal Congresso e dal Governo degli Stati Uniti l’eliminazione senza condizioni del blocco, obsoleto e genocida, contro Cuba, domandando il rispetto del legittimo e sovrano diritto del popolo cubano di costruire, senza alcun vincolo, il proprio destino.
"Cinquantaquattro anni di aggressioni e di guerra economica da parte della maggior potenza mai conosciuta nella storia, non hanno piegato il nostro popolo, anche se il danno economico provocato all’Isola, considerando la svalutazione del dollaro contro il valore dell’oro nel mercato internazionale, ha raggiunto una somma di più di un bilione  di dollari", si legge nella Dichiarazione della Commissione delle Relazioni Internazionali dell’ Assemblea Parlamentare del Potere popolare,  che ha concluso la sua udienza giovedì 23 ottobre 2014 a L'Avana.
Il documento, letto dalla deputata Miriam Ofelia Ortega Suárez, riassume l’applicazione, con tutto il rigore, del blocco economico, commerciale e finanziario del governo degli Stati Uniti contro il popolo cubano, dal trionfo della Rivoluzione ad oggi, e lo definisce come la politica più crudele, spietata e prolungata mai conosciuta nell’epoca contemporanea.


Facile prevedere come andrà a finire anche stavolta: La stragrande maggioranza delle nazioni approverà la risoluzione, invalidata però dal veto USA accompagnato dai soliti quattro gatti comprati per la bisogna e dal suo cane da guardia (Israele).

mercoledì 22 ottobre 2014

Ginevra:azione di sabotaggio contro la polizia


21 octobre 2014

Lundi passé, au petit matin, quatre fourgons banalisés de la police genevoise ont été incendiés dans la cour du centre de formation des forces de l’ordre, à Carouge. Ces véhicules servaient au transport d’aspirants policiers. Ils ont été complètement détruits. La brigade de police technique et scientifique s’est rendue sur les lieux et la brigade des vols et incendies de la police judiciaire a ouvert une enquête.

Fonte:http://www.secoursrouge.org/

giovedì 16 ottobre 2014

Svizzera/Cantone Ticino:In margine ai bambini ecuadoregni non autorizzati a frequentare la scuola dell'obbligo

L'Ecuador è il maggior produttore di banane del pianeta. Gobbi (il ministro ticinese, non il nomignolo affibbiato ai tifosi della Juventus) un cittadino qualsiasi che avrebbe dato il meglio di se dissertando con gli amici del Bar Sport. La realtà gli ha conferito responsabilità spesso fuori della sua portata che possono inficiargli il rinnovo del mandato. Consiglio: Onorevole, mangi banane (contengono un sacco di fosforo), anche con la buccia, tanto (come diceva mio nonno) "in corpo c'è buio". E non solo lì!

lunedì 13 ottobre 2014

"Mos maiorun":Peggio dei nazisti


Fronte-modificato-1-copia-212x300Fonte:http://insorgenze.wordpress.com/
Una retata su scala europea in nome della tradizione. Parte oggi, sotto l'egida del semestre di presidenza italiano dell'Unione, “Mos maiorun”, la più grande operazione di polizia e intelligence realizzata in Europa contro i migranti. Per due settimane, dal 13 al 26 ottobre, le forze di polizia cercheranno di fermare e arrestare i migranti in situazione irregolare e raccogliere il massimo di informazioni sulle reti clandestine, le rotte e i percorsi utilizzati per entrare e spostarsi in Europa. 18 mila poliziotti saranno mobilitati per rafforzare i controlli alle frontiere, negli aeroporti, le stazioni e i porti. Il coordinamento dei lavori sarà affidato alla direzione centrale per l’immigrazione e alla polizia di frontiera del Ministero dell’Interno italiano, affiancati da Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne nei paesi dell’area Schengen che, secondo quanto precisato all’Ansa dal direttore esecutivo dell’agenzia, Gil Arias Fernandez, fornirà solo un contributo di tipo statistico senza aver avuto alcun ruolo nella pianificazione e nell'implementazione dell’operazione.
Stando a quanto descritto nel documento del consiglio dell’Unione europea, i Paesi partecipanti all’iniziativa sono invitati a raccogliere per ogni persona fermata il profilo (nazionalità, genere, età, luogo e data d’ingresso nell’Unione), il percorso effettuato, il tipo di trasporto impiegato, la data di partenza, le tappe intermedie verso la destinazione finale, con particolare attenzione alle tendenze ed eventuali rapidi cambiamenti. Altresì vanno segnalati nel corso delle operazioni: il modus operandi, la falsificazione dei documenti, le somme versate e la tracciatura dei soldi usati per i viaggi, l’identificazione dei collaboratori, la nazionalità e il Paese di residenza dei "facilitatori". Un report finale sulla retata sarà presentato l’11 dicembre.
Presentata come un’operazione volta ad «indebolire la capacità dei gruppi criminali organizzati che gestiscono le vie dell’immigrazione illegale», l’iniziativa è stata duramente criticata dalle associazioni che si occupano d’assistenza, sostegno e integrazione dei migranti. Il documento del consiglio europeo, infatti, nulla dice sulla sorte che sarà riservata alle persone fermate. Saranno internate, ricondotte alla frontiera, incarcerate? Inoltre i controlli su base razziale, sottolineano ancora la associazioni per i diritti dei migranti, «sono metodi assolutamente illegali secondo il diritto europeo» e l’operazione messa in piedi non sarebbe altro che «una vera e propria caccia al migrante su scala continentale».
Per giunta, ancora più inquietante appare la scelta dell’espressione latina utilizzata per dare nome all’intera operazione: “mos maiorum”, infatti, indica il riferimento più che esplicito a quella morale degli antenati che alimentava le correnti più conservatrici dell’antica società romana. Una visione dei costumi e del sistema dei valori che nella battaglia ideologico-culturale della Roma antica veniva opposta alla decadenza del nuovo. Una rappresentazione che rinvia senza mezzi termini ad una visione dell’Europa come fortezza, messaggio di chiusura culturale e di ripiego identitario.
Una campagna di allerta per i migranti è stata preparata nelle scorse settimane. Volantini in otto lingue sono stati diffusi sulla rete e nelle strade d’Europa per mettere sull’avviso i migranti dai rischi supplementari incorsi in questo momento. Un invito ad utilizzare SMS e social network per segnalare controlli, retate e posti di blocco è venuto dalle reti militanti di solidarietà. Su Twitter, Fb eccetera chi vuole può utilizzare l’hashtag #StopRaids#nomedellacittà per segnalare controlli, retate, posti di blocco.