Ti fregano la tassa di collegamento intascata
indebitamente? Arrangiati, a Zali (e ai suoi sodali di governo) non gliene può
fregare di meno!
Ci sono alcune migliaia di lavoratori e
lavoratrici che da anni pagano la tassa di collegamento. Da quando cioè il
Parlamento ne votò la introduzione. La messa in vigore (e l’incasso da parte
del cantone) vennero poi sospese a seguito del ricorso evaso solo di recente
dal Tribunale federale.
Questi ha confermato la validità di questa tassa;
ma il governo si è affrettato a dichiarare che comunque l’incasso della stessa
non poteva avere effetto retroattivo e che quanto prima si sarebbe deciso la
nuova data di entrata in vigore.
Tuttavia da almeno tre anni ormai molte delle
aziende sottoposte a tale tassa (e che hanno scaricato sui lavoratori) hanno
continuato a percepirla.
Abbiamo già segnalato che vi sono casi nei quali
ai lavoratori e alle lavoratrici interessati è stato prelevata complessivamente
una somma di alcune migliaia di franchi: una somma, a questo punto, prelevata
indebitamente, alla luce della decisione del TF e del governo quanto alla
rinuncia alla retroattività.
Normale quindi che chiedessimo (e lo abbiamo
fatto con un’interpellanza - https://mps-ti.ch/2020/06/tassa-di-collegamento-milioni-di-franchi-incassati-indebitamente-dalle-imprese/)
che cosa intendesse fare il governo (che è comunque parte in causa) per
vegliare a che tali somme fossero restituite.
Come abbiamo scritto, si tratta di un atto
necessario: e questo indipendentemente dalla posizione che si possa avere sulla
istituzione stessa della tassa di collegamento.
Le cose da fare, e anche urgenti, sono diverse:
verificare chi ha trattenuto questa tassa, chi l’ha effettivamente poi
restituita o ne ha bloccato la trattenuta una volta entrato in vigore l’effetto
sospensivo dopo il ricorso al TF; infine chi ha continuato a trattenerla e non
l’ha mai restituita ai lavoratori e alle lavoratrici.
Abbiamo chiesto al governo quali provvedimenti
pensasse di mettere in atto per verificare che non vi siano abusi e che i soldi
indebitamente trattenuti vengano restituiti ai lavoratori e alle lavoratrici.
Cosa che diverse ditte stanno già facendo. Ma ve ne sono altrettante che fanno
finta di niente e continuano a trattenere importi globalmente importanti.
Con la strafottenza che lo contraddistingue il
consigliere di Stato Zali (e il governo visto che questo bell’imbusto parlava a
nome del governo) ha risposto, nella seduta del Gran Consiglio di ieri, alle
domande poste dall’MPS, con dei semplici monosillabi. Un atto non certo
offensivo nei nostri confronti (l’MPS non può sentirsi offeso da un personaggio
come Zali), ma nei confronti di quella “dignità” del Parlamento alla quale si
attaccano i rappresentanti di tutti i partiti (naturalmente quanto fa loro
comodo…).
Ma al di là della forma, interessante appare la
sostanza: Zali e il governo non intendono fare nulla per verificare che quanto
prelevato indebitamente venga restituito. Certo, si tratta di un rapporto
privato tra lavoratore e azienda; ma è anche vero che lo Stato, con le sue
decisioni, è all’origine di questo prelievo. Se le condizioni in cui esso è
avvenuto non sono più date, vi è perlomeno una responsabilità nel verificare
che questo non porto ad abusi veri e propri da parte delle aziende. Perciò Zali
(e i suoi sodali di governo) non intendono fare proprio nulla, né fornendo
l’elenco delle aziende che avevano proceduto alla trattenuta, né organizzando
controlli, tantomeno informando i diretti interessati. Evidentemente a Claudio
Zali, risolti come sappiamo i propri problemi pensionistici, del resto e degli
altri non gliene può fregare di meno!
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