giovedì 30 agosto 2018

Quando i socialdemocratici avevano (almeno) le palle e pagavano di persona.


Mosca,30 agosto 1918
Attentato al termine di un comizio alla fabbrica Mihelson di Mosca per il leader sovietico V.I.Lenin.
Mentre sta per salire in auto una donna gli spara tre colpi di pistola, ferendolo.

"Il mio nome è Fanya Kaplan. Oggi ho sparato a Lenin. L'ho fatto da sola di mia propria iniziativa. Non rivelerò chi mi ha procurato la pistola. Non darò nessun dettaglio. Decisi di uccidere Lenin molto tempo fa. Lo considero un traditore della rivoluzione. Fui esiliata ad Akatui per aver partecipato a un attentato contro un ufficiale zarista a Kiev. Ho passato 11 anni in un duro campo di lavoro. Dopo la rivoluzione, fui liberata. Ero favorevole all'Assemblea Costituente e lo sono ancora adesso".

La Kaplan fu giustiziata con un colpo di pistola alla nuca, quattro giorni dopo, e il cadavere cremato. L'ordine partì da Jakov Sverdlov che, sei settimane prima, aveva ordinato l'uccisione dello zar Nicola II e dalla sua famiglia.



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