giovedì 9 gennaio 2014

Negoziato coatto!

Gerarchie d’impresa costrette a misurarsi con la trattativa forzata imposta dai lavoratori in lotta.*

I padroni non trattano? E noi facciamo in modo che non possano non farlo. In che modo? Impedendogli di alzarsi dal tavolo e uscire dagli uffici delle direzioni aziendali fintantoché non si è pervenuti a un accordo accettabile. Si chiama «trattativa forzata» anche se loro, poliziotti e media, parlano di «sequestro», anzi di “bossnapping”. In Francia è accaduto di frequente negli ultimi anni (sei casi nel 2009, due nel 2010, due nel 2011, tre nel 2012 e due l’anno scorso). L’ultimo episodio si è terminato, martedì 7 gennaio, nello stabilimento della Goodyear di Amiens, dove due manager dell’azienda sono stati trattenuti per oltre trenta ore. Immediatamente dopo la loro liberazione, la Cgt, il sindacato maggioritario sul posto, ha annunciato l’intenzione di occupare la fabbrica. Di fronte alla chiusura dello stabilimento, deciso dallo stato maggiore della grande marca di pneumatici, i lavoratori hanno rivendicato una cospicua indennità di licenziamento. Secondo la Cgt, la direzione avrebbe proposto ai dipendenti un’indennità di licenziamento che oscillerebbe tra i venti mila e 40 mila euro. Gli operai reclamano dagli ottanta ai 180 mila euro. Se vuol licenziare il padrone deve pagare. «Quando si è di fronte alla perdita del posto di lavoro – ha spiegato Franck Jurek, uno dei delegati Cgt – si difende quello che resta da difendere, cioè i soldi. Per questo andremo fino in fondo, anche contro la legge». E siccome la Direzione ha fatto finta di non capire è partita la trattativa forzata. Nessuna violenza, i dirigenti erano liberi di circolare all’interno dell’edificio aziendale, avevano i loro telefonini, comunicavano con familiari e gerarchia, potevano rifocillarsi a volontà, ma non potevano abbandonare il posto sottraendosi al negoziato.
Il succo del ragionamento è semplice: quando le gerarchie aziendali chiudono ogni comunicazione pensando d’imporre il loro punto di vista senza ascoltare quello della controparte operaia, occorre imporre loro la trattativa. Lì dove non c’è negoziato, si apre allora uno spazio di nuovo conflitto. È il «conflitto negoziato» che in Francia, a differenza di altre nazioni, non ha mai perso agibilità politica e sociale. Le azioni «coups de poing» (colpo di mano), non appartengono solo al repertorio d’azione della Cgt, ma sono condivise oltre che da altri sindacati collocati sul fronte della sinistra radicale, dalle associazioni dei contadini, pescatori e camionisti, spesso bacini elettorali delle forze moderate. Oltralpe la tradizione corporativa del conflitto ha mantenuto sempre piena legittimità. Fintantoché non sono percepite come un attacco politico alla sicurezza dello Stato, queste forme d’azione collettiva sono ritenute domande sociali cui la politica è chiamata a dare risposte.
 Ma non andate a dirlo ai nostri sindacalisti, potrebbero (come i padroni e chi legifera) non dormire più la notte.

* Tratto dal sito "Insorgenze wordpress.com"


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