sabato 26 maggio 2018

Chiusura di un quotidiano

Il Giornale del Popolo ha tirato gli ultimi.


Don Alfredo Leber l’aveva aperto novantadue anni fa, in un Ticino ancora rurale, per dare una mano nostrana a“far muro” al comunismo; Valerio Lazzeri, vescovo attento alle regole dell’economia finanziarizzata, l’ha portato in Pretura giovedì scorso. Chiuso, fertig, stop.
Morto un papa se ne fa un altro? Speriamo di no; anche perché l’unico problema serio che lascia la vicenda non è certamente l’avvenire professionale dei colonnelli in redazione, semmai quello dei salariati semplici. Vedrete però che con appoggi, spintarelle, cinguettii e passaparola, questi non saranno certo costretti a fare spesa a Tavolino magico.
Rifuggo dal politicamente corretto e aggiungo che un quotidiano in meno non cambia di una virgola l’informazione(eufemismo!) complessiva proposta ai cittadini di questo Cantone, men che meno se essa viene (veniva) da sponde bagnate ancora con l’acqua santa.
E poi gli interessati hanno un’opzione di cui molti loro simili non possono avvalersi: Affidare ciò che resta del proprio futuro professionale alla divina provvidenza. Mi pare che  questo sia il momento opportuno per vedere se funziona!
O no?






La redazione e il frate "ricevi oboli"

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