giovedì 24 aprile 2014

Il Fidel Castro che io conosco

 Un ritratto del presidente cubano  tratteggiato dal grande scrittore colombiano, Gabriel Garcìa Marquez

 (Fonte:"SEMANARIO REBELDE" (8/7/2004). TITOLO ORIGINALE: "EL FIDEL CASTRO QUE YO CONOZCO".




- La sua devozione per la parola.

- Il suo potere di seduzione.

- Sa dove cercare i problemi.

- L’ispirazione impetuosa è propria del suo stile.

- Le sue letture riflettono molto bene l’ampiezza dei suoi gusti.

- Ha smesso di fumare per avere autorità morale nella lotta contro il tabagismo.

- Gli piace realizzare ricette di cucina con una specie di fervore scientifico.

- Si mantiene in eccellenti condizioni fisiche con varie ore di ginnastica quotidiana e con il nuoto.

- Pazienza invincibile.

- Disciplina ferrea. 

- La forza dell’immaginazione lo attrae verso gli imprevisti.

- Imparare a riposare è tanto importante quanto imparare a lavorare. Affaticato dalla conversazione, riposa conversando.

- Scrive bene e gli piace farlo.

- Il maggiore sprone della sua vita è l’emozione del rischio.

- La tribuna dell’improvvisatore sembra essere il suo perfetto ambiente naturale. Inizia sempre con voce appena percepibile, con un avvio incerto, ma profitta di qualsiasi lampo per guadagnare terreno, palmo a palmo, fino a che, con una specie di grande zampata, inchioda l’uditorio. È l’ispirazione: lo stato di grazia irresistibile e abbagliante, che negano solo quelli che non hanno avuto la gloria di viverlo.

- È antidogmatico per eccellenza.

- José Martí è il suo autore preferito e ha avuto il ruolo di incorporare il suo complesso di idee al torrente sanguigno di una rivoluzione marxista.

- L’essenza del suo pensiero potrebbe essere nella certezza che lavorare con le masse vuol dire fondamentalmente occuparsi degli individui. Questo potrebbe spiegare la sua fiducia assoluta nel contatto diretto.

- Ha una lingua per ogni occasione e un modo diverso di persuasione a seconda dei diversi interlocutori. Sa mettersi a livello di ognuno e dispone di una informazione vasta e varia che gli permette di muoversi con facilità in qualsiasi ambiente.

- Una cosa si sa con sicurezza: ovunque, comunque, con chiunque sia, Fidel è lì per vincere.

- Il suo atteggiamento verso la sconfitta, anche nei più piccoli atti della vita quotidiana, sembra obbedire ad un logica personale: non l’ammette, e non ha pace fino a che non riesce ad invertire i termini e convertirli in vittoria.

- Nessuno è più ossessivo di lui quando si mette in testa di giungere al fondo di una qualsiasi cosa.

- Non conosce progetto, colossale o millimetrico, in cui non si impegni con una passione accanita. Specialmente se deve affrontare un’avversità. Mai come in questo caso appare in migliore forma, di migliore umore. Una persona che crede di conoscerlo bene un volta gli disse: "Le cose devono andare molto male, perché lei è brillante".

- Le reiterazioni sono uno dei suoi modi di lavorare. Per esempio: il tema del debito estero dell’America Latina era apparso la prima volta, nei suoi discorsi, un paio di anni fa; poi si è andato evolvendo, ramificando, approfondendo. La prima volta ne parlò come fosse una semplice conclusione aritmetica: il debito era impagabile. In seguito comparvero, per gradi, altre osservazioni: le ripercussioni del debito sull’economia dei Paesi; il suo impatto politico e sociale, la sua influenza decisiva per le relazioni internazionali, la sua importanza provvidenziale per una politica unitaria dell’America Latina… fino ad una visione complessiva, che espose in una riunione internazionale convocata in merito e di cui il tempo ha dimostrato la validità.

- La sua più rara virtù di politico è la facoltà di intravedere l’evoluzione di un fatto fino alle conseguenze remote, facoltà che non esercita per illuminazione, ma come risultato di un ragionare arduo e tenace.

- È assistito in modo sommo dalla memoria, che usa fino ad abusarne nel sostenere discorsi o chiacchierate private con ragionamenti incalzanti e operazioni aritmetiche di incredibile rapidità. Chiede in soccorso una informazione incessante, ben masticata e digerita.

- Comincia ad accumulare informazioni da quando si sveglia. Fa colazione con non meno di 200 pagine di notizie dal mondo intero. Durante il giorno gli fanno giungere informazioni urgenti ovunque si trovi, legge ogni giorno una cinquantina di documenti e a questo si devono aggiungere i rapporti dei servizi ufficiali e dei suoi visitatori, e tutto quanto possa interessare la sua curiosità infinita.

- Le risposte devono essere esatte, perché è capace di scoprire la minima contraddizione in una frase casuale.

- Altra sua fonte di vitale informazione sono i libri. È un lettore vorace. Nessuno si spiega come gli avanzi del tempo, né quale metodo adotti per leggere tanto e con tanta velocità. Lui sostiene che non ha nessun metodo speciale. È capitato molte volte che abbia preso in mano un libro una mattina e la mattina dopo lo abbia commentato. Legge l’inglese ma non lo parla. Preferisce leggere in spagnolo e a qualsiasi ora è disposto a leggere un foglio che gli capiti tra le mani.

- È lettore abituale di temi economici e storici. È un buon lettore di letteratura e la segue con attenzione.

- Ha l’abitudine di porre interrogativi rapidi, domande in successione, a raffica, fino a scoprire il perché del perché del perché finale.

- Quando un ospite latinoamericano gli dette un dato approssimativo sul consumo di riso dei suoi compatrioti, egli fece i suoi calcoli mentali e disse: Che strano che ognuno consumi più o meno quattro libbre di riso al giorno!

- La sua tattica principe è quella di chiedere su cose che sa per confermare i dati in suo possesso. In qualche caso per misurare il calibro del suo interlocutore e trattarlo di conseguenza. Non perde occasione di informarsi.

- Durante la guerra in Angola descrisse una battaglia con tale minuziosità, in un ricevimento ufficiale, che fu difficile convincere un diplomatico europeo che Fidel Castro non aveva partecipato ad essa. La relazione che fece della cattura e dell’assassinio del Che, quella che fece dell’assalto al palazzo de la Moneda e della morte di Salvador Allende o quella che fece sui disastri del ciclone Flora furono grandi reportages parlati.

- La sua visione dell’America Latina nel futuro è la stessa di Bolívar e Martí, un’unica comunità autonoma, capace di muovere i destini del mondo.

- Il Paese del quale sa di più dopo Cuba sono gli Stati Uniti. Conosce a fondo l’indole degli statunitensi, le loro strutture di potere, le seconde intenzioni dei loro governanti, e questo lo ha aiutato a destreggiarsi nella tormenta incessante dell’embargo.

- In un’intervista di varie ore si sofferma su ogni tema, si avventura per sentieri impensati senza mai esimersi dalla precisione, cosciente che una sola parola usata male può causare danni irreparabili. Non si è mai rifiutato di rispondere a delle domande, per provocatorie che fossero, né ha mai perso la pazienza.

- Gli nascondono la verità per non causargli maggiori preoccupazione di quelle che ha: lo sa. A un funzionario che lo fece, egli disse: Mi nascondono delle verità per non inquietarmi, ma quando alla fine lo scopro mi sento morire per l’impressione di dover affrontare tante altre verità che possono aver tralasciato di dirmi. Le più gravi, tuttavia, sono quelle che mi vengono nascoste per coprire deficienze, perché, a fianco degli enormi successi che sostengono la Rivoluzione – successi politici, scientifici, sportivi, culturali – c’è una incompetenza burocratica colossale che riguarda quasi tutti gli ordini della vita quotidiana, e in special modo la felicità della vita familiare.

- Quando parla con la gente della strada, la conversazione riacquista l’espressività e la franchezza diretta degli affetti reali. Lo chiamano per nome: Fidel. Gli si fanno intorno, gli danno del tu, ci discutono, lo contraddicono, lo chiamano, in un canale di trasmissione immediata attraverso il quale circola la verità a fiotti. È allora che si manifesta l’essere umano insolito, che il riflesso della sua stessa immagine non lascia vedere. È questo il Fidel Castro che credo di conoscere: un uomo dagli austeri costumi e illusioni insaziabili, con una formale educazione all’antica, dalle parole prudenti e dai modi garbati, incapace di concepire idea che non sia fuori del comune. Sogna che i suoi scienziati trovino il farmaco risolutivo contro il cancro e ha creato una politica estera da potenza mondiale in un’isola 84 volte più piccola del suo principale nemico.

- È convinto che l’obiettivo maggiore dell’essere umano sia la buona formazione della coscienza e che gli stimoli morali più che quelli materiali siano capaci di cambiare il mondo e far fare passi avanti alla storia.

- L’ho ascoltato, nei suoi rari momenti di rimpianto, evocare le cose che avrebbe potuto fare in un altro modo per dare più tempo alla vita.

- Quando, nel vederlo schiacciato dal peso del destino di tanti altri, gli ho chiesto cosa era quello che più avrebbe voluto fare in questo mondo, mi ha risposto di getto: rifugiarmi in un angolo.

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