sabato 26 aprile 2014

I silenzi dei genitori e quelli dei figli


Qualcuno crede ancora nella spinta propulsiva della famiglia? Alzi pure la mano; se lo fa lealmente non avremo certo difficoltà di conteggio per stabilirne il numero. Prima però stabiliamo un po’ di regole:
-          Non contano i politici, i politicanti e lo stuolo di reggicoda che bazzicano nei dintorni. Quando non sanno più cosa dire è la famiglia il due di briscola da calare per ingraziarsi gli ultimi rimasugli di potenziali simpatie.
-          Per motivi simili, ma non solo, non contano le falangi di preti, suore, monache e prelati che, in questi tempi sbandati, le tentano tutte per acchiappare qualche“pesce”.
-          Fuori dal conteggio pure gli opportunisti e gli ignavi, individui che se Dante mise nell’anticamera del suo Inferno, qualche motivo l’avrà pure avuto; figuriamoci oggi!
-          Fuori i figli microfonati, che non salutano, che danno del tu a chi nemmeno conoscono, aprono il frigo e mangiano quando vogliono, studiano per la nota e il foglio di carta in camere attrezzate come call center.
-          Stessa sorte per i genitori che parlano solo di lavoro e carriera. Muti a tavola perché “quando si mangia non si parla”, e muti anche quando i pargoli si sdraiano sui sedili dei mezzi pubblici occupando più posti.
-          Fuori infine gli studenti che si riconoscono, stando magari zitti, nel giovanotto di quarta liceo (indirizzo economico!) che garantisce al docente la propria disponibilità a fare il guardiano di qualunque lager se lo stipendio fosse ottimo.
Ecco, stralciati quelli che s’identificano nelle “doti “esposte, resta a mala pena il numero per formare la rosa ufficiale di una squadra di calcio. Risultato incoraggiante se non fosse per gli ostacoli che incontrerebbe a iscriversi ai vari tornei, trovare finanziatori, equità negli arbitri e pubblico sportivo durante le trasferte.
In ogni caso sarebbe destinata a lottare sempre per non retrocedere, da cosa poi non si capisce bene.

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