sabato 15 marzo 2014

Due storie a confronto

Ueli Hoeness, 2009









Ettore Filippi, 1981



Italiani brava gente e tedeschi tutti d’un pezzo? Forse poco più di 150 anni fa, prima è impossibile perché l’Italia non esisteva come nazione. È di questi giorni la notizia di due ruzzoloni fatti da personaggi mediamente noti nei due paesi.
Il signor Uli Hoeness, ex calciatore della “manschaft” e presidente del Bayern Monaco, è stato condannato, con sentenza di primo grado, a tre anni e sei mesi di carcere per aver evaso 27,2 milioni di euro. Il vecchio bomber ha già annunciato le dimissioni dalla presidenza della società calcistica. Ma non solo. Hoeness ha anche spiegato che rinuncerà alla richiesta di appello nel processo a suo carico: andrà in carcere. «Dopo essermi consultato con la famiglia ho deciso di accettare la sentenza della corte di Monaco. Ho chiesto ai miei avvocati di non presentare appello, in linea con la mia idea di decenza, comportamento e responsabilità personale. Evadere le tasse è stato l’errore della mia vita, affronto le conseguenze di questo errore».Di fronte ai magistrati aveva ammesso, a sorpresa, di aver evaso una quindicina di milioni su un contro cifrato in Svizzera. Dopo un'ulteriore verifica da parte delle autorità è emersa un’evasione di oltre 27 milioni di euro che, appunto, i suoi legali non hanno contestato.
Più a sud, uno dei tanti “servitori dello stato”, e “eroe nella lotta al terrorismo”, tal Ettore Filippi, settantadue anni, poliziotto doc, è inciampato su una mazzetta da 130 mila euro. Il suo capolavoro per la storia patria non è ovviamente questo ma risale al lontano 4 aprile 1981. Quel giorno, grazie alla complicità del confidente di turno, mette fine alla latitanza di Mario Moretti ed Enrico Fenzi, due dei massimi dirigenti delle Brigate Rosse. È l’inizio di una carriera scintillante che poi, come capita spesso, si travasa in politica.
Ed è proprio il periodo in cui era vice sindaco a Pavia nella giunta di centrosinistra, fra il 2005 e il 2009, a metterlo nei guai; avrebbe esercitato pressioni sugli uffici tecnici del Comune per concedere sanatorie edilizie. Insomma, si sarebbe dato da fare per mettere a posto, con la sua bacchetta da amministratore, alcune costruzioni irregolari realizzate dai suoi amici. I soldi sarebbero finiti poi sui conti di alcuni comitati elettorali legati all'ex poliziotto e a una sua società che si occupava di pubblicità ed eventi. Nell'indagine, che si divide in due filoni, è stato arrestato anche un imprenditore edile e sono indagati un docente universitario e un ex dirigente del comune di Pavia. Così un presente avvilente sembra travolgere un passato glorioso. Ma visti i precedenti conviene attendere: Filippi combatterà per dimostrare la sua innocenza e difendere con il curriculum personale anche un pezzo di storia patria.
Ecco la differenza con il caso tedesco citato in apertura: lassù, ogni tanto, c’è qualcuno che ha la forza di ammettere i propri errori, nella repubblica europea delle banane invece … quando mai?

Due razze di uomini. L’una sbaglia e paga. L’altra giustifica anche il crimine pur di ricavarne, o salvaguardare, vantaggi e onori. Indovinate quale vince a mani basse.

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