lunedì 16 marzo 2020

Si stava meglio quando si stava peggio


Ve ne siete accorti? L’aria è più respirabile, il traffico ricorda quello dei primi anni 70, tempi e rumori dilatati, assembramenti sportivo-festaioli azzerati. Vi sembra poco?
Certo, la pandemia è velenosa ma fa respirare il pianeta. È l’aspetto positivo del male, esattamente come quello negativo è insito nel suo esatto contrario, checché ne dicano i soloni della crescita infinita o i rimasugli di teologie obsolete.
Vi ricordate le domeniche senza auto di un’era geologica fa? Gli sciami di giovanotti per strada a mettere in guardia dalla dipendenza del petrolio, a rivendicare “trasporti pubblici gratuiti”, la parità salariale, il diritto al lavoro, scritto nelle costituzioni di mezzo mondo e mai garantito, e quel “lavorare meno, lavorare tutti” che cinquanta anni dopo è considerato quasi come uno slogan terroristico?
Il tempo che è trascorso ha solo reso i ricchi più ricchi, distribuito cianfrusaglie ai ceti medio bassi e un effimero contentino all’esercito di esuberi prodotti dal mercato finanziarizzato.
Si strogola sul rinvio degli europei di calcio e si fa silenzio perfetto sulla decantata (per decenni) qualità di vita rivelatasi incapace di stoppare un’influenza atipica. Ci si aggrappa alla mano da non stringere, a parametri di distanza da cantiere, alla rivalutazione del focolare quando per anni non si è badato a spese per sciogliere i pensieri dei cittadini comuni in discoteche, sale da gioco, movide, aperitivi e abbuffate varie.
Si vive di più? Forse, ma gli ultimi anni sono per molti peggio della galera, aspettando sedati, un giorno sì e l’altro pure, l’arrivo della signora in nero.
Il signor Corona un giorno se ne andrà e in tanti canteranno vittoria senza fare un cip sul prossimo futuro in cui verranno a trovarci altri suoi fratelli. Cerchiamo almeno di imparare dal passato.



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