giovedì 4 giugno 2015

I grandi innominabili

Nel lontanissimo 1953, moriva uno che la storia ufficiale (dei padroni e dei sinistri quaquaraquà) ha sempre definito eccellente "cattivo". Nel suo paese, prima imploso e poi svenduto agli affaristi di ogni latitudine, un recente sondaggio lo pone ancora sul  podio più alto fra i personaggi che lì hanno vissuto e operato. Questo per dire cosa? Che nel nostro stupendo pianeta non esistono "buoni e cattivi" ma semplicemente uomini che, a seconda delle contingenze storiche, si impegnano a difendere categorie sociali o interessi personali. Questi ultimi lasciano ricchezze inimmaginabili ai loro eredi, gli altri un cappotto, due paia di stivali e un guardaroba personale ridotto al minimo necessario che un qualsiasi utente di "associazioni umanitarie" non degnerebbe della minima attenzione.





Il nostro personaggio nel 1902, a 24 anni



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