mercoledì 12 settembre 2018

Bellinzona, Svizzera felix

Consiglieri di Stato, pena e vergogna!
Lo scorso 27 agosto, prendendo atto che malgrado la chiara e appurata situazione di illegalità, quattro dei cinque consiglieri di Stato continuano a percepire alcune indennità (in particolare quella di 300 franchi mensili per l’abbonamento telefonico), il deputato Matteo Pronzini si rivolgeva al Procuratore Generale con un breve scritto (reso pubblico) che così concludeva: “Poiché la conoscenza di questa situazione d’illegalità non ha provocato alcun ravvedimento da parte dei diretti interessati (con l’eccezione di Manuele Bertoli), le chiedo formalmente di verificare, intraprendendo gli atti procedurali che riterrà necessari, se i rilievi e le conclusioni concernenti l’elemento soggettivo contenuti in particolare nel secondo decreto d’abbandono adottato dal Suo predecessore rimangono validi a far tempo dallo scorso mese di marzo, o se deve invece essere promossa, contro i Consiglieri di Stato attualmente in carica, l’accusa per reato di abuso d’autorità o altri eventuali reati”.
Una segnalazione chiara e precisa, conseguente ad una risposta ad un’interrogazione parlamentare dello scorso mese di giugno dalla quale risultava evidente che le pratiche illegali continuavano malgrado fossero state chiaramente indicate come tali.
Un atto che qualsiasi altro parlamentare degno della carica che riveste avrebbe dovuto fare. Come noto è dovere dei deputati segnalare all’autorità inquirente qualsiasi situazione che presenti apparenza di illegalità.
Ora anche il più sprovveduto dei giuristi potrebbe dirci che la “querela” presentata da quattro consiglieri di Stato è, dal punto di vista giuridico, penosa. Non vi è nemmeno l’ombra di un estremo che possa in qualche modo configurare i reati vaneggiati dai consiglieri di Stato.
I quali si comportano come quell’automobilista che, richiamato da un agente di polizia per aver aver parcheggiato con la propria fuoriserie su un posto per disabili, se la prende querelando l’agente di polizia. Siamo a questo punto.
È tuttavia evidente la ragione di questa sortita: cercare di far pressione sul deputato dell’MPS Matteo Pronzini e sull’MPS, rei di aver denunciato il malandazzo. È ormai la linea sulla quale sono attestati tutti i maggiori partiti, a livello cantonale come a livello comunale (basti pensare alle denunce con le quali si spera di fermare la nostra azione sulla vicenda ABAD a Bellinzona).
Un tentativo, miserabile, di mettere un bavaglio ad una opposizione che fa il lavoro dell’opposizione e che non si prostra davanti ai diktat del governo. E non solo su questioni di carattere politico, ma anche su questioni che hanno una rilevanza etica fondamentale e attengono al rispetto delle leggi che, per primi, i membri del governo dovrebbero praticare.
Non sorprende che questo attacco del governo arrivi proprio in concomitanza con la diffusione di una perizia giuridica, voluta dalla commissione della gestione e redatta dal giurista del consiglio di Stato, che conferma come la richiesta inoltrata da Matteo Pronzini, tesa alla restituzione da parte dei consiglieri ed ex-consiglieri di Stato di quanto indebitamente percepito in materia di rimborso spese, sia legittima. In altre parole: forse saremo costretti a pagare quanto indebitamente ricevuto e allora denunciamo chi ci ha denunciato questo fatto. I querelanti dimostrano di avere lo spesso istituzionale della carta velina!
E non ci si venga a dire che ci sono altre questioni importanti per il Cantone: proprio su quelle (dalla lotta contro il dumping salariale alla difesa dell’Officina, dalla difesa degli ospedali pubblici fino alla
denuncia del malessere nelle case per anziani e in alcuni servizi sociali) l’MPS (e il suo deputato) sono stati protagonisti di campagne che hanno lasciato il segno.
Ci chiediamo: il rispetto della legalità, soprattutto da parte della massima autorità preposta a vigilare sul suo rispetto, non è forse una questione importante? Strano modo di riflettere da parte dei paladini della democrazia liberale.
L’MPS e il suo deputato affrontano con decisione e serenità questa situazione, sicuri che le denunce di illegalità riscontrate e dei comportamenti miserabili dei governanti e di chi li sostiene siano in sintonia con le aspirazioni di buona parte della popolazione ticinese. Che il proprio abbonamento telefonico se lo devono pagare per intero e fino all’ultimo centesimo.

Bellinzona, 12 settembre 2018
Comunicato MPS mps.ti@bluewin.ch 

lunedì 3 settembre 2018

Autogestione a Lugano



La memoria corta di Sergio Roic – di Carlo Curti

Polemiche a sinistra sui "Molinari"

Fonte:http://www.ticinolive.ch


Sulla Regione del primo settembre è possibile leggere la versione istituzionalizzata dell’autonomia luganese targata PS. Intendiamoci, niente di scandaloso, ognuno in questo mondo sbandato può scrivere ciò che gli piace, soprattutto se lo fa dalla seggiola giusta sotto i glutei. Per Roic tutto comincia negli anni 90 e racconta di un movimento aperto, culturalmente alternativo, democratico e tutto sommato pacifico. Peccato si sia dimenticato di ciò che accadde, proprio a Lugano, nella prima metà degli anni 70. Manifestazioni spontanee, tafferugli con la polizia comunale, sit-in sulla gratuità dei trasporti pubblici, dei libri scolastici, le campagne per i 1000 franchi di salario agli apprendisti, la simbolica occupazione del “Venezia” per salvarlo dagli appetiti di chi, a quel tempo, si faceva chiamare “Innovazione” e da scandalosi piani regolatori che hanno ridotto il centro cittadino a grande giostra di supermercati.
Eh sì, caro Roic, la storia se si decide di raccontarla, bisogna farlo per intero. Il libro di Roberto Raineri-Seith “il luogo che non c’è” (edizioni Casagrande 1997) potrebbe aiutarla con poca spesa. Se poi decidesse di non ricalcare le orme di chi allora era “rivoluzionario” e oggi sinistrato, può sempre avvalersi della consultazione del mio archivio personale.
Questo per aiutarla a non cadere nel vizietto storico della socialdemocrazia: Definire provocatore chi osa andare oltre lo stato presente delle cose.

giovedì 30 agosto 2018

Quando i socialdemocratici avevano (almeno) le palle e pagavano di persona.


Mosca,30 agosto 1918
Attentato al termine di un comizio alla fabbrica Mihelson di Mosca per il leader sovietico V.I.Lenin.
Mentre sta per salire in auto una donna gli spara tre colpi di pistola, ferendolo.

"Il mio nome è Fanya Kaplan. Oggi ho sparato a Lenin. L'ho fatto da sola di mia propria iniziativa. Non rivelerò chi mi ha procurato la pistola. Non darò nessun dettaglio. Decisi di uccidere Lenin molto tempo fa. Lo considero un traditore della rivoluzione. Fui esiliata ad Akatui per aver partecipato a un attentato contro un ufficiale zarista a Kiev. Ho passato 11 anni in un duro campo di lavoro. Dopo la rivoluzione, fui liberata. Ero favorevole all'Assemblea Costituente e lo sono ancora adesso".

La Kaplan fu giustiziata con un colpo di pistola alla nuca, quattro giorni dopo, e il cadavere cremato. L'ordine partì da Jakov Sverdlov che, sei settimane prima, aveva ordinato l'uccisione dello zar Nicola II e dalla sua famiglia.



sabato 18 agosto 2018

La repubblica delle stragi e dei funerali di Stato

Sabato a Genova ci saranno i funerali di stato di una parte delle vittime del crollo del ponte di Genova.


Il termometro della rabbia nei confronti delle autorità la fornisce la fredda statistica sulle «adesioni» ai funerali di Stato. Su 38 vittime (accertate) sabato, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella  e sotto gli occhi dell’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco — ci saranno soltanto 14 bare. Per 17 morti i parenti hanno preferito le esequie nei luoghi di origine, non senza risentimento. Per i rimanenti 7 si deciderà nelle prossime ore.

Domani a Genova ci saranno le massime autorità: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, il presidente della Corte costituzionale, Giorgio Lattanzi, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con i vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il governo al completo, il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, il Comandante generale dell’Arma dei carabinieri Giovanni Nistri, il governatore della Liguria, i vertici delle istituzioni genovesi, il Capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, il Capo del Dipartimento dei vigili del fuoco Bruno Trattasi.

Le autorità faranno la loro passerella. Forse qualcuno prenderà la parola per dire che simili stragi non capiteranno mai più. Quante volte li abbiamo sentiti. Poi ci sarà una nuova strage.

Per gli operai le massime autorità non pensano alla farsa dei funerali di stato. Solo fino ad oggi nel 2018 sono già 400 gli operai vittime della strage nelle fabbriche.  Se si contano gli operai morti nel tragitto per andare al lavoro le vittime sono 650. Non è mai colpa  dei padroni. Non è mai colpa della loro ricerca del profitto più alto.

Per gli operai le massime autorità politiche dello stato dei padroni non sprecano neanche più le parole. I sindacati confederali parlano ogni volta di cultura della sicurezza.

Politici e sindacalisti nascondono i responsabili di queste stragi e il loro motivo: i padroni e la ricerca di un profitto sempre più alto.

Lo stesso capita a Genova. Benetton è libero di circolare, dopo 40 morti. Il governo  minaccia di revocare la concessione ad Autostrade di Benetton. Revocare la concessione a Benetton, non riporterà in vita gli uccisi. La magistratura indagherà e forse tra venti anni arriverà ad una conclusione. Per la strage di Ustica, con 81 morti, si aspetta una sentenza da 38 anni. Intanto nessuno tocca il padrone. Intanto nessuno tocca i profitti.

Per eliminare queste stragi occorre eliminare i padroni e il loro profitto.

Un operaio di Genova

Fonte:http://www.operaicontro.it

giovedì 9 agosto 2018

Sul Nicaragua

https://www.forumalternativo.ch/2018/08/05/nicaragua-meno-fake-news-e-pi%C3%B9-oggettivit%C3%A0-prego/


Sì, ma quando si fanno concessioni alla chiesa e al padronato, poi si raccolgono gli stracci e il malcontento strumentalizzato.

sabato 4 agosto 2018

Memoria e comunicazione

Quando assisto alla facilità vertiginosa con cui degli adolescenti, anzi dei bambini, si impadroniscono di nuovi gadget, della maestrìa con cui manovrano i tasti, i pulsanti, deputati alle più complesse operazioni, mi chiedo fino a che punto questa immane espansione delle conoscenze segnaletiche e informative vada a scapito dei faticosi sentieri della memoria e di quelli - un tempo beati - della fantasia creatrice.

Gillo Dorfles (1910-2018)

L'umanista che ha osservato il mondo per 107 anni, con uno sguardo attento e ironico