lunedì 25 dicembre 2017
venerdì 22 dicembre 2017
Svizzera:L'ultima pensata della Posta SA
Vergogna natalizia per la Posta
Non contenta di aver ormai distrutto, o quasi, la rete di uffici postali, la Posta continua nella sua logica
distruttiva che sommerge tutto e tutti.
A farne le spese, in queste feste natalizie è la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici agli sportelli postali.
Infatti in molte sedi di uffici postali (come testimoniano queste foto), il personale agli sportelli è costretto
(immaginiamo che la Posta, abituata a mentire, sarebbe persino pronta ad affermare che è un’iniziativa
dei/delle dipendenti per dare un tono di colore al lavoro sotto le Feste) a indossare un cappellino babbo
Natale.
È invece così non è. Tanto è vero che chi ha scattato queste foto è stato minacciato e, senti senti, la polizia
è stata immediatamente avvisata perché” non si può filmare e fotografare in un ufficio postale”. La Posta,
invece, può controllare quello che vuole in materia di traffico postale...
Se la dirigenza postale non avesse la coda di paglia su episodi come questo, perché non permettere di
immortalare questo “bel momento” di “convivialità natalizia”?
In realtà siamo, ancora una volta, di fronte ad un’offesa (presentata come qualcosa di scherzoso e leggero,
in tono con lo spirito del tempo) alla dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto visto che sono loro
– chissà perché – ad essere esposte a tale assurdità. Un atteggiamento che, evidentemente, non conosce
limiti.
A quando le “buraliste pon pon”, o, durante l’afa estiva, le” buraliste da spiaggia”, pronte a ricordarci che è
estate e che, pagate le bollette, ci conviene andare a fare un bagno?
Comunicato del MPS sezione Ticino.
Comunicato del MPS sezione Ticino.
mercoledì 13 dicembre 2017
Democrazia o dittatura ?
La società capitalistica, considerata nelle sue condizioni di sviluppo piú favorevoli, ci offre nella repubblica democratica una democrazia piú o meno completa. Ma questa democrazia è sempre compressa nel ristretto quadro dello sfruttamento capitalistico, e rimane sempre, in fondo, una democrazia per la minoranza, per le sole classi possidenti, per i soli ricchi La libertà, nella società capitalistica, rimane sempre, approssimativamente quella che fu nelle repubbliche dell’antica Grecia: la libertà per i proprietari di schiavi. Gli odierni schiavi salariati, in forza dello sfruttamento capitalistico, sono talmente soffocati dal bisogno e dalla miseria, che «hanno ben altro pel capo che la democrazia», «che la politica», sicché, nel corso ordinano e pacifico degli avvenimenti, la maggioranza della popolazione si trova tagliata fuori dalla vita politica e sociale. Democrazia per un’infima minoranza, democrazia per i ricchi: è questa la democrazia della società capitalistica. Se osserviamo piú da vicino il meccanismo della democrazia capitalistica, dovunque e sempre – sia nei «minuti», nei pretesi minuti particolari della legislazione elettorale (durata di domicilio, esclusione delle donne, ecc.), sia nel funzionamento delle istituzioni rappresentative, sia negli ostacoli che di fatto si frappongono al diritto di riunione (gli edifici pubblici non sono per i «poveri»!), sia nell’organizzazione puramente capitalistica della stampa quotidiana, ecc. vedremo restrizioni su restrizioni al democratismo. Queste restrizioni, eliminazioni, esclusioni, intralci per i poveri, sembrano minuti, soprattutto a coloro che non hanno mai conosciuto il bisogno e non hanno mai avvicinato le classi oppresse né la vita delle masse che le costituiscono (e sono i nove decimi, se non i novantanove centesimi dei pubblicisti e degli uomini politici borghesi), ma, sommate, queste restrizioni escludono i poveri dalla politica e dalla partecipazione attiva alla democrazia. Marx afferrò perfettamente questo tratto essenziale della democrazia capitalistica, quando, nella sua analisi della esperienza della Comune, disse: agli oppressi è permesso di decidere, una volta ogni qualche anno, quale fra i rappresentanti della classe dominante li rappresenterà e li opprimerà in Parlamento!
http://www.operaicontro.it/?p=9755749588
venerdì 24 novembre 2017
Cuba dopo Fidel
Un anno dopo Fidel, Cuba continua, imperterrita, a non competere per la Coppa del Mondo dello zerbino.
Una storia italiana
«La memoria delle Brigate rosse non è morta. Non è neanche conservata. È esorcizzata, allontanata, deformata. Non si finisce mai con il processo Moro, tutti sanno tutto e tutti continuano a elucubrare, non vedere quel che è semplice. Tragico e semplice».
Mario Moretti, Brigate rosse, una storia italiana, 1994
martedì 14 novembre 2017
Repubblica italiana: Terzo millennio
Nell'italietta bananiera del terzo millennio accade anche questo:
https://insorgenze.net/2017/11/14/nadia-lioce-a-processo-perche-protestava-per-i-libri-e-i-quaderni-sottratti/
https://insorgenze.net/2017/11/14/nadia-lioce-a-processo-perche-protestava-per-i-libri-e-i-quaderni-sottratti/
giovedì 9 novembre 2017
Accadde oggi
9 Novembre 1989
La Germania Est concede ai berlinesi dell’Est di attraversare il confine e recarsi nel settore Ovest. Per una mancanza di comunicazione interna al Politburo, la norma viene indicata come subito in vigore. È il crollo del Muro di Berlino.
Fonte:http://gas.social/2017/11/accadde-oggi-9-novembre-3/
Col cazzo che glielo avrei concesso.
mercoledì 8 novembre 2017
martedì 7 novembre 2017
domenica 5 novembre 2017
Comunione e Libera fatturazione (pilotata)
CARITAS, E IL MANDATO DA 75000 FRANCHI?
Perchè dare un mandato da 75000 franchi a Caritas per coordinare i volontari, introducendo dei costi per fare un lavoro che essi facevano già gratis?
Vi ricordate il mandato da 75’000 franchi che il Cantone concesse a Caritas? Ne avevamo già parlato a giugno (leggi qui). Senza chiedere un parere ai volontari, il Cantone decideva unilateralmente che ci fosse bisogno di un coordinatore. Il lavoro che prima si faceva gratis (per quello si chiamano volontari) di colpo aveva un costo di coordinamento.
L’importo sarebbe dovuto servire per pagare a tempo parziale una persona che avrebbe dovuto riunire i volontari sparsi per il territorio, guidarli, coordinarli e fornire loro supporto.
Insomma, per fare quello che facevano già da anni.
Il problema si poneva dal momento che gran parte dei volontari non avevano nessun bisogno e nessuna voglia di farsi coordinare. Tra il mandato di Caritas figurava il compito di stilare una mappatura dei volontari, che, diciamocelo, non sono le tribù dell’Orinoco in Amazzonia, mappatura che era già stata fatta dal Cantone in precedenza, tra l’altro.
Oltretutto, buona parte dei volontari confluiscono nell’associazione DaRe – Diritto a Restare, che funge già autonomamente da cappello, con tre magazzini di materiale che distribuisce regolarmente a chi ha bisogno.
A presiedere l’incontro preliminare con le associazioni in cui si spiegava l’utilità della figura del coordinatore Caritas c’era Renato Bernasconi, direttore della Divisione per l’Azione Sociale e le Famiglie, quello che non avvisava Beltraminelli delle cene a Bormio e che mandava mail per fare licenziare il dipendente di Argo1 (leggi qui).
Il Bernasconi dava l’impressione di non avere bene in chiaro di chi fossero le volontarie con cui discuteva, trattandole alla stregua di simpatiche signore che fanno l’elemosina la domenica.
Molti invece conoscono l’impegno e l’energia di queste persone, che hanno affrontato l’accampamento di Como e il fiume di siriani alla stazione di Milano, non proprio degli sprovveduti. Ecco anche perché risulta surreale il dialogo tra Bernasconi e Lara Robbiani Tognina, responsabile di DaRe, all’incontro, dialogo che abbiamo riassunto per voi. Perché è stata scelta Caritas?
Bernasconi: “Sul territorio era unico partner adatto a svolgere questo compito”
Tognina: “Ma noi lavoriamo in stretto contatto con voi da due anni…”
B:“Cosa fate?”
T: “Alla Protezione Civile di Camorino i richiedenti ci hanno segnalato che non funziona l’aria condizionata”
Bernasconi si gira verso Carmela Fiorini:
“Come mai lo dicono a lei e non ai nostri funzionari?”
Cala un silenzio imbarazzante…interviene Carmela :
“Ma perchè in due anni hanno creato un forte legame e rapporto di fiducia con loro”.
Sospiro di Bernasconi:
“Ah!”.
La domanda rimane: perché dare un mandato da 75’000 franchi per un anno e mezzo a Caritas? Cosa fa attualmente l’associazione cattolica per guadagnare quei soldi? Soldi peraltro stanziati senza stabilire un mansionario? E ancora, lo Stato fornisce a Caritas del denaro che viene trasformato in buoni che i rifugiati possono “spendere “ presso i negozi dell’associazione. Buoni che erano stati soppressi in vista del mandato ma che ora sono stati ripristinati.
Fermo restando che nei magazzini dei volontari il materiale per profughi e asilanti è gratuito, ci si domanda quanto costi a una madre, per esempio, scendere dal centro di Bosco Gurin per andare a un negozio Caritas di Locarno, dove può spendere 50 franchi a prezzi non proprio concorrenziali. E teniamo presente che Caritas in queste faccende è molto fiscale, se hai un buono da 50 franchi non puoi spenderne 53. Altre domande che, se non fanno saltare il banco, creano comunque altri presupposti poco chiari intorno a queste faccende
Fonte:http://gas.social/2017/11/caritas-mandato-75000-franchi/
Come informa la televisione (anche nella Svizzera felix)
Alla spettabile redazione del Telegiornale
Egregi signori,
capisco che riassumere in tre minuti una rivoluzione come quella russa sia impresa ardua. Trovo quindi che, tutto sommato, il servizio di Francesca Mandelli messo in onda nella parte finale del telegiornale e dedicato alla rivoluzione russa, sia riuscito a dare un visione d’assieme di quanto successo in quel 1917 in Russia.
Ma se la capacità di sintesi è apprezzabile, non lo è l’orientamento politicamente delineato con il quale la giornalista ha costruito il suo servizio, tutto teso a dimostrare tre cose:
- la sete di sangue, quasi naturale, dei bolscevichi
- la contrapposizione tra una rivoluzione democratica e libertaria (quella del febbraio 2017) e una tendenzialmente antidemocratica e totalitaria (quella d’ottobre)
- l’assoluta continuità storica e politica tra la rivoluzione d’Ottobre e lo stalinismo.
Per dimostrare queste tre “tesi” Francesca Mandelli viene meno a principi giornalistici elementari, in particolare nell’uso della lingua: proprio lei che ha attirato la nostra attenzione, in una squisita pubblicazione (Il direttore in bikini), sull’uso improprio della lingua.
Un piccolo esempio. Nel servizio in questione si ricorda che, su decisione dei bolscevichi, “Lo zar e la sua famiglia saranno barbaramente trucidati l’anno successivo”. Non può non saltare agli occhi il rafforzativo linguistico rappresentato da quel “barbaramente”, linguisticamente pleonastico dato che “trucidare” significa già “uccidere barbaramente”(Treccani online, Gabrielli, e altri). Quell’aggiunta del “barbaramente” non può che tradire un punto di vista personale. Un punto di vista che al limite potrebbe anche essere condiviso quale giudizio storico (lo zarismo era ormai liquefatto a tal punto che difficilmente un superstite in linea ereditaria avrebbe potuto in qualche modo rilanciarlo); persino Trotskj, come possiamo leggere nelle sue opere, trovò quella decisione infelice.
Tuttavia, ci sembra giornalisticamente discutibile mischiare, nella stessa espressione, il fatto (i Romanov sono stati uccisi) e il giudizio di valore (è un fatto deplorevole); anche perché il termine utilizzato “trucidare” implica già, come detto, un giudizio di valore. Senza voler dare lezioni di giornalismo (e meno che meno a Francesca Mandelli che, ci pare da quanto possiamo vedere, non ne ha alcun bisogno) ci sembra comunque di poter affermare che qui sia stata infranta una delle sue fondamentali regole.
D’altronde, se questo modo di procedere fosse giustificato, ogni volta che in un qualsiasi paese nel quale si applica la pena di morte vi fosse un’esecuzione, lo spirito democratico e sensibile dei giornalisti del TG dovrebbe spingerli ad aprire con la seguente notizia: “trucidato barbaramente a...”.O, ancora, in un servizio sugli ultimi giorni del fascismo, parlando della fucilazione di Mussolini e Claretta Petacci a Milano, si dovrebbe affermare che vennero “barbaramente trucidati”. O no?
Ma quello qui richiamato e commentato è un, piccolo, esempio di quanto il servizio fosse su ben altre questioni “orientato”. E per capirlo basta riprendere le frasi finali del servizio: “In sei mesi Lenin conclude la pace separata con gli imperi centrali, elimina tutti i partiti e impone con il terrore il dominio bolscevico. Una rivoluzione liberticida quella di ottobre, in contrapposizione con i principi libertari espressi dalla rivoluzione di febbraio che negavano l’autorità e la centralizzazione. Da lì in poi la via è tracciata. L’impero russo si trasformerà nell’impero sovietico con le sue utopie, le sue tragedie, la sua lunga scia di morte”.
Nemmeno Stéphane Courtois, l’autore del Libro nero del comunismo, avrebbe immaginato una tale maligna capacità di sintesi che illustra le tre “tesi” alle quali ho accennato qui sopra. Posizioni che andrebbero e potrebbero essere contestate nel dettaglio, cosa che non ci è possibile in questa breve lettera.
Vorremmo soffermarci solo su un aspetto che ci sembra decisivo: quello, contrariamente alla tesi esposta nel servizio, della assoluta discontinuità tra la rivoluzione russa, le speranze e le politiche da essa avviate (seppur tra errori ed incertezze) e la degenerazione burocratica sfociata nello stalinismo e nelle vicende che hanno portato, nel Novecento e tuttora, a far perdere ai termini “comunismo” e “socialismo” quella carica libertaria che Marx e la maggior parte della socialdemocrazia europea (del quale, non va dimenticato, tutto il movimento rivoluzionario russo si sente parte, perlomeno fino alla rivoluzione russa) gli avevano costantemente attribuito. Valgano per tutti gli scritti di Marx, ai quali Lenin si ispirerà, sulla Comune di Parigi.
Certo, i bolscevichi dopo la conquista del potere operarono scelte che oggi possiamo considerare degli errori, alcuni sicuramente fatali poiché avrebbero permesso lo sviluppo di quelle tendenze autoritarie e poi del regime staliniano con tutte le tragedie che esso ha comportato. Ma si è trattato di un processo lento, contraddittorio, favorito soprattutto dall’emergere, a partire dai primi mesi del 1918, di una guerra civile terribile, che mise a dura prova il giovane governo rivoluzionario, infliggendo alla popolazione sofferenze e privazioni che ricordavano quelle dei primi anni di guerra. È in questo contesto di una contro-rivoluzione armata, saldata dall’alleanza tra le forze interne e quelle internazionali (che difendevano i propri interessi in Russia, rimessi in discussione dalle decisioni del governo), che è possibile “capire” molte decisioni (compresi quelli che ci appaiono degli errori in una prospettiva storica) del governo bolscevico.
Come si può vedere si tratta di un dibattito difficile, complesso e ancora oggi oggetto di profonde discussioni storiche e che non può certo giustificare il tono perentorio, quasi apodittico, un po’ sicumerico delle frasi con le quali si regola la questione nella parte finale del servizio.
Fonte:mps.ti@bluewin.ch
martedì 31 ottobre 2017
giovedì 19 ottobre 2017
100 anni dall'Ottobre sovietico
Ottobre è un film del 1927 diretto da Sergej Mikhajlovič Ejzenštejn.
Guardalo su :
http://www.operaicontro.it/?p=9755748892
venerdì 13 ottobre 2017
La guerra messa a tacere dei Caraibi
Gli stati insulari dei Caraibi sono in prima linea in una guerra che non hanno provocato e nella quale sono i primi danneggiati: il cambio climatico.
Anche4 se gli effetti si accumulano con il contagocce, catastrofi come il recente passaggio di due uragani sono un duro ricordo del poco che si sta facendo per vincere la battaglia.
I principali mezzi di comunicazione descrivono con dettagli la devastazione provocata dai cicloni Irma e Maria nei Caraibi, dove più di un centinaio di persone sono morte, centinaia di migliaia hanno perso la casa e le infrastrutture di base di vari paesi sono state distrutte.
Di fatto però, poco si parla del fatto che i cicloni tropicali sono sempre più distruttivi e molto meno del sottosviluppo che incontrano al loro passaggio in una regione vulnerabile ai disastri naturali.
Le piccole nazioni insulari contano appena con industrie inquinanti, emettono una frazione dei gas con affetto serra e la loro traccia ecologica è tra le più basse del mondo. Indubbiamente la crescita del livello del mare minaccia la maggioranza dei loro abitanti che vivono vicino a spiagge paradisiache dove vanno in vacanza milioni di turisti.
Nello stesso tempo l’aumento di quasi due gradi della temperatura dell’acqua tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno, provocato dall’attività umana, come coincidono gli scienziati è combustibile per le tormente che devastano tra giugno e novembre.
«Noi come paese, come regione, non abbiamo cominciato questa guerra contro la natura, non l’abbiamo provocata. La guerra è venuta da noi », ha assicurato di recente nelle Nazioni Unite Roosevelt Skerrit, primo ministro di Dominica.
In un commosso discorso nell’Assemblea Generale, pochi giorni dopo che Maria aveva distrutto il suo paese con venti a 250 Km l’ora, Skerrit ha chiamato le grandi potenze ad occuparsi di questi fatti.
«Mentre i grandi paesi parlano le piccole isole soffrono» ha detto. «Necessitiamo azioni e le necessitiamo adesso».
Però le notizie che giungono dal nord danno poche speranze.
Il presidente del paese che ha maggiormente inquinato nella storia, gli Stati Uniti ha deciso d’abbandonare l’accordo di Parigi, il principale strumento internazionale per cercare di contenere l’aumento della temperatura globald nei prossimi decenni.
In quella stessa Assemblea Generale, il mandatario nordamericano si vantato dei 700.000 milioni di dollari che il suo paese destina alla guerra ogni anno.
Con una frazione di questo denaro si potrebbero ricostruire i ponti e le strade distrutti da Irma e Maria, erigere scuole e ospedali capaci di resistere alla forza dei venti categoria 5, disegnare case resistenti alle minacce e creare un fondo per la nazioni colpite.
I paesi industrializzati non solo sono responsabili e devono assumere i costi del cambio climatico che hanno provocato, ma hanno anche un debito storico per la schiavitù, il neocolonialismo e l’imperialismo che hanno lasciato sequele non meno visibili a scala globale.
Le isole cominciano a togliersi di dosso i danni provocati dalle tormente. Combinano lo spirito degli indios dei Caraibi, che respinsero i conquistatori europei per vari secoli, con il coraggio dei negri africani, la cui cultura e identità hanno resistito a secoli d’oppressione.
Non è la prima volta che lo fanno e se l’umanità non assume la propria responsabilità con il pianeta, non sarà nemmeno l’ultima ( Traduzione GM - Granma Int.)
Anche4 se gli effetti si accumulano con il contagocce, catastrofi come il recente passaggio di due uragani sono un duro ricordo del poco che si sta facendo per vincere la battaglia.
I principali mezzi di comunicazione descrivono con dettagli la devastazione provocata dai cicloni Irma e Maria nei Caraibi, dove più di un centinaio di persone sono morte, centinaia di migliaia hanno perso la casa e le infrastrutture di base di vari paesi sono state distrutte.
Di fatto però, poco si parla del fatto che i cicloni tropicali sono sempre più distruttivi e molto meno del sottosviluppo che incontrano al loro passaggio in una regione vulnerabile ai disastri naturali.
Le piccole nazioni insulari contano appena con industrie inquinanti, emettono una frazione dei gas con affetto serra e la loro traccia ecologica è tra le più basse del mondo. Indubbiamente la crescita del livello del mare minaccia la maggioranza dei loro abitanti che vivono vicino a spiagge paradisiache dove vanno in vacanza milioni di turisti.
Nello stesso tempo l’aumento di quasi due gradi della temperatura dell’acqua tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno, provocato dall’attività umana, come coincidono gli scienziati è combustibile per le tormente che devastano tra giugno e novembre.
«Noi come paese, come regione, non abbiamo cominciato questa guerra contro la natura, non l’abbiamo provocata. La guerra è venuta da noi », ha assicurato di recente nelle Nazioni Unite Roosevelt Skerrit, primo ministro di Dominica.
In un commosso discorso nell’Assemblea Generale, pochi giorni dopo che Maria aveva distrutto il suo paese con venti a 250 Km l’ora, Skerrit ha chiamato le grandi potenze ad occuparsi di questi fatti.
«Mentre i grandi paesi parlano le piccole isole soffrono» ha detto. «Necessitiamo azioni e le necessitiamo adesso».
Però le notizie che giungono dal nord danno poche speranze.
Il presidente del paese che ha maggiormente inquinato nella storia, gli Stati Uniti ha deciso d’abbandonare l’accordo di Parigi, il principale strumento internazionale per cercare di contenere l’aumento della temperatura globald nei prossimi decenni.
In quella stessa Assemblea Generale, il mandatario nordamericano si vantato dei 700.000 milioni di dollari che il suo paese destina alla guerra ogni anno.
Con una frazione di questo denaro si potrebbero ricostruire i ponti e le strade distrutti da Irma e Maria, erigere scuole e ospedali capaci di resistere alla forza dei venti categoria 5, disegnare case resistenti alle minacce e creare un fondo per la nazioni colpite.
I paesi industrializzati non solo sono responsabili e devono assumere i costi del cambio climatico che hanno provocato, ma hanno anche un debito storico per la schiavitù, il neocolonialismo e l’imperialismo che hanno lasciato sequele non meno visibili a scala globale.
Le isole cominciano a togliersi di dosso i danni provocati dalle tormente. Combinano lo spirito degli indios dei Caraibi, che respinsero i conquistatori europei per vari secoli, con il coraggio dei negri africani, la cui cultura e identità hanno resistito a secoli d’oppressione.
Non è la prima volta che lo fanno e se l’umanità non assume la propria responsabilità con il pianeta, non sarà nemmeno l’ultima ( Traduzione GM - Granma Int.)
mercoledì 4 ottobre 2017
USA: Evviva, non è terrorismo!
hthttp://www.militant-blog.orgtp://www.militant-blog.organt-blogttp://www.militilitant-blog.orgttp://www.militant-bhttp://www.militant-blog.orghttp://www.militant-blog.orglog.orghttp://www.militant-blog.org
http://www.militant-blog.org58 morti e 500 feriti dopo, il problema urgente del governo Usa era dichiarare al mondo che la strage “non è terrorismo”. Per anni ci è stato spiegato che il terrorismo, soprattutto quello degli ultimi due decenni, non aveva niente a che fare con la “politica” e poco con la religione. In realtà, ci spiegano i professori, la religione costituisce il pretesto attraverso cui individui instabili sfogano la propria insoddisfazione esistenziale. O qualcosa del genere. Eppure, quando si presenta davvero l’individuo “instabile”, eccolo ridotto a macchietta. Al cuore della questione, come abbiamo provato a scrivere più volte, c’è il fatto che il terrorismo fa paura proprio perché esprime una incontrovertibile natura politica, venga questa esplicitata o meno. L’uccisione di 58 persone (cioè più persone di tutti gli attentati in Europa nel 2017), e il ferimento di altre 500, rimangono confinate alla cronaca. La notizia durerà qualche ora, mentre domani ce ne saremmo già scordati. Perché? Perché Stephen Paddock, l’attentatore di Las Vegas, non è un militante politico e non combatte alcuna battaglia politica. L’Isis, al contrario, si, ed è questo che manda in corto circuito la gestione liberista della società. La sostanza politica dell’Isis è essenzialmente reazionaria, anche quando vorrebbe farsi portavoce degli interessi storici delle popolazioni arabe (come la lotta al colonialismo anglo-francese), ma questo incide poco sull’interpretazione di un soggetto in tutto e per tutto politico che utilizza metodi militari per portare avanti la propria posizione. L’Isis reintroduce nel mondo occidentale il conflitto e la violenza come opzione politica: questo è l’indicibile, per l’appunto mascherato nelle analisi mainstream che ascoltiamo e leggiamo sui principali organi di informazione. Tutti solerti nel negargli natura politica, eppure di fronte all’attentato terroristico (perché di questo si tratta a Las Vegas) veramente impolitico, tutti tirano il classico sospiro di sollievo: “non è terrorismo”, possiamo andare avanti. E’ questo, in buona sostanza, il motivo per cui cinque feriti in Canada fanno notizia più dei 58 morti a Las Vegas. O perché le 71 (settantuno) vittime per terrorismo negli Usa tra il 2005 e il 2015 fanno molto più scalporedelle 301.797 vittime per l’utilizzo di armi da fuoco nello stesso periodo.http://www.militant-blog.org
venerdì 15 settembre 2017
Svizzera italiana: I 25 anni de "La Regione"
Quanti auguri nell'edizione di giovedì 14 settembre.
Paginate intere, a pagamento, da parte degli addetti ai lavori, banche, aziende, enti pubblici e privati.
E ai comuni cittadini-lettori? Due righe per un grazie nella "spalla" del Direttore. Chissà quanti si saranno commossi.
Poi il carosello delle congratulazioni che contano, centellinate a dovere da chi fa andare avanti il giornale, la Pubblicità, vera e propria fata turchina a cui tutti, nel campo di battaglia mediatico, affidano le proprie sorti senza fare un cip.
Quanti "cip" invece, alla fine di ogni anno, indirizzati agli abbonati, allorché si tratta di far digerire aumenti di prezzo che ormai hanno scadenze più puntuali dei formulari per la dichiarazione dei redditi. E quante promesse di restare al nostro servizio, di informazione oculata, obbiettiva, libera. Anche qui, se si prendono per buone le indagini di mercato, molti si saranno commossi mettendo mano al portafoglio. Neanche uno che abbia avuto il bubbio che gli aumenti sarebbero andati a garantire gli "autorevoli" stipendi dei colonnelli di redazione ? Neanche uno che abbia sorriso (eufemismo) a leggere l'aggettivo "libera"? Certo, i professionisti della persuasione occulta sono abili, convincenti e furbi, ma se è vero che per ogni furbo c'è un bischero, qualcosa non quadra: Tutti bischeri o tutti coscienti che ciò che leggono è il contorno di quello che accade e che la sostanza sta altrove e nessuno, democraticamente, ha interesse a dirla?
domenica 3 settembre 2017
Mercenari in USA e in Svizzera (felix)
Aspiranti mercenari in USA:
https://secoursrouge.org/USA-Des-milliers-d-aspirants-mercenaires-exposes-par-une-faille-de-securite
Face à face à Standing Rock
Aspiranti mercenari in Svizzera:
Nessuna falla informatica, basta annotare, quartiere per quartiere, i nomi sulle cassette delle lettere. Il margine di errore sarà insignificante.
https://secoursrouge.org/USA-Des-milliers-d-aspirants-mercenaires-exposes-par-une-faille-de-securite
Face à face à Standing Rock
Aspiranti mercenari in Svizzera:
Nessuna falla informatica, basta annotare, quartiere per quartiere, i nomi sulle cassette delle lettere. Il margine di errore sarà insignificante.
giovedì 31 agosto 2017
La rossa primavera
Costituita la Fondazione La Rossa Primavera. La memoria e il presente.
Archivi, scritture militanti, campagne
fondrossaprimavera@gmail.com
venerdì 18 agosto 2017
Criminali di guerra.
https://secoursrouge.org/USA-Les-concepteurs-du-programme-de-torture-de-la-CIA-echappent-au-proces
Nessuno scrive,o indossa la maglietta con scritto "je suis Afghanistan/ Iraq/Siria/Somalia ...??? "
Nessuno scrive,o indossa la maglietta con scritto "je suis Afghanistan/ Iraq/Siria/Somalia ...??? "
giovedì 17 agosto 2017
I pensierini di J.F. Kennedy
Il comunismo non è mai andato al potere in un paese che non fosse smembrato dalla guerra o dalla corruzione, o da entrambe.
Omettendo che guerra e/o corruzione sono ( da sempre) le armi predilette del libero mercato per la sua dittatura planetaria.
Omettendo che guerra e/o corruzione sono ( da sempre) le armi predilette del libero mercato per la sua dittatura planetaria.
giovedì 10 agosto 2017
ONU sul Venezuela
Nazioni Unite, Nuova York, agosto 2017.
L’ambasciatore d’Egitto e presidente del Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) per questo mese, Amr Abdellatif Aboulatta, ha affermato che la situazione in Venezuela non rappresenta una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale.
«I fatti che accadono in Venezuela, ha detto, sono problemi interni, posizione che elimina l’analisi del tema nel Consiglio di Sicurezza della ONU.
Telesur ha informato che il rappresentante della ONU ha rilasciato queste dichiarazioni ai media di comunicazione, mentre si presentava il programma di lavoro del Consiglio per il mese d’agosto.
Le riflessioni del diplomatico si vincolano allo scenario che il Venezuela affronta attualmente, dato che nel paese, da aprile l’opposizione fomenta proteste violente e chiama un intento straniero per far cadere il Governo del presidente costituzionale Nicolás Maduro.
Gli Stati Uniti alla metà di maggio avevano portato il tema Venezuela alla consultazione del Consiglio di Sicurezza della ONU, ma senza dubbio non riuscirono ad ottenere un appoggio internazionale contro il paese sudamericano.
Notizie che non leggerete mai nei giornali del primo mondo "finanziarizzato" che alcuni figuri istituzionali, con ironico compiacimento, chiamano anche "democratico".
L’ambasciatore d’Egitto e presidente del Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) per questo mese, Amr Abdellatif Aboulatta, ha affermato che la situazione in Venezuela non rappresenta una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale.
«I fatti che accadono in Venezuela, ha detto, sono problemi interni, posizione che elimina l’analisi del tema nel Consiglio di Sicurezza della ONU.
Telesur ha informato che il rappresentante della ONU ha rilasciato queste dichiarazioni ai media di comunicazione, mentre si presentava il programma di lavoro del Consiglio per il mese d’agosto.
Le riflessioni del diplomatico si vincolano allo scenario che il Venezuela affronta attualmente, dato che nel paese, da aprile l’opposizione fomenta proteste violente e chiama un intento straniero per far cadere il Governo del presidente costituzionale Nicolás Maduro.
Gli Stati Uniti alla metà di maggio avevano portato il tema Venezuela alla consultazione del Consiglio di Sicurezza della ONU, ma senza dubbio non riuscirono ad ottenere un appoggio internazionale contro il paese sudamericano.
Notizie che non leggerete mai nei giornali del primo mondo "finanziarizzato" che alcuni figuri istituzionali, con ironico compiacimento, chiamano anche "democratico".
martedì 8 agosto 2017
Maradona Maduro ?
http://www.corriere.it/esteri/17_agosto_08/venezuela-maradona-maduro-pronto-combattere-contro-imperialismo-c0a41bf4-7c34-11e7-81a5-3e164bb23329.shtml
Si, dopo Cruiff, il fuoriclasse più ...maturo !
Si, dopo Cruiff, il fuoriclasse più ...maturo !
sabato 5 agosto 2017
In memoria di una grande donna
"Di errori ne ho fatti parecchi, di vigliaccate mai.
Non dimentico i torti subiti, spesso non li perdono, ma non mi vendico. La vendetta è volgare come il rancore. Questo mi dà una forza da leoni. Una forza che non mi fa avere paura di nulla"
Anna Magnani, attrice, 1908-1973
Non dimentico i torti subiti, spesso non li perdono, ma non mi vendico. La vendetta è volgare come il rancore. Questo mi dà una forza da leoni. Una forza che non mi fa avere paura di nulla"
Anna Magnani, attrice, 1908-1973
mercoledì 2 agosto 2017
Jeanne Moreau, una donna come si deve.
È morta ieri all'età di 89 anni Jeanne Moreau, icona del cinema francese. Nel 2012 fu ospite in una conversazione con il pamphlettista, Stéphane Hessel, autore del best-seller “Indignatevi”.
Pur affabile Jeanne Moreau, non risparmia all'interlocutore la durezza di un punto di vista differente: non è l'indignazione importante e decisiva, ma la ribellione, la rivolta, la rivoluzione. Ne riportiamo un estratto.
“Non ho mai detto a nessuno di essere indignata, ma tutta la mia vita è stata quella di una rivoltosa. Mi sono rivoltata contro l'autoritá paterna per arrivare a essere quella che sono. Da bambina mi sono rivoltata contro gli adulti, troppo coglioni. Ora potrei scalare le barricate ma disgraziatamente non ho piú l'età. Sono diventata rivoluzionaria troppo tardi. Gli scandali politici o finanziari si accumulano. Si parla senza sosta di trasparenza ma nel frattempo tutto è oscuro: l'abuso del potere, l'illusione del denaro"
Fonte:http://www.infoaut.org/culture/jeanne-moreau-la-rivoltosa#.WYGf_shnLfk.twitter
giovedì 27 luglio 2017
Svizzera felix: Corsa al nuovo ministro
http://www.ignaziocassis.ch/curriculum-vitae/
Il solo cassis che aiuta.
Potete
trovare le foglie di cassis in vendita al minuto in farmacia,in erboristeria,
oppure potete raccoglierle voi stessi direttamente in natura.
Il Cassis in
pelle, carne e ossa, invece, lo potete trovare a domicilio, in studio e in
parlamento soprattutto, quando si riuniscono i lobbisti delle s/cassa malati
private.
Alcuni si dicono
convinti di trovarlo prossimamente anche in consiglio federale.
Speriamo di no,
mica per lui ma per i cittadini comuni della Svizzera “felix”, cioè quelli che contribuiscono
ai suoi introiti con le proprie tasse, i premi e i balzelli per la sanità con
tutto il carrozzone che gli gira attorno.
Meglio, molto
meglio una tisana di cassis che una testa insubrica a palazzo.
giovedì 6 luglio 2017
G20 ad Amburgo.
È qui la festa !
Benvenuti all'inferno.
Questa è solo la "prima linea" di milioni di diseredati, precari e antagonisti.
Benvenuti all'inferno.
Questa è solo la "prima linea" di milioni di diseredati, precari e antagonisti.
martedì 27 giugno 2017
Cambogia 2017
http://www.corriere.it/esteri/17_giugno_25/cambogia-svenimenti-massa-fabbriche-nike-dell-asics-12b7d082-5982-11e7-8109-77a9e9fc44b1.shtml
Ridateci POL POT !
giovedì 15 giugno 2017
Dareste la vostra ditta in mano alla Caritas ?
Fonte:http://gas.social/
Facciamo un esempio. Voi, con un gruppo di amici entusiasti, avviate una startup. Ci mettete tanta passione, le cose funzionano bene, arrivate ad allargare la cerchia dei partecipanti, che volentieri si aggregano, diventate una cinquantina.
Poi arriva lo stato e decide che la vostra startup va coordinata e assume un tizio per farlo. Voi non siete nemmeno stati interpellati per sapere se siete d’accordo o no, ma dovete accettare che il vostro governo, o in questo caso il Dipartimento socialità e sanità a guida PPD, vi appioppi un tizio della Caritas a coordinare un lavoro che già facevate. E questo tizio, in barba al lavoro volontario che fate da anni e con cui avete creato tre magazzini e distribuito migliaia di capi di vestiario, viene pagato 50’000 franchi l’anno (a metà tempo, eh) per dirvi cosa fare e quando.
Se il DSS, che crea questi posti di lavoro per gli amichetti della Caritas, avesse impiegato quei soldi per coadiuvare i volontari, il risultato sarebbe certamente stato maggiore, sempre che il risultato sia voler aiutare i profughi invece degli amici. Ma si sa, i profughi non votano.
In tutta questa situazione il PS ha dormito (che novità!), al punto che chi ha fatto un’interpellanza in governo per chiedere lumi è stata Sara Beretta Piccoli, PPD pure lei. Naturalmente Beretta Piccoli è stata immediatamente bloccata da Fiorenzo Dadò, visto che le decisioni in merito al coordinatore Caritas sono state prese anche da Carmela Fiorini, compagna dello stesso presidente PPD.
Caritas, leggi Comunione e Liberazione, movimento legato a doppio filo sia al PPD che alla Lega, ha già firmato un contratto per un anno e mezzo: 75’000 franchi per coordinare, lo ripetiamo, dei volontari privati che raccoglievano beni di prima necessità e che si coordinavano benissimo da soli e per di più gratis!
Per il DSS di Beltraminelli e degli amici PPD tutto è regolare. Ma Lara Robbiani Tognina, presidente dell’associazione “DaRe – Diritto a Restare”, non ci sta. Una petizione online sta già cavalcando le onde del web per ribadire il diritto a gestire la cosa autonomamente senza quello che è, a tutti gli effetti, uno spreco dei soldi dei contribuenti ticinesi.
“Per noi è inaccettabile sottostare a Caritas, perché la merce che distribuiamo gratuitamente ci viene donata dalla popolazione, che spesso dichiara di preferirci a Caritas e alla Croce Rossa, che invece rivende la merce donata”- Dichiara Lara Robbiani Tognina – “ Due mesi fa, dopo aver annunciato a tutte le pensioni e protezioni civili che i buoni di 50 franchi per richiedenti l’asilo per acquistare vestiti presso la Caritas e la Croce rossa non erano più validi, l’ufficio di Carmela Fiorini ha chiesto alla nostra associazione di presentare un progetto per coprire tutte le richieste di vestiario provenienti dalle 17 strutture che accolgono richiedenti l’asilo. Abbiamo così inoltrato il nostro progetto, aspettando quindi una risposta dai responsabili cantonali. Dopo vari solleciti da parte nostra, un mese dopo ci siamo finalmente incontrati con Carmela Fiorini e Renato Bernasconi, capo dell’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento. Con nostra grande sorpresa ci hanno comunicato che l’autorità cantonale aveva conferito a Caritas il mandato di coordinare i volontari e le volontarie che si occupano di rifugiati nel nostro cantone. In altre parole, d’ora in poi la nostra associazione, che conta il maggior numero di volontari attivi sul territorio cantonale, dovrebbe sottostare a Caritas che, retribuita dal cantone, coordinerebbe anche le nostre attività! Teniamo a precisare che il nostro lavoro si era reso necessario proprio perché il servizio proposto da Caritas non funzionava, tanto che, per fare un paio di esempi concreti, a Bosco Gurin, anche se faceva già freddo, c’erano richiedenti l’asilo in abiti estivi e a Camorino c’erano ragazzi che non avevano nemmeno un ricambio di biancheria intima.
Sembra proprio che il caso Argo1, caso che nemmeno l’apposita commissione è riuscita a chiarire del tutto, non abbia insegnato nulla alla cadregopoli PPD. Parlare di pasticcio sarebbe riduttivo. Qua siamo di fronte a una strategia per acchiappare voti distribuendo prebende, un caso lampante di spreco, oltretutto, dei soldi pubblici, creando una funzione di per se stessa inutile. Questo agire rischia inoltre di uccidere l’entusiasmo dei volontari, creando a tutti gli effetti una falla umanitaria. Se anche voi siete indignati approfittatene.
martedì 6 giugno 2017
Venezuela: Guerra di classe
Da htthttp://www.militant-blog.org/p://www.militant-blog.org/
http://www.militant-blog.org/Nella notte tra il 3 e il 4 maggio è morto in ospedale Orlando Josè Figueras, il ragazzo chavista che qualche giorno fa era stato linciato e poi bruciato vivo dai “ribelli” che tanto piacciono a Repubblica, al Fatto Quotidiano e a certa sinistra europea, anche di movimento. Orlando era stato riconosciuto “colpevole” di avere la pelle e le idee del colore sbagliato, e per questo meritava di morire, almeno per i bianchi rampolli della borghesia che gli si sono avventati contro. Subito dopo il linciaggio la madre, che lavorava come domestica in casa di una famiglia antichavista, è stata licenziata in tronco dalla padrona di casa. Questo giusto per ribadire, a chi si masturba in rete guardando gli autobus bruciati dai guarimberos, qual è, in termini di classe, la natura dello scontro in corso in Venezuela. No podemos optar entre vencer o morir. Necesario es vencer!
domenica 4 giugno 2017
Dopo Cardiff
Juventus-Real Madrid: 1-4
venerdì 26 maggio 2017
L'ingegnere di Montecarlo
Giovanni Lombardi, lo svizzero- italiano di Montecarlo
L'ingegnere Di Montecarlo
Che dire ancora del ticinese delle “dighe a volta sottili”?
Nulla, dopo i “coccodrilli” dei quotidiani cantonali e i peana degli amici, colleghi e addetti ai lavori.
Il lustro e l’onore del cantone della Svizzera minore o, se preferite, della periferia insubrica dell’Italia che conta è salvo. Per un giorno possiamo sorvolare sulle ristrettezze politiche, culturali, economiche che ammorbano il quotidiano del cittadino comune.
L’ingegnere se n’è andato, lontano da dove nacque (Lugano) e da dove operò (Locarno/Minusio).
I funerali si svolgeranno altrove, sulla riviera francese, in quello che è stato fino a poco tempo fa il quarto paradiso fiscale al mondo, mandato in pensione dai diktat degli amici americani e dagli interessi strategici della finanza multinazionale.
Dove pagheranno le tasse adesso gli eredi dell’ingegnere?
Dove le ha pagate fino ad oggi il progettista visionario?
C’è qualche temerario al Dipartimento delle Finanze che si azzarda a calcolare il minor introito, suo e di altri commilitoni dalla livrea dorata, che, magari, avrebbe reso meno urgente la “campagna dei tagli” orchestrata in questi ultimi anni saccheggiando i redditi dei cittadini comuni ?
No?
Non avevo alcun dubbio.
domenica 14 maggio 2017
Lugano: Volantino fa annullare concerto
http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/05/12/news/bello_figo_concerto_annullare_skinhead-165283635/
Qual'è il problema?
Le stupidaggini di Bertini, i "nuovi" fasci, le bischerate del Quadri di turno, la "democrazia" vilipesa?
Oppure, più semplicemente (e pericolosamente) gli arresi di sempre?
Qual'è il problema?
Le stupidaggini di Bertini, i "nuovi" fasci, le bischerate del Quadri di turno, la "democrazia" vilipesa?
Oppure, più semplicemente (e pericolosamente) gli arresi di sempre?
mercoledì 10 maggio 2017
lunedì 1 maggio 2017
Festa del lavoro?
Bisognerebbe ri-definire alcuni sostantivi per obsolescenza incancrenita.
Lavoro:
Attività temporanea, retribuita simbolicamente, in regime di libertà provvisoria.
Volontariato:
Attività su chiamata, a tempo indeterminato, sostitutiva della prima, non retribuita e “socialmente” utile ai soliti furbi.
Invalidità lavorativa e sussidi vari
Enorme serbatoio sociale, finanziato dallo Stato, per calmierare gli effetti perversi della liberalizzazione del mercato che consente ai padroni di investire di meno e guadagnare di più.
Buon 1° Maggio, con relativa passeggiata, assieme a chi ha barattato"forza lavoro" per un piatto di lenticchie.
Lavoro:
Attività temporanea, retribuita simbolicamente, in regime di libertà provvisoria.
Volontariato:
Attività su chiamata, a tempo indeterminato, sostitutiva della prima, non retribuita e “socialmente” utile ai soliti furbi.
Invalidità lavorativa e sussidi vari
Enorme serbatoio sociale, finanziato dallo Stato, per calmierare gli effetti perversi della liberalizzazione del mercato che consente ai padroni di investire di meno e guadagnare di più.
Buon 1° Maggio, con relativa passeggiata, assieme a chi ha barattato"forza lavoro" per un piatto di lenticchie.
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