domenica 22 febbraio 2015

Svizzera italiana 2015:Operai e schiavi? O così o il fucile!

Exten, terzo giorno. La testimonianza di uno degli operai: “Speriamo di porre presto la parola fine. Ma noi vogliamo lavorare, non essere schiavi”

Uno dei dipendenti in sciopero racconta come stanno vivendo questi giorni: “Eravamo pronti al compromesso, ma quando hanno cacciato la segretaria hanno ucciso gli animi"
MENDRISIO/ Cantone Ticino – Lo sciopero prosegue. “I lavoratori di Exten, durante l’assemblea di sabato pomeriggio hanno deciso di continuare”, racconta Vincenzo Cicero di Unia dal presidio. “C’è stato anche un momento di sfogo per la rabbia nei confronti dell’attitudine dimostrata dall’azienda. Hanno quasi fretta di rientrare, per non perdere la fiducia dei loro clienti e garantire un futuro solido all’azienda che con il suo atteggiamento sta facendo il contrario”.
Durante l’assemblea è stato anche eletto un comitato di sei lavoratori che accompagnerà il sindacato nel corso delle prossime trattative. Quando queste avverranno, non è ancora dato sapere. “Attendiamo un gesto dalla direzione”, commenta Cicero. Intanto, con l’appoggio dei lavoratori, Unia si prepara a promuovere l’appello di solidarietà lanciato ieri: una raccolta firme in sostegno dei dipendenti di Exten, ma anche di invito alle istituzioni, alla politica e alle associazioni padronali ad intervenire “per la tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori”.
"Vogliamo lavorare, non essere schiavi"
La prossima assemblea è prevista per lunedì e intanto il presidio continua. Un mezzo di Unia, con striscioni e bandiere blocca l’ingresso della ditta e nel pomeriggio gli operai si sono attrezzati con un tendone e un fuoco per contrastare il freddo, la pioggia e la neve di queste ore. “Non mi aspettavo un’organizzazione così grande da parte del sindacato. Stiamo ricevendo davvero un grande appoggio”, commenta Fabio Galano, dipendente parte del comitato di sciopero che a Liberatv ha raccontato come lui e i suoi colleghi stanno trascorrendo questi giorni.
“Ci organizziamo con dei turni. Speriamo che si arrivi presto a una soluzione, perché non stiamo vivendo bene questo sciopero: vorremmo al più presto tornare a lavorare. Ora speriamo che lunedì ci sia questo nuovo incontro con la direzione e che possa portare a qualcosa”.
Insomma, la speranza è quella di porre presto la parola fine a uno sciopero, racconta, “iniziato con gran paura da parte di tutti: abbiamo mutui, famiglie da mantenere, molti di noi rappresentano l’unico reddito in casa e fanno fatica ad arrivare a fine mese… Da parte di tutti c’era timore, ma la nostra forza è stata quella di riunirci e mostrarci compatti e decisi contro questa misura davvero troppo pesante. Adesso speriamo si vada al più presto verso una fine e di poter riprendere a lavorare”.
I segnali, dall’azienda, non sembrano però esser incoraggianti. A pesare sulla scelta di continuare lo sciopero, oltre al mancato riconoscimento delle richieste espresse dai lavoratori, anche l’episodio avvenuto venerdì quando la segretaria della ditta, impiegata storica di Exten, è stata allontanata in malo modo.
“Proprio così. È una persona dolcissima e davvero buona, è qui da 30 anni e conosce vita morte e miracoli dell’azienda. È inammissibile quanto è accaduto e ha ucciso ancora di più gli animi: se prima avevamo lasciato uno spiraglio di possibilità di incontro, dicendoci pronti ad accettare una decurtazione fino al 15% del nostro stipendio, ora abbiamo chiuso tutte le porte. Ci teniamo all’azienda come operai, ci dà il pane. Ma la dignità è una sola: noi vogliamo lavorare e non essere schiavi”.
Galano lavora ad Exten da otto anni ormai e il clima, racconta, era quello di molte altre aziende. “Fino a due o tre anni fa si lavorava senza problemi. C’erano evidentemente degli screzi interni, come capita dappertutto, nessuno però si era mai lamentato del salario. Ma quando si va a toccare il portafoglio dei lavoratori in maniera così grande… non ci ha più visto nessuno!”
Toccare il portafoglio e senza spiegazioni: come ha ribadito più volte anche Unia nel raccontare del caso, la decurtazione del 26% per i frontalieri e del 16% per i residenti è stata ‘imposta’ senza che la misura venisse motivata con la presentazione della situazione finanziaria dell’azienda o con piani di rientro.
“Noi eravamo ben disposti a venire in contro all’azienda e a rinunciare a una parte del salario, ma il 26%? ...mi stanno dicendo che è una cosa mai successa in Ticino. Noi possiamo basarci solo sulle voci, perché non è stato presentato uno straccio di foglio di negatività, e da quello che hanno detto l’azienda economicamente sta bene. E a tre settimane dalla variazione del franco non può già essere così in crisi; questa non è solo la mia opinione, ma anche quella di tutti gli altri”.
Se l’atteggiamento dell’azienda non ha aiutato a conciliare gli animi, qualcosa di positivo è emerso ed è la solidarietà dimostrata dagli altri lavoratori, come quelli delle Ferriere, che a loro volta hanno ricevuto il sostegno dagli operai di Exten. “Non solo, oltre alla vicinanza di Unia e dei colleghi che ora posso chiamare amici, ci ha colpito la solidarietà dimostrataci da altri lavoratori, ma anche da alcuni cittadini del Mendrisiotto che sono venuti a portarci da mangiare”
Fonte: Liberatv

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