giovedì 1 agosto 2013

Yoani Sanchez

Yoani Sanchez, Cuba e le cose che contano davvero


C’è una giornalista cubana che viene da internet, assimilato fra il 2002 e il 2004 nella svizzera tedesca e in Germania durante i suoi studi all’estero, il cui iter professionale è curiosamente simile a quello di tanti blogger divenuti giornalisti per hobby, ai quali auguro di non ricevere le accoglienze riservate alla signora durante i loro prossimi dibattiti o conferenze pubbliche.
Il 28 aprile del 2013, ospite al Festival del giornalismo di Perugia, la cubana Yaoni Sanchez subisce delle contestazioni per il suo comportamento di “blogger-giornalista” svolto in patria. Una trentina di manifestanti filo-castristi occupa il palco per un quarto d’ora con bandiere, volantini lanciati in aria e intonando “Bella Ciao” fra le proteste della squadra di sostenitori che la “dissidente” si porta dietro in ogni paese visitato. Tant’è che da quando in febbraio è partita dall’Avana per il suo “giro del mondo in 80 giorni”, sempre ospite di ricchi editori anticastristi, le rimostranze si sono ripetute con puntuale continuità ovunque sia andata.
La cosa evidentemente non è stata ignorata dai media internazionali (con i “nostrani del Ticino” in bella evidenza) che, invece, fanno finta di nulla su cose ben più importanti che riguardano l’isola caraibica.
Quali per esempio? Evitando la tiritera sulle tante conquiste della Rivoluzione in campi come l’educazione, la ricerca medica e l’assistenza senza profitti ai popoli del terzo e quarto mondo, faccio presente un caso recente passato sotto assoluto silenzio dalla stampa del mondo “libero” per il semplice motivo che non permette loro di sbizzarrirsi nel giochetto preferito: Sparare a zero su Cuba.
Una lettera scritta dal Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, in veste ufficiale, dove si complimenta con il Comandante e con il suo popolo per aver raggiunto anticipatamente gli obiettivi del precedente vertice, non dovrebbe riscuotere almeno la giusta pubblicazione dai nostri illustri giornalisti?
In essa l’alto dirigente dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura si felicita per la meta raggiunta (dimezzare il numero di persone denutrite nel mondo prima del 2015) e ricorda un passo del discorso di Fidel pronunciato durante il vertice di Roma nel novembre del 1996: “Le campane che suonano oggi per chi muore di fame, suoneranno domani per l’umanità intera, se non vorrà, non saprà o non potrà essere sufficientemente saggia per salvare se stessa … e anche se fosse raggiunta la meta prefissata, non saprei che dire all’altra metà ancora soggiogata da un simile flagello”.

Da allora sono passati 17 anni e ancora 870 milioni di persone soffrono la fame nonostante l’abbondanza di alimenti prodotti perché non hanno entrate sufficienti per comprarle. Mi pare che la distanza fra quest’attestato e il cablogramma della Sanchez ai diplomatici americani, dove lamenta l'impossibilità di fare acquisti su internet tramite PayPal e annuncia che “simili angoscianti restrizioni alle libertà personali non possono che favorire un cambiamento, cioè la caduta del dittatore Castro”, sia stratosferica per tutti coloro che non si sono ancora bevuti il cervello.

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